Export manager: uomo o donna?

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La valorizzazione della diversità di genere e soprattutto di cultura tra uomo e donna è un’opportunità di crescita e di arricchimento. In termini personali prima ancora che di business.

“I won’t talk to you!”. “Why?”, I asked him back. “Cause you are a woman”, he replied

Era settembre di 20 anni fa e io lavoravo come export area manager presso uno stampista della Valletrompia, in provincia di Brescia. Stampi per pressofusione alluminio e stampi trancia. Ero piuttosto giovane ma di stampi ne avevo già visti parecchi, molti dei quali venduti anche grazie a me. Di fronte alla risposta di questo potenziale cliente rimasi pochi secondi a riflettere e poi risposi. Esterrefatta, rimasi impassibile senza abbassare lo sguardo, mentre lui masticava, rumorosamente, il chewing gum guardandomi con disprezzo. “I respect your opinion Mr. Xxx and I really do not want to convince you to speak to me. Anyway, if you want to do business with us this has to be through myself. Take your time and take your choice”. Vent’anni fa ero poco più che una ragazzina, una ragazzina alle prime armi. Lui ricopriva il ruolo di buyer per un’importante multinazionale iraniana. Non avevo ancora una formazione specifica in comunicazione interculturale, mi sono, allora, limitata a seguire il mio istinto unito al buon senso. La situazione si è sbloccata in pochi minuti ma non ti dirò ora come. Oggi, in una situazione di totale incertezza per le imprese italiane e per l’economia mondiale in generale, voglio parlare di un tema che sta a cuore a tante donne, imprenditrici e manager, che si occupano di export, come anche a tanti uomini, credo.

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