Il factoring, una valida soluzione per credito e liquidità

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Negli ultimi mesi è cresciuto l’utilizzo del factoring, duttile e interessante strumento rivolto a tutte le tipologie di imprese, per la gestione del credito e l’aumento di liquidità.

Negli ultimi anni, e soprattutto in seguito alla crisi pandemica, sempre più imprese hanno segnalato la necessità di ottenere credito, per poter ripartire dopo mesi pesanti, provando a tenere sotto controllo i flussi di cassa.

Già in una condizione normale la liquidità non è mai troppa. Oggi, invece, che la riscossione del pagamento sembra particolarmente lenta e difficile – per motivi che tutti possiamo immaginare – poter contare su un “qualcuno” che assicuri questo passaggio delicato è sicuramente un aspetto da non sottovalutare.

Lo scorso giugno Assifact (Associazione Italiana per il Factoring) ha segnalato un massiccio ricorso al factoring, che sembra stia diventando uno strumento di particolare importanza per tutte le imprese, ma soprattutto per le Pmi. Questo contratto, così particolare, negli anni passati era diffuso soprattutto tra una tipologia ben precisa di aziende, quelle cioè che operavano in settori dove il fattore di successo era rappresentato dalla dilazione del pagamento; era inoltre utilizzato dalle Pmi che lavoravano molto con la PA, cliente tanto solido quanto lento nei pagamenti. Eppure, ancora adesso, un po’ per l’anglofonia, un po’ per il suo essere relativamente giovane (rispetto a un codice civile del 1947), il contratto di factoring genera parecchia confusione, mentre conoscendolo meglio potrebbe rappresentare una valida soluzione a cui fare ricorso. Con il factoring, infatti, l’imprenditore può ottenere maggiore liquidità. È uno strumento dedicato a tutte le tipologie di attività che, in questo modo, possono trasferire il rischio di insolvenza in capo a un soggetto terzo, e godere di un flusso finanziario prima della scadenza del debito.

Vediamo, allora, di cosa si tratta e come può essere utile alle nostre imprenditorie, che potranno scegliere diverse tipologie contrattuali modellandole in base alle proprie esigenze.

Cos’è

Il factoring è un contratto attraverso il quale una parte (il factor) acquista, per un certo periodo di tempo, a titolo oneroso, il “management” dei crediti di un imprenditore (cedente), che risultano in quel momento ancora non esigibili, vantati nei confronti della propria clientela. Il factor assume, quindi, dietro un corrispettivo (commissione) l’obbligo di fornire una serie di servizi al cedente: questi variano dalla contabilizzazione alla gestione, fino alla riscossione di tutti o di parte dei crediti che l’imprenditore vanta funzionalmente alla propria attività.

Il factor, a volte, arriva anche a garantire un eventuale inadempimento dei debitori. Oggi, quindi, il factoring è quella tipologia contrattuale amata dagli operatori economici perché, in effetti, viene utilizzato per finanziare le imprese in determinati casi non codificati dal legislatore: si perfeziona con il trasferimento della gestione del credito non ancora esigibile, attraverso una convenzione tra le due parti. L’imprenditore creditore si obbliga a cedere al factor tutti suoi crediti, presenti e futuri, derivati o derivanti dall’esercizio dell’impresa, mentre il factor cessionario si impegna a gestire i crediti, che di norma sono del tipo “pro soluto”, salvo patto contrario. In cambio, l’imprenditore tira un sospiro di sollievo, in un certo senso, e magari vede le proprie casse anche meno vuote. Il fine dell’accordo, però, non è la cessione dei crediti, ma il management. La cessione è, di fatto, lo strumento-oggetto attraverso il quale è possibile l’erogazione dei servizi da parte del factor. I crediti, quindi, non vanno ceduti al factor anche se (ad onor del vero) sempre più spesso il tutto si trasforma in una operazione di finanziamento, con il factor che anticipa in parte (o in toto) l’ammontare del credito. Ma questa è un’altra storia, che si può raccontare o meno, purché si sia nell’ambito della legalità.

 

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