I cambiamenti della globalizzazione

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Nonostante la produzione e il commercio continuino ad aumentare in termini assoluti, l’intensità degli scambi (vale a dire il rapporto tra esportazioni e produzione) è in calo in quasi tutte le catene di valore.

I flussi di servizi e di dati svolgono ora un ruolo molto più importante nell’economia globale: non solo il commercio di servizi cresce più rapidamente degli scambi di merci, ma i servizi creano valore ben oltre ciò che le statistiche normali misurano. Tre fattori spiegano questi cambiamenti: la crescente domanda in Cina e nel resto del mondo in via di sviluppo, che consente a questi paesi di consumare più di ciò che producono; la crescita di catene di approvvigionamento nazionali più complete in quei paesi, che ha ridotto la dipendenza dalle importazioni di beni intermedi; e soprattutto l’impatto delle nuove tecnologie.

La globalizzazione è nel mezzo di una grande trasformazione che sta passando quasi del tutto inosservata, ma che cambierà parecchio le nostre vite. La produzione e il commercio di beni e servizi sono cresciuti rapidamente in quasi tutte le catene del valore globale dal 1995 al 2007, tuttavia l’intensità di commercio è scesa dal 28,1% nel 2007 al 22,5% nel 2017. Anche la crescita del volume degli scambi ha subito un brusco rallentamento: tra il 1990 e il 2007, i volumi del commercio mondiale erano cresciuti 2,1 volte più velocemente del PIL reale in media, ma a partire dal 2011 sono cresciuti solo 1,1 volte più velocemente.

Un fatto curioso è che nonostante gli scambi di servizi siano cresciuti oltre il 60% più velocemente del commercio di beni negli ultimi dieci anni e alcuni sotto-settori, compresi i servizi di telecomunicazione e IT, i servizi alle imprese abbiano una crescita 2-3 volte più veloce, il ruolo completo dei servizi è molto sottostimato nelle statistiche commerciali tradizionali.

Il valore dei servizi

I servizi generano infatti circa un terzo del valore dei beni manufatti commercializzati: ricerca e sviluppo, ingegneria, vendite e marketing, finanza e risorse umane consentono di immettere sul mercato le merci. Inoltre, i beni immateriali che le società multinazionali inviano ai loro affiliati in tutto il mondo – inclusi software, marchi, design, processi operativi e altre proprietà intellettuali sviluppate presso la sede – rappresentano un valore straordinario, ma spesso non sono valutati e non sono tracciati se non vengono espressamente pagati oneri per tale proprietà intellettuale. Infine, le statistiche commerciali non tengono traccia dei flussi transfrontalieri di servizi digitali “gratuiti”, come posta elettronica, mappe stradali in tempo reale e social media. Wikipedia, ad esempio, offre 40 milioni di articoli gratuiti in circa 300 lingue, ogni giorno, gli utenti di tutto il mondo guardano gratuitamente oltre un miliardo di ore di contenuti video su YouTube e miliardi di persone usano Facebook, Whatsapp e WeChat ogni mese. Questi servizi creano indubbiamente valore per gli utenti, anche senza il pagamento di un corrispettivo monetario.

Misurando le cose in maniera differente, scopriamo quindi che i servizi valgono già oggi più del commercio globale dei beni e tale quota è in costante crescita. Non solo: in molte catene del valore, la creazione di valore si sta spostando sia verso attività a monte, come ricerca e sviluppo e progettazione, sia verso attività a valle, come distribuzione e servizi post vendita, diventando pertanto più ad alta intensità di conoscenza, con la conseguenza che il lavoro a bassa specializzazione sta diventando meno importante come fattore di produzione. Contrariamente alla percezione popolare, solo circa il 18% del commercio globale di beni è ora guidato dall’arbitraggio sul costo del lavoro; in altre parole, oltre l’80% dell’attuale commercio globale di merci non passa da un paese a bassi salari a un paese con salari alti.

Globalizzazione: la nuova mappa della domanda

Anche la mappa della domanda globale, una volta fortemente spostata verso le economie avanzate, si sta ridisegnando: McKinsey Global Institute (MGI) stima che entro il 2025 i mercati emergenti consumeranno quasi i due terzi dei manufatti mondiali ed entro il 2030 prevede che i paesi in via di sviluppo rappresenteranno più della metà del consumo globale.

Nei servizi ad alta intensità di conoscenza, il 45% di tutte le esportazioni dalle economie avanzate sarà destinato al mondo in via di sviluppo e, già oggi, la regione Asia-Pacifico è una priorità strategica per molte realtà occidentali.

