Manutenzione e letteratura

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Sono rari i casi in cui scrittori di letteratura “colta” hanno affrontato argomenti tecnici. La memoria infantile ricorda subito Jules Verne e i suoi fantastici romanzi, ricchi di notazioni tecniche e scientifiche. Oppure pensiamo a Primo Levi e alla sua raccolta di racconti “Il sistema periodico”. In America, Robert Pirsig, scrittore e appassionato motociclista, famoso per il suo libro “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”. Facciamo un breve, anche se sicuramente incompleto, viaggio nella letteratura.

Figli del secolo delle macchine, Levi e Pirsig hanno unito piacevolmente tecnica e storia romanzata. La raccolta di racconti edita nel 1975, chiamata “Il sistema periodico” è il quinto libro pubblicato da Primo Levi. Ognuno dei 21 racconti porta il nome di un elemento della tavola periodica ed è a esso in qualche modo collegato. I temi sono numerosi, incentrati sulla sua vita personale e professionale di chimico e contenuti in una cornice autobiografica. Dai primi esperimenti ai primi impieghi, dalle esperienze di vita nei lager nazisti ai racconti – veri o di fantasia – legati al mestiere di chimico: la vita dell’autore vista attraverso il caleidoscopio della chimica.

«La nobiltà dell’uomo, acquisita in cento secoli di prove e di errori, era consistita nel farsi signore della materia, e io mi ero iscritto a Chimica perché a questa nobiltà mi volevo mantenere fedele. Vincere la materia è comprenderla, e comprendere la materia è necessario per comprendere l’universo e noi stessi: e quindi il Sistema Periodico di Mendeleev […] era una poesia».

Il sistema periodico, di Primo Levi

Lo scrittore Primo Levi.

Il racconto “Argon” descrive l’infanzia dell’autore, la comunità degli ebrei piemontesi e la loro lingua. “Idrogeno” narra la storia di due ragazzini che sperimentano l’elettrolisi; Levi racconta di un esperimento scientifico condotto con Mario Piacenza (sotto lo pseudonimo di Enrico) che divenne anche lui chimico. “Zinco” descrive la prima esercitazione di laboratorio in università. “Ferro” parla dell’amicizia con Sandro, morto nell’aprile 1944 per mano dei fascisti. Levi ricorda come egli suscitò l’interesse per la chimica e la speculazione in Sandro e quest’ultimo gli avesse invece fatto conoscere la montagna e il piacere delle cose pratiche. “Potassio” racconta un’esperienza di laboratorio dagli effetti imprevisti. “Nichel” descrive il primo lavoro di Primo Levi, subito dopo la laurea, nei laboratori chimici di una miniera. “Piombo” è il racconto di un cavatore di piombo che si stabilisce in un villaggio vicino a Bacu Abis. “Mercurio” racconta la vita del caporale Abrahams sull’isola Desolazione, un’isola vulcanica fittizia distante 1200 miglia a sud-ovest di Sant’Elena. “Fosforo” riporta la sua seconda esperienza di lavoro da chimico dopo la laurea, in una fabbrica che produceva estratti ormonali. Si descrive anche l’incontro con la collega Giulia, di cui Levi si innamora, ma che si sposa con un altro uomo con il quale era fidanzata. “Oro” racconta la cattura e la prigionia da partigiano di Primo Levi. “Cerio” descrive come Primo Levi, durante la permanenza a Monowitz, insieme al suo amico Alberto Dalla Volta lavorino dei cilindretti di ferro-cerio trovati nel laboratorio del lager per produrre acciarini. Grazie alla loro vendita essi riuscirono a procurarsi il pane che avrebbe permesso loro di sopravvivere fino alla liberazione. “Cromo” racconta come furono recuperate delle vernici impolmonite (solidificate), ovvero mescolandole con cloruro d’ammonio. “Zolfo” racconta un’esperienza di lavoro di Lanza, un chimico in un’industria che riesce a evitare un’esplosione. “Titanio” mostra il punto di vista di una bambina di nome Maria che dialoga con un uomo che sta dipingendo i mobili e le sedie della casa. “Arsenico” racconta la storia di un vecchio ciabattino a cui è stato regalato mezzo chilo di zucchero da un concorrente giovane. Dopo averlo fatto analizzare egli scopre che contiene arsenico. “Azoto” descrive Levi che cerca di ricavare senza risultato l’Allossana, un composto utilizzato nei cosmetici a partire dalla pollina per conto di un cliente. “Stagno” racconta la difficoltà di Primo Levi, che, dopo essersi licenziato dalla fabbrica di vernici, comincia a produrre con Emilio, un collega, dicloruro di stagno in un laboratorio chimico casalingo. Uranio riporta l’incontro di Levi, in qualità di SAC (Servizio Assistenza Clienti) per un’azienda, con Bonino. Quest’ultimo sosteneva di aver ottenuto da dei soldati tedeschi dell’uranio rivelatosi poi cadmio. “Argento” parla dell’incontro tra Levi e il suo compagno di università Cerrato. Dopo avergli detto che cercava delle “storie della chimica solitaria, […] a misura d’uomo” da pubblicare il collega gli racconta di una partita di lastre fotografiche inservibili. “Vanadio” riporta un problema della fabbrica di vernici nella quale lavora Primo Levi causato da una resina importata dalla Germania. Contattata l’azienda produttrice, Levi entra fa la conoscenza di Muller, il capo del laboratorio chimico di Auschwitz. Essi iniziano una corrispondenza privata, nella quale emergono i rimorsi del tedesco. “Carbonio” narra la storia di un atomo di carbonio che si trasforma da un composto a un altro nel corso del tempo, fino a finire nel cervello del narratore nel momento in cui scrive il punto che termina l’opera.

 

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