I molteplici pezzi realizzati quotidianamente dalla Promec S.r.l. di Nova Milanese (MB) coniugano estrema qualità estetica a precisione millesimale. Una sorta di magia che si ottiene senza alcuna bacchetta magica, ma con maestranze di alta professionalità animate da una grande passione per il proprio lavoro.

Nati da barre in AVP, in acciaio alto-resistenziale e in acciaio inox attraverso lavorazioni su torni a fantina mobile e a testa fissa di ultima generazione, seguite dal trattamento termico e, infine, da rettifica, assumono la denominazione di otturatori, sedi di otturatori, camicie, bussole, pistoni, cassetti… Le loro dimensioni, in termini di diametro e di lunghezza, vanno, rispettivamente, da 3 a 80 mm e da 2 fino 350 mm. Opportunamente assemblati, tali componenti, tutti con tolleranze strettissime, costituiscono il cuore di un prodotto molto nobile e complesso, ovvero la valvola oleodinamica, le cui innumerevoli applicazioni spaziano dal settore delle macchine movimento terra a quello militare, dall’off-shore all’aeronautica alle macchine utensili e così via. È questa la principale produzione della Promec S.r.l. di Nova Milanese (MB), ennesima tappa del nostro giro d’Italia fra i contoterzisti del truciolo.

Processi di lavorazione al top

«Non meno dell’80% della nostra attività è dedicata alla costruzione dei suddetti componenti per valvole oleodinamiche, le quali, poi, per il 90% trovano collocazione all’interno di macchine movimento terra come escavatori, trattori e ruspe – informa Sergio Franchetto, amministratore delegato di Promec che, con il fratello Stefano, rappresenta la seconda generazione aziendale –. Per la loro esecuzione normalmente usiamo gli AVP, cioè gli acciai ad alta velocità al piombo, ma in discreti quantitativi adoperiamo anche acciai da cementazione, da nitrurazione e da tempra, tipo il 100Cr6 o il 39NiCr, come pure materiali altoresistenziali quali l’ETG, l’ETG88 e l’ETG100. A rendere speciale tale produzione c’è un fatto non di poco conto, che il mercato ci riconosce e apprezza molto: tutti i pezzi targati Promec vengono interamente eseguiti al nostro interno nelle loro tre fasi di realizzazione, ovvero l’asportazione di truciolo al tornio, il trattamento termico e la rettifica. E di queste operazioni una menzione particolare la merita la seconda, se non altro perché sono davvero rare le officine meccaniche concorrenti che nel loro stabilimento dispongono di forni per trattamenti termici. Nei due, a pozzo rovesciato, da noi impiegati, uno da 30 Kg di carica e l’altro da 150 Kg, ogni lotto di produzione viene cementato o temprato singolarmente ed il relativo ciclo memorizzato affinché possa essere ripetuto all’infinito sempre nello stesso modo. La scelta di dotarci di questi peculiari forni, di tecnologia svizzera brevettata – tiene a sottolineare il nostro interlocutore – è stata dettata dal desiderio di poter offrire un prodotto qualitativamente al top; averli, infatti, come già accennato, ci permette di riservare ad ogni partita di pezzi un trattamento ad hoc, tenendo quindi conto del loro diametro e della loro lunghezza, cosa che di solito non fanno i trattamentisti esterni i quali, logicamente, per ottimizzare l’opera dei propri impianti inseriscono nelle camere degli stessi articoli di varie dimensioni che dunque vengono trattati alla medesima temperatura e con lo stesso tempo di permanenza, il che di certo farebbe storcere il naso ai nostri clienti».

