Silvestri: «Soci Anccem uniti per orientare il futuro»

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La formazione e le tematiche di natura strettamente tecnica sono state protagoniste al congresso plenario dell’Associazione dei costruttori nazionali di molle (Anccem) tenutosi a Sirolo (AN), in linea con le premesse e le promesse del presidente Francesco Silvestri (ISB).

Prima di entrare nel vivo dell’assemblea l’imprenditore e numero uno associativo ha però voluto proporre una riflessione sul significato autentico dell’appartenenza ad Anccem. Un ragionamento tutt’altro che ozioso o peregrino, visto che l’ingresso di alcuni nuovi nomi nella squadra è stato uno fra i non pochi risultati importanti che la presidenza di Silvestri è riuscita sin qui a conseguire. Ed è anzi un traguardo di rilievo ancor maggiore se si pensa che due delle debuttanti in questione provengono dalle regioni del Centro e del Sud, ove la presenza dei mollifici si fa decisamente più sparuta.

Alla platea in terra marchigiana si sono presentate Adriatica Molle e Mollificio Partenope, ed esse stesse hanno contribuito a chiarire i motivi fondamentali della loro affiliazione. Il desiderio di promuovere e generare cultura, in primo luogo, condividendo idee, esperienze e opinioni con i colleghi, in un momento in cui farlo in altre sedi è complicato, date le pressanti esigenze della produzione.

Anche così si difendono gli interessi della categoria: attraverso quel training continuo del quale Anccem è fornitrice e che i soci si occupano poi di trasferire all’interno delle rispettive attività.

Si è detto dei diktat enunciati dai committenti e ai quali i produttori debbono poi inevitabilmente piegarsi. Il rallentamento economico che Silvestri non ha affatto cercato di nascondere potrebbe peggiorare le cose e per questo «restare uniti è oggi più che mai necessario». Soprattutto a fronte del fatto che in materia di politiche industriali le istituzioni centrali non stanno mostrando lo stesso attivismo che squadernano altrove. Secondo Silvestri, «essere parte di una associazione significa mettere a fattor comune», un bagaglio di competenze importante «per trovare soluzioni, leggere la realtà e arrivare magari là dove gli economisti non arrivano». Solo restando uniti «possiamo riuscire a orientare e determinare insieme il nostro avvenire», è il parere del numero uno di Anccem.

Tutti al tavolo

L’impronta della manifattura italiana delle molle sul futuro può essere impressa anche mediante la partecipazione ai tavoli tecnico-normativi ISO e CEN/TC sulle misure e i controlli di qualità e tolleranza, come il manager felsineo di ISB aveva già precedentemente annunciato.

Proprio l’Italia si prepara a rivestire il ruolo di leader dei lavori sulle molle a trazione del comitato tecnico ISO TC 227, dal quale dovrebbero scaturire norme ad hoc destinate a essere pubblicate nel 2020.

Allo stesso tempo l’associazione prende parte coi suoi incaricati ai dibattiti del comitato tecnico CEN TC 407 sulle tolleranze delle molle a trazione, tesi a ridiscutere l’attuale impianto regolatorio. All’adesione a queste assise viene indirizzata una parte del surplus di bilancio, a ulteriore testimonianza dell’importanza di questi appuntamenti e occasioni di confronto. Il loro valore aggiunto risiede altresì nella volontà di armonizzare come è necessario il florilegio degli standard attualmente in vigore e i vendor tricolori possono sotto questo aspetto giocare una parte di primissimo piano. Perché al contrario di quel che avviene nel nostro paese, non tutte le nazioni costruttrici di molle sono solite inviare alle assemblee internazionali degli autentici esperti e professionisti del settore. Gli stessi temi chiave del convegno anconetano sono stati del tutto coerenti con la roadmap stilata idealmente da Silvestri all’inizio del suo mandato.

Sugli scudi, in particolare, la difettologia e le inclusioni e tutti quegli accorgimenti tecnologici e processi indirizzati al miglioramento del prodotto finito, partendo dalla materia prima e cioè dal filo di acciaio. Il traguardo è una molla a difetti zero.

di Roberto Carminati

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