In attesa della scossa

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Gli ultimi dati rilasciati dall’associazione ISTMA World hanno dato dimostrazione della buona performance dell’industria italiana e globale degli stampi, ma l’attesa per il lancio di alcuni grandi progetti auto – elettrificazione inclusa – stanno mutando in parte lo scenario.

Il punto sul mercato mondiale degli stampi

Secondo le statistiche della sigla internazionale di settore ISTMA World la produzione di stampi made in Italy si classificava sino a tutto il 2016 al sesto posto nel mondo in termini di valore, per un totale di 2.684 miliardi di dollari americani. La precedevano autentici colossi quali Cina, 25.1 miliardi: ma il dato è aggiornato al 2015; Stati Uniti, 15 miliardi circa nel 2015; Giappone, 10.2 miliardi al 2014; Germania, 5.3 miliardi; Corea, con 5.9 miliardi nel 2014. Tutti questi paesi evidenziavano una costante tendenza alla crescita, stando agli osservatori, e al di fuori di questa top 6 lo stesso poteva dirsi del Portogallo e della Spagna.

Se dai numeri relativi alla produzione complessiva di stampi ci si sposta al solo comparto della plastica lo scenario non sembra subire particolari sconvolgimenti. La Penisola resta sempre sesta con un valore pari a 1.661 miliardi di dollari alle spalle della Germania, 1.6 miliardi; della Corea del Sud, 3.2 miliardi; del Giappone, 3.8 miliardi; degli Stati Uniti e della Cina, rispettivamente con 6.2 e 12.3 miliardi di dollari. Ancora una volta va sottolineato che il più recente update delle stime inerenti queste ultime quattro nazioni risale al 2015.

L’Italia si è confermata al sesto posto anche per quel che concerne poi l’export, sebbene in questo caso le disparità di fatturato fra l’una e l’altra protagonista del mercato si assottiglino. Le vendite all’estero sono valse per i costruttori nostrani 908 milioni di dollari contro i 922 del Giappone e i 986 del Canada. La Germania è idealmente medaglia di bronzo coi suoi 1.070 miliardi, mentre in cima alla graduatoria ci sono la Corea del Sud, 1.5 miliardi, e la Cina, con ben 3.4 miliardi.

Le attrezzerie tricolori non figurano nell’elenco delle prime dieci nazioni importatrici dominata dagli Stati Uniti, 1.77 miliardi; dal Messico, 1.259; dalla Germania, 1.227 miliardi.

Sotto l’aspetto del valore espresso dal mercato nazionale alla fine del 2016 il Bel Paese risulta nuovamente stabile alla sesta piazza con 1.095 miliardi, a fronte degli 1.5 miliardi dei coreani (dato del 2014) e dei 2.7 miliardi dei tedeschi. Sul podio, in ordine decrescente, l’immancabile Cina, 9.6 miliardi nel 2015; gli Stati Uniti, 7.3 miliardi nel 2015; il Giappone, con 3.6 miliardi di dollari in base alle rilevazioni del 2014.

 

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