In produzione professionalità e disponibilità

Il quadro della società brianzola non sarebbe completo se non presentassimo anche la sua seconda “anima”, vale a dire quella di costruttore di macchine comprimitrici, con i relativi stampi. È sempre Sergio Franchetto a parlarcene: «Questa attività, sviluppata in un capannone che si trova a pochi metri da quello in cui ci troviamo, assorbe il restante 20% delle energie profuse. Sono macchine utilizzate quasi esclusivamente nel campo farmaceutico, per la comprimitura delle compresse, ma taluni modelli rotativi di più grossa stazza ci vengono commissionati per comprimere il sale ed è proprio di questi giorni una grossa commessa giuntaci dalle saline di Volterra».

La domanda su quale sia il segreto del successo della Promec, visto che nel parco clienti figurano autorevoli marchi del comparto della valvole oleodinamiche, è un invito a nozze per l’amministratore delegato: «Premesso che il nostro miglior pregio è la confidenza che abbiamo con i micron, rispondo con le parole usate da diversi nostri clienti: “Le aziende che funzionano sono quelle dove i titolari lavorano sia in officina che in ufficio”. E, come potete constatare, io indosso la stessa divisa dei miei operai, collaboratori preziosi e affezionati ai quali sono profondamente grato per l’impegno e la passione che mettono ogni giorno in tutto quello che fanno. È grazie alla loro professionalità e disponibilità che riusciamo a compiere anche veri e propri miracoli come è successo di recente, quando siamo riusciti ad evadere un ordine super urgente pervenutoci alla 4 del pomeriggio con richiesta di consegna per la 9 del giorno successivo. Inutile precisare che in tale circostanza per nessuno è stato un problema lavorare per tutta la notte». Miracoli o magie, che dir si voglia, che avvengono anche perché in officina si può contare su una squadra di mezzi tecnologici all’avanguardia. Ecco la formazione: 27 torni a CN a fantina mobile da 5 a 11 assi; 14 torni a CN a testa fissa da 2 a 15 assi; 4 centri di lavoro verticali da 4 a 5 assi con testa rototiltante, 20 rettifiche, sia tradizionali idrauliche che a controllo numerico, di cui 8 robotizzate in azione h24 e, dulcis in fundo, 9 lappatrici.

Il reparto torneria.

Alle Pmi manca il sostegno del paese

Cinquantadue anni, un diploma in informatica conseguito frequentando le scuole serali mentre di giorno lavorava a fianco del genitore, Sergio Franchetto ha ricordi dell’officina che risalgono alla sua infanzia: «Era proprio nello scantinato sotto casa e così sono cresciuto con l’odore dell’olio e dell’acqua chimica. Già verso gli 8-9 anni scendevo spesso giù a giocare con i pezzi della limaia. Sotto la guida di mio padre ben presto ho imparato a piazzare i torni a cammes e a costruire le cammes. Secondo me oggi manca la gavetta con quelle vecchie macchine dove tu ideavi il movimento che doveva fare l’utensile e imparavi a capire come usarlo al meglio in base al materiale da lavorare. Poi l’arrivo dei torni a controllo numerico ha mandato quei torni in pensione portando però una benefica ventata di innovazione nel nostro mondo, consentendo di accelerare in modo incredibile la produzione con conseguenti maggiori profitti. Per rendere l’idea posso portare l’esempio di una bussola che realizzavamo all’inizio dell’attività e che facciano ancora oggi: coi torni a cammes ci volevano 7 minuti per crearne una, adesso basta un minuto e mezzo».

Quando gli chiediamo cosa vorrebbe ancora dai fornitori, di materia prima, di macchine e di utensili, per migliorare ulteriormente il processo di lavorazione, l’amministratore delegato chiama in causa solo gli utensilieri ai quali comunque riconosce il merito di saper offrire l’utensile giusto per ogni esigenza: «Mi piacerebbe solo che realizzassero utensili che durano di più e che costino meno. In ogni modo mi preme evidenziare che non è in officina che incontriamo ostacoli, perché possiamo disporre di macchinari eccezionali, ma al di fuori, e mi riferisco alla nostra Italia, dove fare impresa è veramente difficile a causa del costo del personale troppo alto, dell’accesso al credito a dir poco complicato e delle infrastrutture che non funzionano. Noi ce la mettiamo tutta per tenere alto nel mondo il prestigio del settore nostrano delle lavorazioni meccaniche, sostenuti dall’amore per il nostro mestiere e dal desiderio di crescere, ma qualche attenzione in più nei riguardi delle piccole e medie imprese non guasterebbe!».

