Innovazione nell’agroalimentare e sostenibilità globale

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Nell’anno dell’emergenza sanitaria continua a crescere il fermento innovativo del settore agroalimentare, con un vero e proprio boom di nuove imprese che propongono soluzioni di economia circolare e perseguono uno o più degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) fissati dall’Agenda 2030 dell’ONU.

Il nuovo agroalimentare in cifre

Sono 1.808 le startup agrifood sostenibili nate a livello internazionale fra il 2016 e il 2020, il 56% in più delle 1.158 censite lo scorso anno e il 25% del totale delle startup dell’agroalimentare (7.120).

Gli SDG prioritari per le startup sono la transizione a sistemi di produzione e consumo più responsabili (SDG 12), dove si concentra il 35% delle soluzioni proposte dalle nuove imprese, la lotta alla fame (SDG 2) con il 21% e la crescita economica sostenibile e inclusiva (SDG 8) con il 17%.

Nella classifica dei paesi con la più alta percentuale di nuove imprese agrifood che perseguono obiettivi di sostenibilità, l’Italia si colloca solo in dodicesima posizione con 22 startup sostenibili sulle 76 nuove imprese agrifood censite (29%). Un mercato in evidente espansione rispetto allo scorso anno: 15 startup sostenibili in più e 23 milioni di dollari di investimenti raccolti contro i 300 mila dollari di un anno fa. Si diffondono così pratiche di economia circolare per prevenire gli sprechi alimentari e migliorare la gestione delle eccedenze generate, fra cui la programmazione flessibile della produzione, la migliore previsione della domanda e la ridistribuzione per il consumo umano.

In aumento anche l’interesse e gli investimenti nel packaging sostenibile, segmento in grado di “parlare” ai diversi attori, promuovendo comportamenti virtuosi, condividendo informazioni lungo i diversi stadi della supply chain e facilitando alcune attività logistiche.

Si riscopre infine il ruolo delle filiere corte sostenibili, che sfruttano la prossimità geografica, relazionale e informativa per accorciare le distanze fra produttori e consumatori e ridurre le diseguaglianze di redditi fra piccoli produttori e grande distribuzione.

di Alessandra Battaglioli

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