Nuovi scenari economici: strategie nazionali e strumenti europei

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Volgono al termine i provvedimenti emergenziali e si intravede la fine della crisi epidemiologica. Ma cosa resta alle aziende e quali sono gli strumenti di tutela ancora validi?

L’ultimo anno e mezzo lascerà una traccia indelebile nei ricordi di tutti, diventando memoria storica per le future generazioni. La pandemia ha rappresentato uno dei più violenti shock a livello globale, colpendo l’economia come mai nulla aveva fatto dalla fine del secondo dopoguerra. Oggi, che la crisi epidemiologica sembra volgere al termine, sono in fase conclusiva anche tutti i provvedimenti di natura temporanea ed emergenziale. Quello che ci resta è un conto salato, derivante dagli impatti del virus su un’economia già di per sé rallentata nell’ultimo decennio, quando ancora si sentivano gli strascichi del post subprime. Ma ci resta anche una grande consapevolezza, derivante dalla forte capacità di resilienza che ha mostrato il settore imprenditoriale. E poiché si impara dal passato, proviamo a rileggere assieme quello che è successo e quali sono stati gli strumenti di soccorso. Proviamo anche però a guardare avanti, scoprendo il potenziale economico e finanziario dell’Unione europea, destinato agli stati ,embri. Perché, alla fine, tra critiche e isterismi, dobbiamo ammettere che con l’appoggio di Bruxelles siamo stati un po’ meno soli, e forse anche più forti.

Un’istantanea di ieri

In Italia, l’andamento economico, con la perdita di 9 punti percentuali di Pil nel 2020, ha rappresentato un evento dai connotati particolarmente dannosi, sebbene entro fine 2021 si stimi un buon recupero – seppur parziale – delle percentuali di crescita (+5%). Gli effetti del Covid sulle imprese sono stati asimmetrici, con conseguenze differenti a seconda del settore d’attività: alcuni hanno infatti risentito particolarmente della chiusura da lockdown e delle misure di distanziamento sociale, così come alcune regioni hanno sofferto più di altre.

Analizzando le conseguenze dell’emergenza sanitaria su occupazione e investimenti nel biennio 2020-2021, si è potuta appurare una duplice conseguenza: l’effetto default ha colpito lavoratori e capitale, creando una perdita importante per le imprese uscite dal mercato, mentre l’effetto scala ha provocato una riduzione della forza lavoro e degli investimenti delle imprese, con un ridimensionamento degli affari societari.

Secondo gli analisti, a fine 2021, nel settore privato la contrazione dei posti di lavoro ammonterà a 1.3 milioni, circa l’8% del totale impiegato prima della pandemia (16 milioni). Pertanto, aumenteranno i disoccupati, arrivando a 4 milioni, con un tasso del 15%, in crescita rispetto al 10% del 2019. Gli effetti della disoccupazione assumono un connotato anche regionale, in considerazione del settore di attività: risultano relativamente maggiori nel Centro-Sud, e più attenuati nel Mezzogiorno (per le attività simil agricole che non si sono comunque fermate).

In tutto ciò, però, andranno inserite due variabili molto importanti e, fortunatamente, positive: il PNRR, che apporterà comunque un miglioramento all’ambiente economico, nonché le aspettative degli imprenditori, fondamentali per le decisioni relative a licenziamenti e aumento degli investimenti, funzionalmente alle attese di profitto in crescita.

Come risposta alla crisi, il governo italiano ha fronteggiato l’emergenza attraverso una serie di strumenti economici, tra cui l’estensione della cassa integrazione e un forte sostegno alla liquidità, utilizzando la moratoria sui debiti e i piani di garanzie pubbliche.

A livello governativo, la reazione alla crisi pandemica è stata vigorosa: la risposta del nostro esecutivo, nonché quella dell’Unione europea, non è mai stata scontata, sempre puntuale ed efficiente. L’Ue, diversamente dalle crisi passate, ha adottato politiche congiunte e straordinarie, tutelando i paesi più indebitati, tra cui l’Italia, ed evitando una possibile crisi dei debiti sovrani. Ha posto così le basi per una politica economica solidale, con forti spinte verso un cambiamento strutturale.

 

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