Porta Solutions, dal lean al gaming: la manifattura diventa un gioco

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Illustrare attraverso uno scenario di gamification gli svantaggi occulti di una strategia industriale improntata alla delocalizzazione nei paesi della manifattura a basso costo. È questo l’obiettivo di una casa bresciana, produttrice di macchine utensili e ideatrice di un originale metodo di lavoro.

Con sede a Villa Carcina in provincia di Brescia, Porta Solutions è stata fondata nel 1958 da Oscar Porta e sin dal principio si è specializzata nella produzione di macchine transfer per rispondere alle esigenze di un mercato che sin da allora imponeva elevati ritmi di produttività. Ad animare e a caratterizzare il fondatore era un certo spirito pionieristico e visionario, che lo portò a essere fra i primi in Italia a equipaggiare le macchine transfer con sistemi avanzati di controllo numerico. Con il passare del tempo la produttività ha perso la sua posizione di primato fra i requisiti di competitività delle imprese ed è emerso il concetto della flessibilità. È stato uno degli eredi del capostipite, cioè Maurizio Porta, a introdurre nei reparti di Porta Solutions le strategie ispirate alla flessibilità produttiva tipica del modello del lean manufacturing. «Si tratta – ha detto l’amministratore delegato Maurizio Porta a Stampidi una metodologia che fa leva sulla decisione di produrre solo quel che è effettivamente destinato alla vendita, solo il venduto, evitando così di creare e gestire un magazzino».

Ha preso vita così quella che la società bresciana considera «la prima macchina pensata per un metodo, in alternativa ai centri di lavoro CNC in batteria». L’esemplare è Portacenter, definita come «la macchina utensile a un processo dalla velocità tripla rispetto ai tradizionali centri di lavoro». Assieme al fratello Giorgio, Maurizio Porta spinge il percorso evolutivo sempre più in là, sino a concentrarsi e specializzarsi nella progettazione e nella costruzione di sistemi standard a tre mandrini, segmento entro il quale il produttore si è via via posizionato a livelli di vertice su scala internazionale.

Il gioco come espressione di un metodo

Forte di questo status da top player globale, Porta Solutions avrebbe dovuto presenziare all’edizione 2020 di MECSPE, la fiera mondiale della subfornitura e della meccanica in genere prima rinviata e poi definitivamente cancellata a fine ottobre. Non soltanto però nelle vesti di vendor e fornitore, bensì pure se non soprattutto come animatore degli spazi riservati a “Gamification – La fabbrica senza limiti“. «L’iniziativa aveva caratteristiche originali e uniche – ha ricordato Maurizio Porta, autore fra l’altro del manuale “Flessibilità produttiva“, disponibile su www.flexible-production.come prendeva le mosse da una modalità di apprendimento e di coinvolgimento che utilizza alcuni elementi del gioco classico. La finalità è quella di invogliare le persone a partecipare e ad applicarsi, rinforzando il recepimento delle nuove competenze attraverso una sana competizione e le emozioni attivate dall’attività ludica».

La strategia individuata, come il ceo ha spiegato, «è un approccio ispirato al gaming che può trovare applicazione anche a contest interni, per il coinvolgimento del personale, sia tecnico sia manageriale, grazie all’uso di una tecnica user friendly. È cioè uno scenario in cui team di dipendenti sono chiamati a fare proposte su progetti di innovazione o a di formazione, su temi di ordine tecnico o gestionale». L’ambientazione scelta, come mostrano le immagini riprodotte in queste stesse pagine, intendeva replicare nei padiglioni espositivi parmensi la pavimentazione tipica di un reparto di produzione. E, al tempo stesso, presentare una simulazione del confronto fra tre centri di lavoro in batteria e Portacenter. «Questo paradigma – ha proseguito l’intervistato – è come è noto già molto diffuso per promuovere l’interazione con consumatori e clienti, e ha il suo potenziale anche nell’ambito del training, dove molte sono le esperienze d’impresa soddisfacenti».

Dritti allo scopo

Al di là del team building e degli scopi formativi, l’esperimento di Porta Solutions ha finalità eminentemente pratiche e di strettissima attualità. «Grazie a questo gioco sui generis – ha argomentato Portasi vuole oggettivare, tramite numeri concreti, quali siano le decisioni più corrette nella scelta del giusto macchinario rispetto alle nuove esigenze della clientela. Il mercato è infatti sempre più liquido e imprevedibile e, parallelamente, preme per ottenere dei costi per pezzo sempre più ridotti. La causa di un simile atteggiamento è spesso da ricercarsi nella concorrenza globalizzata che in più occasioni risulta essere davvero sleale per differenze dei contesti produttivi». Ecco allora emergere il valore aggiunto della soluzione ideata dal costruttore lombardo: «Tramite questa simulazione, che fa leva su numeri assolutamente reali – ha riflettuto Portasi riesce a mettere in luce come, in determinati casi, la soluzione vincente non sia quella di andare alla ricerca di paesi dove il costo della manodopera appare più basso, in modo da acquisire maggiore competitività, oppure espatriare in zone dell’est dove i costi di energia e di struttura, i fabbricati e tutto quel che vi ruota attorno, sono inferiori, e tali perciò da aumentare la nostra concorrenzialità». Invece, «oggettivando correttamente le varie voci che compongono il costo di ogni pezzo è possibile analizzare e comprendere il livello di breakeven della soluzione stessa e verificare in contemporanea quale valore il mercato riconosca alla lavorazione del manufatto». Se ne evince così da un lato che il Porta Production Method è strettamente apparentato con la filosofia e la manifattura lean; e dall’altro che nei meccanismi della gamification esso trova la sua sublimazione. Frutto della traduzione in pratica nel corso di ben cinque anni di lavoro nei reparti di produzione dell’attività, il metodo appare qui semplificato e reso accessibile, come viene descritto nel libro di Porta, a qualsiasi utilizzatore di macchine utensili. La manifattura diventa così un gioco.

di Doyle Watson

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