Nuova Sabatini, le novità per il 2020

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Rifinanziamento, procedure e modelli rivisti, innalzamento dei tetti massimi, investimenti green e liquidazioni una tantum tra le principali novità di un’agevolazione molto apprezzata.

La Nuova Sabatini, anche nota come “Beni strumentali”, tra le agevolazioni maggiormente conosciute e fortemente apprezzata dalla comunità manageriale, è stata parzialmente modificata (in meglio) attraverso due strumenti normativi, il Decreto Crescita 2019 e la Legge di Bilancio 2020. Uno sguardo a sud e uno al green: rifinanziamento, nuove procedure e modelli, innalzamento dei tetti massimi e liquidazioni una tantum rappresentano le principali novità, mentre restano invariati i pilastri base dell’agevolazione, tra destinatari e tempistiche. Ricordiamo che, con questo intervento, il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) mette a disposizione fondi con l’obiettivo di facilitare l’accesso al credito delle Pmi, aumentando la competitività del sistema produttivo del paese.

L’articolo 1, commi 226-229, della Legge di Bilancio 2020 ha disposto il rifinanziamento della Nuova Sabatini, per un totale complessivo di 540 milioni di euro nel periodo 2020-2025. Nel dettaglio, 105 milioni di euro andranno a coprire gli interessi sui prestiti per le spese effettuate nell’anno 2020, 97 milioni per ogni anno dal 2021 al 2024, e 47 milioni per il 2025.

Sull’argomento ci siamo già soffermati in questa sede (Oleodinamica Pneumatica, marzo 2018) ma, ora, proviamo a fare il punto sulle modifiche: scopriamo tutte le novità per l’anno in corso, e per i prossimi a seguire, ripercorrendo i punti salienti di quella che probabilmente è una delle più importanti misure a disposizione dell’imprenditoria.

L’investimento

La Nuova Sabatini è un’agevolazione concessa dal Mise finalizzata a sostenere l’espansione delle imprese, accrescendo la loro competitività e coadiuvando la crescita del sistema paese Italia. L’obiettivo è quindi quello di poter rafforzare il sistema produttivo italiano mettendo le Pmi nelle condizioni economiche tali da poter affrontare una spesa, sostenendone parzialmente l’onere. Questo finanziamento (per prestito o leasing) non può avere una durata superiore ai 5 anni e l’importo è compreso in un range preciso. E a tal proposito segnaliamo il primo elemento di discontinuità: secondo le disposizioni del Decreto Crescita, l’importo massimo dei finanziamenti concedibili a ciascuna impresa non sarà più di 2 milioni di euro, bensì di 4. Questo significa che ogni impresa potrà chiedere fino a 4 milioni di finanziamento e il limite è cumulabile, ovvero corrisponde alla somma di tutti gli investimenti ammessi a favore di una singola Pmi, mentre, diversamente, la soglia minima dei 20 mila euro si riferisce a una singola domanda. L’impiego economico deve essere destinato solo e interamente all’investimento specifico per il quale si richiede l’agevolazione, e quindi deve rientrare tra quelle che sono le spese ammesse dal bando: l’imprenditore non potrà comprare qualsiasi cosa, ma i beni oggetto del provvedimento normativo hanno delle caratteristiche precise e, soprattutto, dovranno essere correlati all’attività produttiva dell’impresa richiedente. La ratio è quella di supportare l’attività imprenditoriale corrispondente all’oggetto sociale, non a un mero capriccio o interesse secondario dell’imprenditore richiedente.

 

 

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