Complessivamente la Cina rappresenta attualmente il 20% della produzione lorda globale, rispetto al 4% del 1995. Nel settore tessile e dell’abbigliamento, elettronica, vetro, cemento e ceramica, ora produce quasi la metà della produzione globale. Con la maturazione della sua economia, la Cina è andata oltre l’assemblaggio di semi-lavorati in prodotti finali: ora produce molti beni intermedi e conduce più R&S nelle proprie catene di approvvigionamento nazionali.

Altri paesi in via di sviluppo stanno iniziando a mostrare gli stessi cambiamenti strutturali osservati in Cina, sebbene siano in fasi precedenti. Nel settore tessile e dell’abbigliamento, ad esempio, le reti di produzione che coprono più fasi si stanno consolidando all’interno di singoli paesi come Vietnam, Bangladesh, Malesia, India e Indonesia.

Il calo dell’intensità commerciale globale è spiegato dunque dalla crescente maturità industriale nelle economie emergenti: nel tempo, le loro capacità produttive e il loro consumo stanno gradualmente convergendo con quelli delle economie avanzate.

Il calo dell’intensità commerciale nelle merci non significa tuttavia che la globalizzazione sia finita; piuttosto, che le tecnologie digitali e i flussi di dati stanno diventando il tessuto connettivo dell’economia globale. Infatti, le nuove tecnologie stanno assumendo sempre più importanza nelle catene di valore globali. Le piattaforme digitali, le tecnologie logistiche e i progressi nell’elaborazione dei dati continuano a ridurre i costi delle transazioni transfrontaliere e consentiranno in futuro tutti i tipi di flussi.

AliResearch di Alibaba prevede che le vendite transfrontaliere di ecommerce B2C raggiungeranno circa 1.000 miliardi di USD entro il 2020 e che quelle B2B potrebbero essere anche cinque o sei volte maggiori.

L’IoT potrà rendere più efficienti i servizi di consegna, tracciando le spedizioni in tempo reale, mentre l’IA potrà instradare i camion in base alle condizioni del traffico.

L’elaborazione automatizzata dei documenti potrà velocizzare il transito delle merci in dogana e le soluzioni di spedizione blockchain potranno ridurre i tempi di movimentazione e accelerare i pagamenti. MGI calcola che le nuove tecnologie logistiche potrebbero ridurre i tempi di spedizione e delle pratiche doganali dal 16 al 28%.

Il ruolo delle tecnologie sul calo dell’intensità commerciale

Complessivamente, MGI ha stimato che l’automazione, l’intelligenza artificiale e la produzione additiva potrebbero ridurre il commercio globale delle merci fino al 10% entro il 2030, rispetto ad oggi. Tuttavia, questo riflette solo l’impatto diretto di queste tecnologie sul rendere la produzione più vicina ai consumatori finali nelle economie avanzate. È anche possibile che queste tecnologie possano portare alla nearshoring e alla regionalizzazione degli scambi, anziché al reshoring nelle economie avanzate. Inoltre, i paesi in via di sviluppo potrebbero adottare queste soluzioni per migliorare la produttività e mantenere la produzione, sostenendo in tal modo il commercio.

La tecnologia potrà inoltre trasformare alcuni prodotti e servizi, alterando il contenuto e il volume dei flussi commerciali nel processo. Ad esempio, si stima che i veicoli elettrici rappresenteranno circa il 17% delle vendite totali di auto a livello mondiale entro il 2030, rispetto all’1% nel 2017. Ciò potrebbe ridurre di circa un 10% il commercio di componenti dei veicoli (dato che gli EV hanno molte meno parti rispetto ai modelli tradizionali) e allo stesso tempo indebolire le importazioni di petrolio.

Anche la fruizione dei contenuti digitali è in evoluzione: lo streaming rappresenta ora quasi il 40% dei ricavi della musica registrata a livello mondiale; il cloud computing utilizza un modello di abbonamento pay-as-you-go o simile per lo storage e il software, liberando gli utenti dal fare investimenti pesanti nella propria infrastruttura IT.

L’avvento di reti wireless 5G ultrarapide apre poi nuove possibilità per la fornitura di servizi. La chirurgia a distanza, ad esempio, potrà diventare più praticabile in quanto le reti trasmetteranno immagini nitide senza ritardi e i robot risponderanno con maggiore precisione alla manipolazione remota; mentre negli impianti industriali, il 5G potrà supportare la manutenzione basata sulla realtà aumentata e virtuale da postazioni remote, creando nuovi servizi e flussi di dati.

Capire allora come il panorama sta evolvendo è di fondamentale importanza per i responsabili politici e gli uomini d’affari per prepararsi al prossimo capitolo della globalizzazione e alle opportunità e alle sfide che esso presenterà.

di Michela Maggi

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