Dall’intuizione alla ricerca

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“Gli dei non hanno certo svelato ogni cosa ai mortali fin da principio, ma, ricercando, gli uomini trovano a poco a poco il meglio”, Senofane.

Ricerca: ogni attività di studio che abbia come fine l’acquisizione di nuove conoscenze. Così recita la definizione, riferendosi a un termine quanto mai attuale, e che si esprime su tutto lo scibile umano, anche se con declinazioni differenti. La ricerca può nascere da un’intuizione, ma i risultati sono il frutto di un gioco di squadra fra persone, persone che dedicano la vita a “studiare”, che fanno riferimento a istituzioni, università e imprese. Detta così, sembra relativamente semplice, ma di fatto non è così, sia perché la ricerca è un fatto culturale, che presuppone una sorta di educazione, sia perché aziende e istituzioni sono realtà completamente diverse e, di conseguenza, occorre costruire un legame fra questi mondi, in modo che possa nascere una collaborazione costruttiva.

Il mondo si muove velocemente. Ed è proprio questa velocità che, molto spesso, spinge l’impresa verso la ricerca, ma se da un lato i risultati permettono di mantenersi competitivi, dall’altro possono essere causa di fragilità, proprio a causa dei presupposti.

Per contro, come è noto, gli atenei sono la culla di studi che potranno o meno essere accolti favorevolmente dal mercato, dall’industria, ma che comunque, anche se teoriche, o prettamente di laboratorio, possono gettare le basi per sviluppi futuri.

Il connubio istituzioni-imprese

Nell’immaginario comune, l’università è preposta a produrre conoscenza, una conoscenza che è “venduta”, senza fare utile e che reinveste continuamente partendo dalle conoscenze acquisite. Dunque, la ricerca è appannaggio del mondo accademico o degli enti preposti. Non è proprio così, perchè anche l’imprenditore, il privato, cioè l’azienda, l’impresa, ha interesse nella ricerca e nel possibile sfruttamento dei risultati conseguiti.

Ma come può nascere una collaborazione proficua fra un’azienda privata e un ente-università? Vale la pena riprendere il concetto che, aldilà dell’essere ente di ricerca o impresa, si tratta pur sempre di collaborazione fra persone, per quanto facciano riferimento a strutture ben precise, e, di conseguenza, la vicinanza intellettuale, la stima professionale reciproca e l’affinità sono fondamentali.

Quando la ricerca nasce e si sviluppa fra istituzioni e imprese, in genere l’elemento trainante è una necessità aziendale che spinge a investigare, fra le varie strutture di ricerca, quella più confacente, con dipartimenti adeguatamente attrezzati, sia in termini di strumentazione che di risorse umane. Se gli strumenti adeguati sono fondamentali, anche il team, con cui intrecciare un rapporto duraturo, non può essere da meno, perché deve essere in grado di sintetizzare ed armonizzare le necessità di tutti i player: capacità e passione, volontà di fare gruppo, sono gli “ingredienti” imprescindibili della moderna ricerca.

Ogni attività di ricerca condivisa deve essere regolata da accordi, che, generalmente, si rifanno ai TRL (Technology Readiness Levels), una metodologia per la valutazione del grado di maturità di una tecnologia, che venne originariamente sviluppata dalla NASA negli anni ’70, e successivamente modificata. Si tratta dunque di un indice del livello di maturità scientifica della ricerca: se i TRL sono bassi, significa essere più vicini all’approccio scientifico che al prodotto e, di conseguenza, questi sono i livelli più interessanti per il ricercatore.

I TRL possono anche permettere di definire le proprietà intellettuali. Infatti sono definiti secondo una scala che va da 1 a 9, con il valore 6 che fa da spartiacque: più si va verso l’1, più l’interesse è di tipo scientifico, ma andando verso il 9, l’interesse diventa sempre più tecnologico. In linea di massima, adottando questo criterio, fino a TRL 3÷4, l’azienda non pone troppi vincoli alla ricerca, ma per valori di TRL più alti, facilemente la proprietà intellettuale resta all’università o all’ente, ma lo sfruttamento tecnologico, i brevetti sono dell’azienda. Chiaramente non è detto che gli accordi fra istituzioni e impresa si basino sul TRL: le regole possono anche essere diverse, in funzione della policy contingente. L’azienda può avere un interesse molto forte sulla tecnologia, di cui vuole detenere il 100% della proprietà, oppure l’ente ha interesse al prodotto o allo sfruttamento tecnologico in altri settori: comunque sia, la proprietà intellettuale è regolata da precisi accordi contrattuali.

 

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