Miglioramento diffuso con il kairyo

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In un momento storico di numerosi cambiamenti ed evoluzioni aziendali, può essere d’aiuto il kairyo, un concetto forse troppo spesso preso in considerazione in maniera grossolana. Vediamo di cosa si tratta.

Kairyo è un termine giapponese che identifica, quando intrapreso all’interno delle aziende, un’azione di tipo radicale basata quasi sempre su grandi investimenti. In diversi contesti viene utilizzato come filosofia per le imprese che intendono contribuire in maniera massiccia e diffusa al loro miglioramento, essendo generalmente indirizzato all’intera organizzazione. Tuttavia, in taluni casi, può essere appannaggio anche solamente di alcune aree della stessa impresa, o anche dei suoi prodotti e servizi. In buona sostanza identifica una delle tipologie possibili di miglioramento diffuso, attraverso la generazione di una serie di azioni eseguite a grandi passi e in maniera veloce in grado di innescare un cambiamento quasi repentino all’interno delle organizzazioni dove viene posto in essere. Tra le sue caratteristiche vi è il fatto che viene perseguito attraverso l’innovazione, è portato avanti in maniera rapida ed è quasi sempre contraddistinto da elementi di discontinuità all’interno dei contesti dove viene posto in atto. Se si dovesse utilizzare un aggettivo da associare a questo termine, forse quello maggiormente corretto sarebbe quasi certamente grande. Infatti, il kairyo quando viene messo in atto da un’impresa, per ottenere progressi e miglioramenti significativi, consente di fare grandi passi a fronte di un grande investimento in termini di innovazione tecnologica. Nonostante ciò, in taluni casi al kairyo viene attribuita una connotazione negativa dalle imprese e questo metodo viene quasi sempre confrontato con il kaizen, che riguarda invece il miglioramento continuo a piccoli passi, attraverso analisi sistematica, monitoraggio e miglioramento continuo. Entrambe trovano larga applicazione nell’ambito della qualità; tuttavia, sempre più spesso, si vedono impiegati in numerosi altri ambiti aziendali e ad anche in altri contesti. Inoltre, va rilevato che al verificarsi di determinate condizioni la sua attuazione può essere promossa anche nelle aziende dove il potere decisionale è fortemente legato ai vertici aziendali o, comunque, esercitato da un esiguo e ristretto numero di persone. La sua adozione, in maniera non sporadica, può avvenire spesso nei casi di cambio di proprietà delle imprese o dei suoi vertici.

Uno scenario possibile

Come ipotesi di applicazione del kairyo è possibile prendere, come esempio, una piccola realtà di servizi specializzata nel taglio e nella piegatura di lamiere di piccolo spessore attiva sul mercato da diversi anni e con un portafoglio clienti in parte consolidato la quale, a causa di motivi personali del titolare, viene ceduta ad un’altra compagine imprenditoriale. Quest’ultima, aveva la necessità di avere nuove risorse produttive con un know-how specifico, come quello appena rilevato, a supporto di una nicchia del suo core business. Il nuovo titolare produce elettrodomestici per un’importante multinazionale e ha la necessità, per rendere maggiormente autonoma, flessibile e versatile una delle sue linee produttive, di un’azienda che possa costruire piccoli lotti di carter personalizzati necessari al proprio fabbisogno, anziché continuare ad avvalersi dell’apporto di ditte esterne. Per questa ragione ha deciso di investire su una già affermata società, in maniera tale da affiancare alle attuali commesse della piccola ditta di servizi, i lotti dei carter personalizzati necessari alla propria produzione. A seguito di un primo periodo in cui la nuova proprietà cerca di comprendere le dinamiche in atto all’interno dell’impresa appena rilevata, dopo un’attenta ricerca, comincia ad apportare in maniera rapida e precisa elementi innovativi. Come prevede il kairyo, tutto può essere messo in discussione e nuovamente riprogettato e riformulato per ottenere risultati migliorativi. Per raggiungere lo scopo, sono tuttavia necessari forti investimenti per adeguare il livello tecnologico dell’attività attraverso l’acquisizione di ulteriori e più performanti macchinari capaci di tagliare e piegare i pezzi con grande velocità e, al contempo, ridurre i tempi di attrezzaggio, legati ai piccoli lotti produttivi.

