Non solo performance, non solo manufacturing, ma una tecnologia volta a ridurre i tempi di processo globali, da quelli primari fino ad arrivare a quelli di consegna: è l’HPM, High Performance Manufacturing.

Perché tanto spesso si parla di performance? Perché al termine performance è associata una connotazione positiva, relativa ai risultati conseguiti a seguito di una determinata linea di condotta. In realtà esistono anche le performance negative, ma nel parlare comune il collegamento è perlopiù con high, quindi la mente si focalizza subito su concetti di efficienza, efficacia, buoni risultati in generale. L’associazione col mondo manifatturiero e la produzione ha portato a coniare l’acronimo HPM, cioè l’High Performance Manufacturing. Di cosa si tratta? Del miglioramento delle prestazioni di produzione, secondo una visione molto ampia, che non si focalizza sul processo primario, ma investe tutti i tempi che concorrono alla produzione del bene, fino alla consegna. Questo porta ad investigare quali possano essere le nuove frontiere della produzione, partendo dalle tecnologie e dai sistemi di produzione, ovviamente ad alte prestazioni, che devono vedere incrementata la produttività e la precisione, fino ad arrivare alla congruenza del processo alle specifiche di commessa.

Gli obiettivi

Parlare di HPM significa innanzitutto darsi degli obiettivi che, coinvolgendo macchine e sistemi di produzione, puntino ad un incremento delle prestazioni a livello di processo e di flessibilità dei sistemi di lavorazione. Ciò comporta intervenire sui tempi di lavorazione e sulla qualità complessiva, ma anche sulle “condizioni” di lavoro, al fine di ottenere un miglioramento e una ottimizzazione prestazionale con una ricaduta produttiva , e più o meno direttamente, economica, ma anche ambientale.

Oggi l’HPM sta assumendo una doppia valenza, di tecnologia e di approccio, con obiettivo dichiarato il miglioramento delle prestazioni di produzione, contribuendo ad arricchire il concetto ormai noto di Fabbrica intelligente.

La tecnologia guarda agli strumenti che possono migliorare le performance, quindi macchine, utensili, attrezzature… il tutto integrato in maniera ottimale, in modo da incrementare i parametri, quali la capacità di asportazione o di taglio, arrivando ad un aumento dell’efficienza e della qualità dei processi produttivi.

Se l’HPM viene visto come approccio, allora, stando ad alcune linee di pensiero, il concetto si sta evolvendo verso il World Class Manufacturing (WCM), ma sempre con l’obiettivo del miglioramento delle prestazioni di produzione. In tal senso il manufacturing è inteso come parte di un’organizzazione e il miglioramento diventa di più ampia portata, diventa scalabile, coinvolgendo l’intera organizzazione, caratterizzata da interrelazioni e correlazioni che possono essere anche molto articolate.

Riguardo la connessione fra HPM e WCM è stato lanciato un progetto di ricerca che coinvolge università americane, giapponesi ed europee, ma molti studi sono stati avviati sia a livello locale che internazionale, con il contributo sia di enti di ricerca che di realtà produttive.

 

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