Robot cartesiano o antropomorfo quale scegliere?

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Assunto a “robot per definizione” il robot antropomorfo a 6 assi assorbe l’immaginario quando si pensa ad automazioni robotizzate. Tuttavia, non sempre il braccio meccanico è in grado di assolvere alle esigenze produttive o dei progettisti industriali: spesso, in quel caso, occorre pensare a un’altra robotica: quella cartesiana. Esistono criteri per scegliere la soluzione più adatta? Proviamo a tracciare un percorso.

A ogni applicazione il suo robot

L’automazione industriale non è più né un’opinione, né un’opzione. È un dato di fatto. Come tale aumenta la complessità per chi si trova a progettare nuove soluzioni capaci di migliorare i processi, renderli più produttivi, efficienti ed efficaci.

Come scegliere, quindi, la soluzione migliore per quella data fase di lavoro? O per alimentare quel processo esistente? O, ancora, per ridurre i tempi di fermo e aumentare la produttività della linea?

Quando ci si trova di fronte a queste domande è possibile, anzi spesso accade, che la scelta ricada sui robot. Veloci, precisi, potenti, efficienti per definizione, queste macchine sono spesso vissute come la panacea dell’automazione. Molte volte, peraltro, è così. Qual è tuttavia il robot giusto da inserire nel processo? Se, infatti, l’immaginario collettivo, costruito tanto dai grandi produttori quanto dall’industria culturale associa alla parola “robot” il classico 6 assi antropomorfo, non sempre questa soluzione è quella “giusta” o preferibile.

Un robot altrettanto efficace è infatti quello cartesiano che, per le proprie caratteristiche, serve esigenze diverse rispetto a quello antropomorfo. Come scegliere, quindi?

Dice il saggio “per avere buone risposte, occorre farsi buone domande”. Vediamo quali.

 

 

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