Anche per il kairyo, come per molti dei principi legati al mondo della qualità, per ottenere risultati tangibili è necessario credere nel progetto da parte dei vertici dell’impresa. Altresì sarebbe auspicabile assicurarsi il coinvolgimento, soprattutto operativo, delle altre figure al suo interno. Perché poi tutto ciò possa essere messo in atto serve altresì enfatizzare i lati positivi del progetto cercando di coinvolgere tutte le persone che credono agli obiettivi dell’alta direzione aziendale.

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Anche se la filosofia del kairyo interessa quasi sempre cambiamenti di grande entità, andando oltre l’esempio, fortemente accentrato su un cambiamento mirato, è possibile ipotizzare che ai suoi principi potrebbe essere interessata, più semplicemente, anche un’azienda che punta ad ottenere un maggiore controllo dei processi attraverso l’adozione di un nuovo sistema ERP, oppure che decida di acquistare una o più macchine per il fabbisogno produttivo e di introdurre le tecnologie legate all’Industry 4.0. Qualunque sia la strada da percorrere, gli elementi cardine dell’introduzione del kairyo rimangono l’apporto di un miglioramento in tempi rapidi ottenuto, generalmente, attraverso l’implementazione di elementi tecnologici e, più in generale, per mezzo di innovazioni. Le conseguenze di un così veloce cambiamento di scenario, a causa del mutare repentino delle situazioni presenti in azienda, potrebbe portare ad un temporaneo attenuamento, in termini di efficienza, dei risultati. A ciò contribuirebbe oltre al profilarsi del nuovo scenario anche il disorientamento del personale non incline al cambiamento che sta avvenendo e ad eventuali forze interne contrastanti verso i nuovi rinnovamenti. Superati questi ostacoli, il grado di efficienza e il saper mantenere il livello raggiunto nel tempo avranno come beneficio per l’impresa il raggiungimento di un più alto e maggiore livello tecnologico di cui poter disporre per gli obiettivi per il quale un’organizzazione ha deciso di intraprendere un percorso di questa tipologia.

I motivi per i quali si decide di utilizzare la filosofia kairyo, pertanto, possono essere diversi: dall’adeguamento normativo o di mercato, a quello tecnologico rispetto ai competitor, fino all’ottimizzazione dei processi. Sovente, come già indicato sopra, non si vede adottare questa tecnica solamente nel caso in cui si necessiti di un’espansione rapida di una società o al mutare della proprietà e dei vertici della stessa, ma anche per ragioni connaturate ad un cambiamento dettato da fattori esterni.

Alcune riflessioni

Anche in questo caso non esiste una metodologia univoca e corretta per una specifica organizzazione o comparto. Alcuni studiosi ritengono che vi possa essere un giusto equilibrio tra un approccio basato sul kairyo e il kaizen, anche se determinate aziende possono essere maggiormente inclini e prediligerne uno piuttosto che un altro. A questo, personalmente, aggiungo che prima di indirizzarsi nella scelta verso una delle filosofie sopra citate, oppure valutando un mix delle due, è necessario tenere conto anche delle variabili di contesto e di tempo. Dipende infatti molte volte dal contesto in cui ci si trova ad operare, dai mercati di riferimento e da numerosi altri elementi, sia di origine interna sia esterna ad un’organizzazione la scelta della tipologia di filosofia verso la quale indirizzarsi. In tutto questo è necessario tenere monitorato anche il tempo: in questo caso inteso come la scelta del momento giusto in cui agire, ma anche come periodo in cui applicare le strategie e le scelte da porre in essere. In tutto questo, oltre ai dati legati all’andamento del settore e della specifica realtà aziendale, i report dei consulenti ed altri innumerevoli elementi ai quali attingere e fare riferimento, sta all’imprenditore scegliere quale strada imboccare al fine di ottenere un miglioramento diffuso per la propria attività.

di Stefano Vezzelli

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