RBM: produttività ovvero efficienza

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La competitività è sempre in gioco. Per assicurarsi un vantaggio è importante riuscire a cambiare il punto di vista per aprirsi a nuove idee ed esperienze. Ne ha parlato RBM durante un recente incontro formativo.

RBM prende l’iniziativa

Il successo di una lavorazione meccanica da cosa dipende? E cosa vuol dire successo? Certamente successo significa aver eseguito un processo in maniera ottimale, rispettando le specifiche di progetto. Ma significa anche aver raggiunto un livello di efficienza tale da garantire la competitività. E’ ragionando in quest’ottica che RBM (www.solutionsrbm.com), realtà friulana da anni impegnata nel risolvere problematiche tecniche legate alla gestione del truciolo e del fluido da taglio, ha recentemente promosso, in collaborazione con Sandvik e Brinkmann Pumps, un incontro di aggiornamento tecnologico su un tema molto attuale: le lavorazioni in alta pressione, alta velocità e alta precisione. Si tratta di un argomento che affascina e, come è stato detto da alcuni presenti, sta destando curiosità: in molte officine se ne parla, ma ancora non sono stati approcci seri.

L’aggiornamento tecnologico, così come la formazione, sono sempre argomenti spinosi: in teoria tutti sono interessati ma c’è sempre un motivo per cui si rimanda, qualcosa di più importante da fare – spiega Maria Rosa Castellani, socia di RBM. Parlavamo dell’evento, ma sembrava che i partecipanti non avessero particolare interesse per il topic, ed è stato faticoso coinvolgerli, spiegando l’argomento che sarebbe stato trattato. Durante l’evento c’è stato però un cambio di passo radicale: mi ero posizionata in fondo alla sala e ho potuto notare un livello di attenzione via via crescente, in particolare con la testimonianza delle due aziende che hanno portato la loro esperienza diretta, parlando di lavorazioni in alta pressione, problemi e soluzioni, confermando quanto teorizzato dai relatori“.

La voce dell’utensile

Oggi si discute molto di lavorazioni a secco, ma, come è stato sottolineato durante l’intervento di Sandvik, sono sempre la miglior soluzione? La risposta è certamente no, perché dipende dalle condizioni di lavoro e dal materiale che si sta lavorando, oltre che dal tipo di utensile. Per esempio, al problema delle micro fessurazioni termiche, dovute ai repentini cambi di temperature e alle oscillazioni termiche, la lavorazione a secco può rappresentare un rimedio, così come la diminuzione della velocità di taglio o la scelta di una qualità più tenace: ma questo è sempre possibile o vantaggioso?

In qualsiasi lavorazione per asportazione di truciolo, si ha generazione di calore, e la maggior parte di calore viene assorbita dai trucioli, con una ricaduta negativa se la lavorazione è a secco; è quindi fondamentale considerare gli effetti che si possono avere su macchina (evacuazione del truciolo e controllo dimensionale), componente in lavorazione (carico termico, tolleranze, qualità, corrosione…) e parametri di taglio, oltre all’azzeramento.

Di contro, in una tradizionale lavorazione, il getto di lubrorefrigerante investe un’area minima dell’inserto, il truciolo impedisce al fluido di raggiungere l’inserto, si ha un’ampia zona di contatto soggetta alle variazioni termiche, e l’impossibilità del refrigerante di penetrare tra il truciolo e l’inserto: e allora? Si può considerare un tipo di lavorazione diversa, con un getto di lubrorefrigerante a elevata velocità che crea un cuneo idraulico tra la superficie superiore dell’inserto e la parte inferiore del truciolo. Ciò causa un raffreddamento localizzato dell’inserto nella zona di contatto, allontana velocemente il truciolo dalla superficie dell’inserto, riducendone l’usura e contribuendo allo stesso tempo a sminuzzare il truciolo e ad allontanarlo dall’area di taglio. La lavorazione risulta così altamente efficiente, ma…

 

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