Ecometal: i prezzi delle materie prime

vito

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a cura di Ecometal

Tentiamo di fare il punto della situazione tra rincari e scarsità di approvvigionamento di materie prime.

I contorni sono sempre più quelli di una emergenza mondiale, ma soprattutto nazionale, che sta colpendo l’industria di trasformazione.

Le aziende, in particolare le Piccole e Medie Imprese (PMI) galvaniche, non sono più in grado di reggere l’urto dei rincari a doppia cifra dell’energia e delle materie prime e sono costrette a trasferirli a valle, ai propri clienti che a loro volta li scaricano sulle spalle dei consumatori.

Una situazione che allarma tutti i produttori di beni di consumo nel momento in cui sono impegnati nel braccio di ferro con le catene della moderna distribuzione per la rinegoziazione dei listini 2022.

Questo articolo vuole fornire alcuni elementi di riflessione, a tutti gli imprenditori galvanici e agli operatori che utilizzano i trattamenti galvanici nella loro filiera produttiva, per orientarsi in una congiuntura economica e politica difficile, complicata e in continua evoluzione.

Dapprima, verranno commentati i risultati dell’indagine “Materie prime: rincari, scarsità e contromisure” realizzata nell’ottobre 2021 da ASSINDUSTRIA VENETOCENTRO in collaborazione con Fondazione Nord Est.

L’indagine riporta le reazioni, le percezioni e le strategie di 557 aziende di fronte al problema dell’impennata dei prezzi.

Verrà poi analizzato e commentato l’andamento dei prezzi di energia elettrica, gas naturale, materie prime, triossido di cromo e trasporti nel corso degli ultimi due anni.

Indagine ASSINDUSTRIA VENETOCENTRO

Per piccola azienda si intende che impieghi meno di 20 addetti, per grande azienda che ne impieghi almeno 250.

Il 95,9% delle aziende intervistate ha riscontrato un aumento dei costi delle materie prime. Significativamente, questa percentuale sale al 97,2% se si considerano solo le piccole aziende e scende al 91,4% se si considerano solo le grandi aziende che verosimilmente hanno una maggiore capacità di negoziazione e quindi di spuntare prezzi migliori.

PUN
Fig. 1 – PUN medio mensile in euro/MWh da gennaio 2020 a dicembre 2021.

Opposto il rapporto se si considera invece la difficoltà di approvvigionamento denunciata dal 91,4% delle grandi aziende e solo (solo?) dal 83,3% delle piccole aziende.

Per quest’ultime è verosimilmente più facile procurarsi piccole quantità di materie prime ancorché a un costo maggiore rispetto alle grandi aziende.

Analogamente, l’aumento dei costi di trasporto delle materie prime è stato riscontrato dal 87,3% delle grandi aziende e solo (solo?) del 76,8% delle piccole aziende.

E’ verosimile che questa differenza sia il risultato della diversa struttura e lunghezza della catena di approvvigionamento nel senso che la piccola azienda paga l’aumento dei costi di trasporto inglobato in un maggior costo della materia prima mentre la grande azienda deve accollarselo.

Come hanno reagito e pensano di reagire le aziende all’aumento del costo delle materie prime è presto detto.

Il 20,2% dichiara un aumento dei prezzi di vendita così da poter compensare la crescita dei costi. Di gran lunga la maggior parte delle aziende, il 60,4%, dichiara un aumento dei prezzi di vendita ma non tale da assorbire totalmente l’aumento dei costi.

Solo il 19,4% dichiara nessun aumento dei prezzi di vendita e quindi di adattarsi a (o potersi permettere) una riduzione dei margini.

Sono quindi più del 80% le aziende che per compensare gli aumenti dei costi hanno deciso di, o sono state costrette ad, aumentare, chi più chi meno, i prezzi del loro listino.

Del tutto simile la ripartizione delle risposte alla domanda di una previsione sul perdurare della tendenza al rialzo dei costi delle materie prime.

Il 20,2% delle aziende ha risposto che durerà fino alla fine dell’anno.

Di gran lunga la maggior parte, il 63,2% si è detta convinta che l’aumento di protrarrà fino al primo semestre del 2022.

Solo il 16,6% pensa che la tendenza rialzista dei costi perdurerà anche oltre il primo semestre.

Alla domanda su quali saranno gli effetti del perdurare dell’aumento dei prezzi delle materie prime, il 26,2% delle aziende ha risposto dichiarando che aumenteranno i prezzi di vendita.

