La manutenzione per la ripartenza

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Nella fase del lockdown e della successiva ripresa si è tanto parlato di smartworking, soprattutto con riferimento alle attività indicate come “da ufficio”. Tuttavia, un’analoga trattazione risulta altrettanto interessante se riferita alle attività strettamente manifatturiere e, in particolare, a quelle legate alla manutenzione.

Nei giorni del lockdown e della successiva ripresa si è molto parlato delle nuove modalità di lavoro a distanza, sia durante l’emergenza Covid-19, sia in prospettiva futura, con un riferimento particolare alle attività tipicamente indicate come “da ufficio”. Non meno interessante, però, è un’analoga trattazione riferita invece alle attività strettamente produttive o a quelle collegate, come ad esempio quelle manutentive.

Anche le strategie e gli approcci alla manutenzione, e le relative le modalità attuative, sono stati oggetto di riflessione e discussione in relazione all’impatto delle misure restrittive legate al coronavirus.

Se da un lato si potrebbe in modo semplicistico affermare che il fermo delle attività produttive possa aver determinato una conseguente diminuzione dei guasti e delle attività di riparazione necessarie, dall’altro è fondamentale evidenziare come la necessità di rispondere in modo tempestivo alla ripresa, senza correre il rischio di incorrere in ulteriori limitazioni, rende ancora più critica l’affidabilità dei sistemi di produzione, sottolineando così il ruolo fondamentale della manutenzione.

D’altro canto, l’esigenza di sicurezza del personale, e le conseguenti limitazioni alle attività in presenza e agli spostamenti, hanno avuto ripercussioni anche sulle possibilità di effettuare le attività manutentive delle macchine e degli impianti.

Programmabilità della manutenzione

Fra i molteplici aspetti coinvolti, ve ne sono due che si rivelano particolarmente critici: la possibilità di svolgere le attività in remoto e la programmazione attendibile di quelle che inevitabilmente richiedono la presenza e lo spostamento.

La programmabilità della manutenzione costituisce evidentemente un elemento fondamentale in questo contesto ed è difficile non riconoscere come strategie quali la manutenzione reattiva, o a guasto che dir si voglia, si dimostrano le meno indicate per fronteggiare emergenze come quella che stiamo vivendo, nella quale le azioni in presenza si devono svolgere nel rispetto di protocolli molto severi, garantendo il distanziamento ed evitando la sovrapposizione con altre attività: è del tutto evidente come la necessità di interventi imprevedibili sia poco conciliabile con queste necessità. L’esperienza della pandemia costituisce quindi un ulteriore elemento, oltre a quelli già riconosciuti legati alla minore efficienza economica ed operativa, a sfavore di questo approccio alla manutenzione e un ulteriore impulso all’evoluzione verso altre strategie di manutenzione, accelerando un trend peraltro già consolidato.

Già la semplice manutenzione preventiva, cioè basata su interventi prestabiliti, rappresenta di per sé un miglioramento: consente infatti di programmare l’intervento nei tempi e nelle risorse umane e materiali necessarie, mantenendo i costi sotto controllo. Tuttavia, approcci basati sulle condizioni o predittivi hanno anche il beneficio di limitare gli interventi allo stretto indispensabile, con un evidente ulteriore impatto sulla limitazione dei costi e sulla riduzione del rischio di contagio. Un ingrediente indispensabile per questi approcci è rappresentato dal monitoraggio dei parametri di esercizio quali le vibrazioni, le temperature o le proprietà dei lubrificanti.

 

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