La Cina riparte, più forte di prima

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Come cambierà il mercato delle trasmissioni di potenza dopo la pandemia? Quali saranno i paesi vincitori e chi ne uscirà invece indebolito? Secondo analisti ed esperti, la Cina ripartirà da questa situazione critica meglio di tutti.

Per chi guarda al futuro, per chi osserva le prospettive di medio termine, il dato più interessante è contenuto in un paio di grafici dell’associazione tedesca VDMA (Verband Deutscher Maschinen – und Anlagenbau). Durante l’assemblea generale Eurotrans – la federazione delle associazioni europee dei costruttori di organi di trasmissione – i rappresentanti della VDMA hanno provato a immaginare come cambierà il mercato dopo la pandemia, quali saranno i paesi vincitori e chi ne uscirà invece indebolito. Il punto di partenza è chiaramente la situazione del 2019, prima dell’arrivo del coronavirus. Tra le 10 nazioni più importanti in termini di fatturato nella produzione di macchinari, alla fine del 2019 la situazione era nitida. Prima la Cina, con un giro d’affari annuo da 776 miliardi di euro; poco sotto l’Unione europea, con ricavi pari a 733 miliardi; terzi, a lunga distanza, gli Stati Uniti con 367 miliardi. Fin qui tutto noto.

Pechino rafforza la sua posizione

Il grafico sul futuro è ben illustrato dai dati commentati dai rappresentanti della VDMA ai concorrenti di tutta Europa, compresi gli italiani dell’Assiot. È un calcolo firmato da Oxford Economics, autorevole società di ricerca britannica, nei primi giorni di settembre 2020. Mostra il livello di produzione di macchinari nei principali mercati del mondo (Cina, Stati Uniti, Giappone, Germania, Italia) dal 2019 al 2022. Ciò che colpisce è il divario che si creerà, secondo le previsioni degli economisti, tra la Cina e i suoi concorrenti. Anzi, il divario che già si è creato. La produzione di macchinari industriali in Cina è stata infatti la prima nel mondo a subire il contraccolpo della pandemia, rallentando pesantemente dopo il lockdown ferreo imposto dal governo di Pechino, ma è stata anche la prima a ripartire, e più forte di prima. Già nel secondo trimestre del 2019, dicono i dati, la produzione cinese ha iniziato a guadagnare terreno su quelle dei concorrenti, e alla fine (auspicata) della pandemia Pechino avrà aumentato la sua posizione di mercato rispetto al 2019, staccando di netto l’Unione europea. Un primato che manterrà a questi livelli – se le previsioni sono corrette – almeno per i prossimi due anni.

Prospettare scenari con il Covid è impresa da veggenti. A settembre, quando il contagio sembrava ancora in fase discendente, Eurotrans – 600 imprese, quasi tutte piccole e medie, per 40 miliardi di fatturato annuo (2019) e 160 mila dipendenti – ha chiesto ai suoi associati se pensavano di aver già toccato il fondo? Il 40% ha risposto di sì, un altro 40% ha detto di non sapere, solo il 20% si è detto sicuro che sarebbe tornata un’altra ondata.

Nel momento in cui scriviamo questo articolo (metà novembre) la pandemia è tornata a investire l’Italia e buona parte d’Europa, il Sud America, l’India, per non parlare degli Stati Uniti. Il numero dei contagiati aumenta nell’ordine dei 200-300 mila al giorno, i morti in tutto sono 1.3 milioni. I governi di vari paesi ipotizzano la prima distribuzione del vaccino a metà gennaio.

Di certo, in attesa dei dati economici sull’ultima parte del 2019, quelli sul primo semestre dell’anno scorso possono essere una bussola utile per capire come stanno andando le cose nel mercato europeo delle trasmissioni meccaniche, chi ha subito colpi più violenti e chi – pochissimi – è riuscito a contenere i danni. I dati di Eurotrans sulla produzione mondiale di macchinari dicono che i paesi dell’Ue nel loro insieme hanno perso più di tutti: -15%, contro -13% del Giappone e -12% degli Stati Uniti. A livello europeo ha fatto peggio dell’Italia sollo il Regno Unito, anche se un po’ tutti i concorrenti principali hanno subito colpi tremendi: Francia, Spagna e Germania hanno sperimentato contrazioni della produzione tra il 15 e il 20%. Tra i membri dell’Unione europea tutti hanno perso fatturato tranne uno: l’Olanda, dove durante la prima ondata il lockdown era stato molto più tenue che nella maggior parte dei paesi, nei primi sei mesi dell’anno è riuscita ad aumentare la produzione di macchinari del 6%.

 

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