Il 62,7%, di gran lunga la maggior parte delle aziende, ritiene che un po’ aumenteranno i prezzi di vendita e un po’ sosterranno una riduzione dei margini.

PUN 2
Fig. 2 – PUN medio mensile in euro/MWh del dicembre 2021.

Solo l’11,1% dichiara di sostenere una riduzione dei margini.

Al punto precedente si è visto che il 79,8% delle aziende ha una visione pessimista sull’andamento dei prezzi delle materie prime che ritengono continueranno a crescere anche nel corso del 2022.

Questa visione pessimista trova riscontro nelle risposte a questa domanda che vedono crescere a quasi il 90% le aziende che aumenteranno i prezzi di listino nel corso del prossimo anno.

Quanto ai motivi che determinano la difficoltà di approvvigionamento, la massima parte delle aziende lo attribuisce a una scarsa disponibilità sul mercato.

Una percentuale minore lo attribuisce anche a un allungamento dei tempi di consegna.

C’è anche chi lamenta una bassa qualità delle materie prime.

Tra le strategie che le aziende prevedono di adottare col perdurare della situazione, quelle che trovano maggiori consensi sono la ricerca di nuovi fornitori e la revisione dei mercati di approvvigionamento.

Due aziende su 10 prevedono di adottare nuovi materiali mentre una su 10 prevede investimenti in economia circolare per ridurre le materie prime necessarie.

Il prezzo dell’energia elettrica

L’energia elettrica è essenziale nel mondo moderno e come tutti i beni ha un suo prezzo che dipende da molti fattori.

Il Prezzo Unico Nazionale (PUN) è il prezzo di riferimento del mercato all’ingrosso nel nostro Paese.

Il suo valore dipende da vari fattori, primo fra tutti dall’andamento dei consumi elettrici, e poi dal costo di produzione delle centrali, dal prezzo all’ingrosso degli altri mercati europei e anche da fattori esterni internazionali.

Inoltre, per regolamenti comunitari il prezzo dell’energia elettrica è parametrato alle variazioni del prezzo del gas.

Nella borsa elettrica viene negoziato ogni giorno il prezzo delle forniture di energia del giorno successivo, con un prezzo diverso ora per ora e zona per zona del Paese (Nord, Centro Nord, Centro Sud, Sud, Calabria, isole).

Il PUN è semplicemente la media di questi valori, pesata sui volumi di energia elettrica scambiati [1].

Nel periodo di 16 anni, dal 2005 al 2020, che comprende quindi anche la crisi del 2008, il PUN medio annuale è oscillato, grosso modo, tra i 40 e gli 80 €/MWh, con variazioni massime sull’anno precedente del 28% in più o del 27% in meno.

Il PUN medio annuo del 2021 è invece arrivato a 124,99 €/MWh con un incremento sull’anno precedente del 221%, cioè più che triplicato.

Nel corso del 2020 il PUN ha avuto un valore medio di 38,92 €/MWh però con variazioni superiori al 100% (cioè più che raddoppio del prezzo che è variato dal minimo di 21,79 €/MWh del mese di maggio al massimo di 54,04 €/MWh di dicembre).

Variazioni che però diventano trascurabili di fronte a quelle che si vedranno l’anno successivo.

Se a gennaio 2021 il PUN registra un valore di 60,71 €/MWh a dicembre arriva a 281,24 €/MWh cioè con un incremento del 463% (cioè più che quadruplicato!).

prezzo medio
Fig. 3 – Andamento dei prezzi medi settimanali espressi in euro/1000 litri del gasolio per autotrazione da gennaio 2020 a gennaio 2022.

Quella che, vista nel diagramma dell’andamento mensile del PUN, appare come una progressione geometrica piuttosto regolare analizzata più in dettaglio, ad esempio alla scala giornaliera come nel mese di dicembre 2021, risulta essere assai irregolare con prezzi che arrivano a variare anche di 100 €/MWh da un giorno all’altro.

Emblematico della volatilità del costo dell’energia elettrica è il dato del 22 dicembre 2021.

In quel mercoledì prenatalizio il costo è oscillato dal minimo di 333,90 €/MWh registrato alle ore 5 al valore massimo spaventoso di 533,19 €/MWh registrato solo quattro ore dopo.

 

È innegabile che quella che tutto il sistema produttivo nazionale (ed europeo) ha vissuto nel secondo semestre del 2021 (e sta ancora vivendo) sia una congiuntura assolutamente eccezionale.

