Automazione: strumento di resilienza

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Uno dei modi più efficaci per le realtà manifatturiere per combattere e prevenire emergenze come quella recente consiste nel puntare sull’automazione.

Da fine febbraio 2020 il mondo è cambiato: il Covid-19, meglio conosciuto come coronavirus, ha rivoluzionato non solo il modo di stare insieme, ma anche quello di lavorare.

Da quando, lo scorso 8 marzo, nel nostro Paese è entrato in vigore il cosiddetto lockdown, cioè il protocollo di emergenza che ha previsto, tra le altre cose, la chiusura delle imprese e delle realtà manifatturiere produttrici di beni “non essenziali”, il panorama industriale italiano ha subito uno shock inatteso e violentissimo, per riprendersi dal quale serviranno molti sforzi, che dovranno essere di natura economica, sociale, finanziaria e anche tecnologica.

Uno di questi sforzi tecnologici riguarderà senz’altro il ricorso all’automazione, soluzione che potrebbe rappresentare per molte imprese un vero e proprio toccasana, oltre che un viatico più sicuro e tutelato per uscire dall’incubo del virus. Non a caso, secondo alcuni esperti, uno dei motivi per cui in Giappone e in Germania l’impatto del virus è stato meno virulento rispetto all’Italia e ad altri paesi nel mondo, sarebbe proprio da ricercare nell’elevato tasso di automazione delle industrie.

Cerchiamo di capirne le ragioni in questo approfondimento concentrandoci, in particolare, su tre punti rilevanti: 1) il distanziamento tra le persone; 2) la limitazione del contatto tra uomo e merci; 3) la riduzione del particolato inquinante.

Le risorse umane

I vantaggi del ricorso all’automazione e alla robotica, noti da tempo, sono la velocità e la ripetibilità delle lavorazioni, l’alta produttività, la minimizzazione degli errori e una maggiore efficienza nella gestione dei flussi di lavoro. Le recenti implementazioni tecnologiche, inoltre, hanno permesso di rendere l’automazione “flessibile”, cioè adeguata anche nel caso sia richiesta elevata versatilità per la produzione di lotti di media e piccola dimensione. L’introduzione dei concetti di interconnessione e digitalizzazione, legati principalmente all’Industria 4.0, hanno ulteriormente reso conveniente ed efficiente il ricorso all’automazione. Ma in epoca di Covid-19, l’automazione potrebbe addirittura essere l’arma in più. La prima motivazione, quasi ovvia, è che le attrezzature, le linee e i macchinari automatizzati sostituiscono, di fatto, l’uomo in mansioni ripetitive, spesso gravose e lunghe. Ciò significa che nelle officine e nelle fabbriche automatizzate la presenza di manodopera è meno densa: il numero di lavoratori è ridotto, o le persone presenti sono molto distanti le une dalle altre creando il famoso distanziamento umano di sicurezza che, secondo i più recenti studi, deve essere di almeno 2 metri per evitare il diffondersi del virus.

L’automazione, dunque, così come il telelavoro, è già uno strumento utilissimo per evirare il diffondersi del contagio. E l’integrazione dell’automazione con i concetti legati al 4.0, magari attraverso il monitoraggio delle distanze di sicurezza tra gli individui con adeguati segnali d’allarme nell’evenienza in cui tali distanze non siano rispettate, potrebbe esaltare il concetto stesso di sicurezza.

Un altro elemento da non sottovalutare è il contatto uomo-merci. Le più recenti ricerche scientifiche hanno dimostrato che il virus viaggia con le merci e si diffonde lungo le aree geografiche in cui il trasporto di prodotti, manufatti e materie prime è maggiore. Secondo quanto verificato da un gruppo di ricerca coordinato dai National Institutes of Health (NIH) americani con la partecipazione dell’Università di Princeton e dell’Università della California, il Covid-19 potrebbe resistere fino a 4 ore sulle superfici di rame, fino a 24 ore sul cartone e fino a 72 ore su plastica e acciaio. Questi ultimi, in particolare, sono i materiali più diffusi all’interno delle nostre fabbriche ove operano in gran parte imprese che lavorano il metallo o che producono manufatti in plastica. Se tali superfici possono essere agevolmente pulite e disinfettate in ambiente domestico, ciò è quasi impossibile all’interno di una fabbrica dove si movimentano e trasformano grandi quantità di materiale in cui anche l’utilizzo continuativo dei guanti di protezione potrebbe non essere sufficiente, a meno di cambiarli o lavarli in continuazione. Ecco dunque che il ricorso all’automazione, con sistemi di movimentazione e di carico-scarico robotizzati, può aiutare a limitare di molto il contatto materiale tra l’uomo e materiali potenzialmente infetti.

 

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