Il Piano Transizione 4.0, pilastro fondamentale per la ripresa economica

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Con l’aumento delle aliquote per la determinazione del credito d’imposta arrivano nuovi stimoli agli investimenti privati e maggiore stabilità alle categorie produttive.

Con l’aumento delle aliquote che concorrono alla formazione del credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali, materiali e immateriali, ordinari e 4.0, il governo ha deciso di supportare le imprese nel processo di transizione tecnologica e di sostenibilità ambientale, incentivando l’acquisto di beni durevoli, garantendo il supporto agli investimenti delle imprese e rilanciandone il ciclo che, in parte, ha subito un freno a causa dell’emergenza pandemica. Prende il nome di Transizione 4.0, ed è il Piano Nazionale del Ministero dello Sviluppo Economico che sostituisce i precedenti pacchetti, ovvero Impresa 4.0 e Industry 4.0, indicando un indirizzo di politica industriale che mette in soffitta vecchie certezze per lanciare sul mercato nuove modalità di benefici.

A fine 2020, dopo un anno che sicuramente resterà impresso nella storia, si è reso neces- sario programmare il futuro economico dell’Italia e lo si è fatto pensando alla grande. Il MISE ha avviato, infatti, il potenziamento di Transizione 4.0, definendola una “misura strutturale”: se in passato il Piano nasceva come necessità, derivante dal confronto con le varie categorie produttive, oggi il PNT 4.0 risulta un pilastro concreto della ripresa economica.

La manovra, dunque, che prevede una spesa di quasi 24 miliardi di euro, si pone due obiettivi fondamentali: da un lato, grazie a una maggiorazione delle aliquote, attraverso i nuovi crediti cercherà di stimolare gli investimenti privati; dall’altro – forte di un pacchetto di misure ampio e pluriennale – punterà sulla stabilità delle categorie produttive, condizione assolutamente necessaria, più che mai in questo momento storico economico.

Presentato dal Ministro dello Sviluppo Economico, lo scorso novembre, è stato definito come “il primo mattone su cui si fonda il Recovery Fund italiano”: in effetti la spesa è agganciata al Recovery Plan e si basa anche sulla Legge di Bilancio per l’anno 2021, con l’idea di pensare nel lungo periodo. E così nella legge di fine anno è stato programmato un credito d’imposta esteso per un biennio, con il potenziamento delle aliquote agevolative, l’incremento dell’ammontare delle spese ammissibili e l’ampliamento dell’ambito oggettivo.

Ma procediamo per gradi e vediamo i dettagli della manovra.

Quali novità?

I crediti di imposta sono un supporto che il governo concede alle imprese che effettuano spese in beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello stato. In questo modo, in maniera indiretta, aumenta la liquidità delle imprese e ne beneficia tutta la catena economica nazionale. I crediti di imposta
variano a seconda dei beni: oltre a quelli strumentali, ci sono quelli materiali tecnologicamente avanzati e quelli immateriali funzionali ai processi di trasformazione 4.0.

L’elenco preciso che distingue gli uni dagli altri è rinvenibile rispettivamente nell’Allegato A e B della legge 232/2016.

Il nuovo Piano prevede, principalmente, un aumento delle aliquote che concorreranno alla formazione del credito d’imposta: questo, concretamente, sarà fruibile tramite compensazione con il modello F24. In questo modo le imprese saranno più propense a spendere e si faciliteranno tutti gli investimenti in beni strumentali, materiali e immateriali, supportando economicamente la formazione per dipendenti e imprenditori, la ricerca e sviluppo, l’innovazione, il design, l’ideazione estetica e la green economy.

Si tratta di argomenti già noti alla nostra comunità imprenditoriale, e di cui abbiamo parlato nei mesi passati, segnalando di volta in volta le opportunità, in questa stessa sede. Tuttavia, da novembre 2020 le caratteristiche dei vari aiuti sono cambiate, andando a migliorare e offrendo nuove possibilità agli imprenditori o, anche, aumentando semplicemente le opportunità.

La grande novità riguarda l’iperammortamento e il superammortamento, che avevano già cambiato nome con la Legge di Bilancio 2020: ora, oltre alla nuova veste, variano le tempistiche, con alcune eccezioni.

L’ex superammortamento, nei nuovi panni di “credito di imposta per beni strumentali materiali” subisce un ritocco delle aliquote per le spese di investimento, così come l’ex iperammortamento, alias “credito di imposta per beni 4.0”, il cui utilizzo del credito diventa possibile già dall’anno dell’investimento (fa fede l’avvenuta interconnessione digitale) e non dal 1° gennaio successivo.

 

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