Un viaggio sperimentale nei fondali marini

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Un viaggio sperimentale per sondare lo stato di salute dell’ambiente marino. È l’ambizioso progetto dell’avventuriero franco-svizzero Didier Bovard che percorrerà 6.000 chilometri sotto il livello dell’oceano con un mezzo marino speciale costruito anche grazie al prezioso supporto di Poggi Trasmissioni Meccaniche.

Una sfida tecnologica e umana. Un viaggio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche causate dal surriscaldamento globale e per effettuare uno studio approfondito sulla condizione attuale degli oceani. È l’ambizioso progetto dell’avventuriero franco-svizzero Didier Bovard, che nei mesi invernali attraverserà 6.000 chilometri di oceano in completa autonomia con un mezzo marino rivoluzionario: si tratta di un battello racchiuso in una bolla di poli-carbonio progettata dallo stesso avventuriero e realizzata grazie alla collaborazione con più enti e al prezioso supporto di Poggi Trasmissioni Meccaniche. «Didier Bovard ha contattato il nostro partner francese Seditec per informazioni tecniche sui nostri prodotti e sul loro rendimento alle sollecitazioni esterne estreme, in particolare la corrosionehanno commentato i tecnici dell’azienda bolognese – Dalla spiegazione del signor Bovard sulle motivazioni che lo hanno portato alla ricerca di un prodotto di altissima qualità come questo, ci siamo fatti entusiasmare e così ci siamo fatti spiegare i dettagli dell’impresa. Siamo rimasti affascinati dall’ambizione del progetto, dall’importante ricerca e sviluppo dietro la creazione di questo viaggio e non ultimo, dall’utile impatto sull’opinione pubblica dei dati di notevole valore scientifico sugli ecosistemi marini che verranno raccolti con quest’impresa».

Poggi ha messo a disposizione il proprio know how e ha fornito la sua gamma di rinvii angolari Inox 5000. La serie, in acciaio inossidabile, vanta un’elevata resistenza alla corrosione, perfetta per l’impresa che l’esploratore dovrà affrontare a bordo della barca “My Way”. Tra i componenti della serie si distinguono gli alberi speciali realizzati in acciaio inossidabile AISI 316 che sono stati sottoposti a un particolare trattamento in grado di garantire assenza di usura in corrispondenza degli anelli di tenuta. «La barca “My Way” è stata costruita nel 1996 a Morges, in Svizzera, nel cantiere di Raymond Morérod – ha iniziato a raccontare Bovard, il quale nei mesi scorsi ha definito gli ultimi dettagli della sua innovativa imbarcazione –. La sua struttura è realizzata in abete intrecciato con tessuto in fibra di vetro e incollato con colla epossidica. È lungo 6 m, largo 1,5 m per un peso di circa 850 Kg, 350 Kg la barca più 500 Kg la bolla (acciaio inossidabile e piombo per zavorra). Il suo mezzo di propulsione è un’elica a 3 pale con una luce di 33 cm, azionata da un pedale».

Che itinerario prevede questo viaggio esplorativo?

«La grande e nuova sfida sarà affrontare 1.500 leghe, quindi 6.000 km, sotto il mare in completa autonomia e senza assistenza. La partenza avverrà a Mindelo, la capitale culturale di Capo Verde e l’arrivo sarà a Miami in Florida. Diverse fermate sono previste nei Caraibi, nonché nelle isole della Martinica, della Guadalupa, di St Barth, di St. Martin e delle Bahamas, per promuovere il progetto Océanides».

Quali sono le peculiarità che contraddistinguono questo mezzo marino?

