Economia circolare: i benefici per una crescita sostenibile

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L’articolo 26 del Decreto Crescita prevede benefici e agevolazioni finanziarie per le imprese, favorendo la transizione verso un modello di economia circolare.

Il D.L. 30 aprile 2019, n. 34, in vigore dal 1° maggio 2019, anche noto come Decreto Crescita, prevede una serie di misure per incentivare una crescita sostenibile. Una bella novità riguarda l’articolo 26, che preannuncia un decreto ministeriale che definirà condizioni e procedure per la concessione di agevolazioni finanziarie per favorire la transizione delle attività economiche verso un modello circolare. Il beneficio riguarda i progetti in ricerca e sviluppo, nell’ambito manifatturiero. Si tratta dell’ennesima misura a sostegno di tutti quegli investimenti, privati, che puntano alla modernizzazione del tessuto industriale italiano, provando a contribuire alla crescita dell’economia, con il rispetto – imposto in primis dall’UE – per l’ambiente. Questa tipologia di progetti si inserisce in quella che viene definita, negli ultimi tempi e più, economia circolare, ovvero un modello da perseguire e che, nel breve periodo, potrebbe diventare addirittura fortemente vincolante. Dunque, un addio alla vecchia economia lineare, in un timido ma positivo approccio ai nuovi sistemi produttivi: è questo il futuro dell’imprenditoria italiana? Sembrerebbe di sì, vista la normazione degli ultimi tempi, in questo periodo di cambiamenti, dove si offrono agevolazioni per riuscire a incentivare la platea di imprenditori, sempre più curiosi ma a tratti preoccupati. L’obiettivo è sensibilizzare gli operatori economici nazionali, dunque imprese, grandi o piccole, con attività industriali, agroindustriali e artigiane (manufatturiero), comprensive anche di quelle che operano nei servizi, in tal senso. In che modo? Concedendo benefici economici, semplicemente.

L’economia circolare

L’art. 26 parla di “Agevolazioni a sostegno di progetti di ricerca e sviluppo per la riconversione dei processi produttivi nell’ambito dell’economia circolare”. Ma, precisamente, cos’è l’economia circolare? La locuzione è stata coniata dalla Ellen MacArthur Foundation e si riferisce a un processo economico che si autorigenera, partendo da materiali – che possono essere di origine biologica o anche tecnici – destinati ad essere reintegrati, nella biosfera o in una nuova progettazione. Diversamente dal modello classico (lineare), che prevedeva lo sfruttamento delle risorse, con l’obiettivo di massimizzare i profitti e ridurre i costi di produzione, l’adozione dell’approccio circolare porta a una rivisitazione – ex ante – di tutte le fasi produttive, partendo proprio dall’inizio, da quando si “concepisce” il prodotto che arriverà alla fase finale attraverso una serie di criteri fondamentali che ne accompagneranno la produzione. Questi principi sono cinque: sin da subito il prodotto va ideato in funzione del suo impiego a fine vita, con caratteristiche di smontaggio e ristrutturazione (principio di eco progettazione); va data priorità alla modularità e alla adattabilità del prodotto, per un uso successivo (principio di modularità e versatilità); vanno utilizzate energie da fonti rinnovabili, sostituendo così il modello da fonti fossili (principio delle energie rinnovabili); la produzione va pensata inglobando l’intero sistema (principio di un approccio ecosistemico); vanno utilizzate materie prime “seconde”, ovvero derivanti da filiere di recupero che però ne riescano a conservare le qualità (principio di recupero dei materiali).

 

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