Dalle parole chiave a… quali le domande giuste sull’additive?

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Se produzione, competenza, fiducia, valore aggiunto sono le parole che dovrebbero “stuzzicare” chi sta iniziando a guardare alla tecnologia additiva, quali sono le domande da porsi? La prima è certamente: “perchè pensare all’additive?”.

Staticità? Un termine quasi fuori moda. Oggi il mondo è movimento, velocità, innovazione… allora, in una situazione caratterizzata dalla frenesia, è indispensabile essere proattivi a 360°, avere la capacità di cogliere tutte le novità che la tecnologia mette a disposizione, interpretandole e riuscendo a capire se e in che modo possono essere funzionali alla propria realtà, al proprio business, incrementandolo, aprendo nuovi orizzonti, oppure semplicemente migliorandolo, oppure, più semplicemente ancora, consolidandolo. Partendo da questo quadro, che in parte fornisce già una risposta, la questione è: perché pensare all’additive? È una domanda che ne racchiude altre due, molto simili ma sottilmente differenti: perché devo pensare all’additive? Ma anche: perché posso pensare all’additive?

La risposta? Proprio perché il mondo non è statico ma in continuo movimento, con un mercato estremamente esigente e competitivo, occorre produrre in modo nuovo anche ciò che si sta già producendo, ma soprattutto perché si possono fare qualcosa di nuovo.

Pensare di introdurre l’additive manufacturing fra i propri processi produttivi permette di aprire nuovi orizzonti, guardando e guadagnando spazi prima impensabili: l’apertura verso nuove opportunità è certamente la prima base del business.

In generale, considerando la vita di un’azienda, c’è sempre il momento in cui si vogliono, o si devono, accettare nuove sfide, considerando come nuovi spazi si possano tramutare in vere e proprie nuove opportunità. In che modo? L’apertura di nuovi spazi può voler dire sia produrre gli stessi pezzi in modo diverso che fare cose nuove, magari guardando a settori diversi, con la possibilità di espandere la propria realtà aziendale. Se così è, allora è veramente il caso di continuare a porsi domande su cosa la tecnologia additiva può fare per incrementare il proprio business.

Additive Manufacturing: un approccio che cambia

Movimento, nuove visioni, nuove opportunità. Ma anche un approccio alla progettazione e alla produzione che si evolve: non è la tecnologia che detta i limiti, ma il vero driver è la funzione del manufatto: l’approccio, fin dalle prime fasi progettuali, è quindi di tipo funzionale. Il manufatto è dunque progettato (o riprogettato) in funzione dello scopo e non della tecnologia che lo produce.

Chiarito come sia necessario ragionare in maniera diversa, allora il nocciolo della questione diventa come si fa a pensare in maniera differente? E ancora: se il mercato corre, allora cosa fare? La risposta può sembrare banale: occorre muoversi un po’ più velocemente perché ogni imprenditore, ogni manager che voglia mantenere la propria attività a un buon livello di competitività non può permettersi di “stare alla pari”, ma deve sempre guardare oltre, inventarsi qualcosa di nuovo. Quindi la risposta è trovare nuove aperture, pensando a fare le cose in maniera diversa, oppure facendo qualcosa di mai fatto prima. O a cui si era pensato, ma mancando la tecnologia adeguata…

L’opportunità può proprio essere offerta dalla tecnologia additiva che, ragionando in termini di funzionalità, permette di incrementare le potenre una tecnologia. Quindi porre l’accento sulle carat- teristiche della macchina, senza prima aver chiaro cosa può fare la tecnologia, è un po’ come porre le domande sbagliate. Infatti difficilmente la produzione additiva permetterà di risparmiare su ciò che già viene fatto con processi tradizionali, ma, per contro, potrà portare grossi vantaggi nel fare cose nuove, o prodotti a maggior valore aggiunto, in particolare se vengono ridotti i rischi che inevitabilmente sono legati all’innovazione. È a questo punto che entra in gioco la competenza. La competenza che permette di minimizzare il rischio.

 

 

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