«La singolarità di questo progetto è data da una bolla di policarbonato sommersa e fissata sotto l’idrociclo di My Way, dove pedalerò una dozzina di ore al giorno. Bolla sviluppata dall’HESGE, Università delle scienze applicate di Ginevra, e dal CPNV, Centro professionale del Vaud settentrionale, e seguita dal punto di vista medico dalla Clinica Clarens CIC, in Svizzera. In perfetta simbiosi con l’ecosistema marino che mi ospiterà per settimane, avrò una missione scientifica, in fase di studio, e un nuovo film in 3D di tutto ciò che mi circonda, che sarà proiettato a conferenze e festival grazie a la realizzazione di NVP3, Nicolet Video Production 3D. In questo progetto sono coinvolti cinque ricercatori dell’INRA, un responsabile della logistica per il varo e il monitoraggio metereologico e io per pilotare la barca».

Che cosa prevede lo studio sull’ambiente oceanico?

«Il progetto segue il filone ecologico-scientifico e parte con un’analisi dei fondali, svolta sul Lago Lèman in Svizzera. Verranno condotti studi scientifici sui grandi laghi, Léman, Annecy e Bourget, con la collaborazione dell’INRA di Thonon-les-Bains, Istituto Nazionale di Ricerca Agronomica, attraverso un sonar di nuova generazione, prodotto dall’azienda SIMRAD, specializzata nel settore della pesca e sondaggisti scientifici. Il modello fornito è del tipo a banda larga e split-beam, che consente di avvicinarsi agli obiettivi rilevati e di conoscere e distribuzioni dimensionali del pesce. L’Università Savoia-Mont-Blanc collabora anche per uno studio sugli inquinanti atmosferici e acquatici».

Avete eseguito dei test prima di salpare?

«Le prove sono state eseguite nel mese di ottobre, poi abbiamo ultimato il progetto con i lavori di sigillatura e il controllo della zavorra di piombo».

Quali difficoltà avete incontrato nello sviluppo del progetto?

«La difficoltà maggiore è stata la mancanza di sponsor, ho dovuto fare molto lavoro, aiutato felicemente da professionisti soprattutto per la saldatura e la verniciatura».

Il team di Poggi Trasmissioni seguirà tutte le fasi della traversa e sarà disposizione di Bovard per fornire l’eventuale supporto tecnico necessario per tutta la durata dell’avventuroso viaggio esplorativo.

Poggi P-Gear, alte prestazioni e risparmio energetico

L’ambizioso progetto di Bovard è in piena sintonia con un tema di urgente attualità: la lotta ai cambiamenti climatici. «Poggi è attenta al delicato problema che affligge il pianeta ed è consapevole che ognuno di noi può fare nel suo piccolo qualcosa per migliorarlo per giungere insieme a un grande risultato» ha sottolineato il management della società.  Proprio all’Hannover Messe di quest’anno la casa bolognese ha presentato un rivoluzionario prodotto green, il P-Gear, sviluppato dopo anni di studi in collaborazione con l’officina meccanica Ferri: si tratta di un sistema di trasmissione del moto con ingranamenti senza contatto, applicato nel campo dei rinvii angolari e dei riduttori. «P-gear si presenta come una tecnologia evoluta, silenziosa e pulita, che non necessita alcun tipo di lubrificazione – hanno spiegato i tecnici – Assicura un consistente risparmio energetico e un migliore rendimento e anche grazie all’assenza di lubrificazione è a tutti gli effetti un prodotto green. Con questa soluzione abbiamo voluto sensibilizzare l’opinione pubblica proprio per porre l’attenzione su quali sono i contributi che anche nel nostro settore possiamo dare con le scelte dei prodotti che impieghiamo. Scegliere una tecnologia green significa fare un passo avanti per la salvezza del nostro pianeta. P-gear è un prodotto in continua evoluzione sul quale continuiamo a investire».

Inoltre, di recente Poggi ha chiuso il contratto per la progettazione e realizzazione di un nuovo impianto fotovoltaico per la produzione di energia pulita. I lavori si concluderanno a primavera 2020 con uno stabilimento rinnovato e completamente all’avanguardia.

di Simonetta Stella

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