Milioni di pezzi con tolleranze millesimali

Particolari oleodinamici pronti per essere ultimati nei forni di trattamento termico.

Quando, nel 1966, in un box di Cinisello Balsamo (MI), Umberto Franchetto fonda la Franchetto Umberto ditta individuale ha solo 25 anni, ma vanta già oltre due lustri di esperienza nel campo delle lavorazioni ad asportazione di truciolo avendo iniziato a soli 12 anni a smanettare su un tornio a cammes nell’officina dello zio dove si realizzavano parti del motore delle moto Garelli. In quel piccolo spazio, egli, munito di un trapano a colonna, comincia a fare i primi lavoretti, che diventano poi qualcosa di più impegnativo con l’acquisto di un tornio a cammes, macchina a lui molto familiare. Da lì in avanti l’officina non farà che crescere, come dimostra il trasferimento nell’ampia sede di Nova Milanese (MB) dove, nel 1989, la Franchetto Umberto ditta individuale si trasforma in Promec S.r.l. (acronimo di produzioni meccaniche). Oggi essa dispone di due capannoni: nel primo realizza componenti per valvole oleodinamiche, attività che assorbe l’80% delle giornate lavorative, e nel secondo costruisce macchine comprimitrici, con relativi stampi, per il comparto farmaceutico e non solo. Guidata da Sergio e Stefano Franchetto, figli del fondatore Umberto, che ancora oggi dà il suo apporto nel reparto controllo qualità, la società brianzola per il suo primario settore di sbocco, ovvero le valvole oleodinamiche, produce dai 4,5 a 5 milioni di pezzi all’anno con tolleranze millesimali, i quali vengono consegnati comprensivi di trattamento termico di cementazione o tempra, eseguito internamente, e della successiva operazione di rettifica. Fra i materiali utilizzati i più gettonati sono gli AVP, seguiti dagli acciai alto-resistenziali e dagli acciai inox. Impiegando 45 dipendenti la Promec serve circa 20 clienti e supera i 6 milioni di euro di fatturato, cifra per il 30% dovuta all’export diretto in Germania, Inghilterra e Stati Uniti.

Qualità, se te la riconoscono prestigiosi clienti vale il doppio

Sergio Franchetto, amministratore delegato della Promec S.r.l..

Quando si entra in realtà meccaniche abituate a dare del tu al centesimo e pure al millesimo è ormai quasi scontato vedere appeso in una parete della reception o della sala riunioni, con tanto di cornice, il documento che attesta il conseguimento della certificazione di qualità ISO 9001. E così è stato anche varcando la soglia della Promec, nella quale però abbiamo trovato qualcosa di più, a testimonianza di un’attenzione verso l’eccellenza produttiva veramente ai massimi livelli. Di che si tratta ce lo spiega, con giustificato orgoglio, l’amministratore delegato, Sergio Franchetto: «Da diverso tempo serviamo industrie leader a livello mondiale nel settore delle valvole oleodinamiche mettendo a loro disposizione tutto il know how acquisito in oltre mezzo secolo di esperienza. Ebbene, non solo finora non abbiamo mai ricevuto nessuna contestazione sul lavoro eseguito, fatto che già di per sé è per noi motivo di grande soddisfazione, ma da due di esse siamo stati premiati come “Best World Wide Suppliers”. Un riconoscimento che esalta la nostra filosofia della qualità in senso lato, dalla tracciabilità di ogni processo al servizio».

di Mario Palmisano

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