Quali ne siano le cause e quali le conseguenze le spiega bene l’articolo di Claudio Paudice “La variante gas su bollette, imprese e Recovery” pubblicato da Huffington Post il 1° dicembre 2021 [2].

Le cause (o forse la causa)

Scrive Claudio Paudice: «La madre di tutte le cause è la penuria – e il contestuale aumento del prezzo – di gas che ha innescato un complicato effetto domino sui mercati delle materie prime, sulla produzione industriale, sull’inflazione, sulle bollette».

Bisogna avere bene a mente che il fabbisogno di energia elettrica in Italia viene soddisfatto (TERNA – Dati provvisori di esercizio del sistema elettrico nazionale, 2020) [3] con l’energia prodotta per il 51% da fonti non rinnovabili (centrali termoelettriche a gas naturale per circa 2/3 e a carbone o altri combustibili per il restante 1/3), 38% da fonti rinnovabili (5% geotermica, 41% idroelettrica, 16% eolica, 22% fotovoltaica, 16% biomasse), 11% saldo estero (differenza tra importazione ed esportazione).

Risulta evidente quindi che il prezzo del gas è un fattore critico, capace di condizionare il prezzo dell’energia elettrica.

Tra i motivi del caro prezzo del gas, Claudio Paudice elenca «il boom della domanda globale post-Covid, l’accaparramento cinese di Gnl (gas liquido) alla ripresa dopo i lockdown, la minore fornitura dalla Russia e lo stop burocratico al Nord Stream 2, l’apporto ancora insufficiente delle rinnovabili, eventi climatici avversi, la grave dipendenza da Paesi stranieri e la contestuale riduzione della produzione interna, le politiche per la transizione green».

Le conseguenze

Nel libero mercato esistono più o meno numerose aziende, in genere piccole, che di tanto in tanto fanno acquisti (spot) di energia elettrica al miglior prezzo e la rivendono ai propri utenti a una tariffa fissa per un periodo più o meno lungo.

Andamento dei prezzi in euro/t
FIG. 4 – Andamento dei prezzi in euro/t dei metalli indicati nel biennio 2020-2021.

In una situazione con prezzi generalmente in discesa questo meccanismo permette all’azienda elettrica fornitrice di guadagnare e agli utenti industriali di avere forniture a un prezzo stabilito per periodi definiti più o meno lunghi e quindi di tenere sotto controllo i costi di produzione e di conseguenza i prezzi di vendita.

Ma in una congiuntura come quella attuale di prezzi crescenti, e crescenti in modo vertiginoso, questo meccanismo non funziona più perché le aziende elettriche si trovano a rivendere l’energia sottocosto fino a fallire.

Ed è quello che è successo (così riporta l’articolo) nel Regno Unito dove nel trimestre settembre-novembre 2021 sono fallite ben 27 aziende elettriche.

Il mercato elettrico nazionale beneficia di tutele maggiori che nel Regno Unito e pertanto non si arriverà a queste situazioni drammatiche ma certo è che le aziende che si sono avvantaggiate di contratti a prezzo fisso difficilmente potranno avvantaggiarsene ancora.

In pratica l’azienda galvanica che, grazie a un contratto di fornitura a prezzo bloccato sottoscritto ad esempio nel dicembre 2020, ha potuto acquistare l’energia elettrica per tutto il 2021 a 40 €/MWh è probabile che a gennaio si veda proporre solo contratti a prezzo variabile a partire da 400 €/MWh cioè un prezzo ben 10 volte superiore.

Il prezzo del gas naturale

Si è visto che il PUN è il risultato di una serie di fattori e, tra questi, il prezzo del gas è certamente il più rilevante poiché più della metà (tra il 51 e il 56% negli ultimi 5 anni) dell’energia elettrica prodotta in Italia è termoelettrica ottenuta soprattutto bruciando gas naturale.

Fig. 5 – Prezzo medio trimestrale in cEuro/m³ della fornitura di gas naturale ad uso domestico (<1400 m³/anno) nel mercato tutelato dal 2020 al 2022.

Per avere un’idea dell’andamento del prezzo del gas naturale in Europa si può fare riferimento ai dati statistici pubblicati dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA)[4].

Nella “Relazione annuale sullo stato dei servizi” (aggiornamenti del 2018, 2019 e 2020) si osserva che nel periodo 2017-2020 il prezzo medio del gas naturale alle frontiere dell’Unione Europea ha avuto ampie oscillazioni, passando dai 18,07 c€/m3.

(centesimi di Euro per metro cubo) del 2017 ai 23,81 c€/m3 del 2018 per poi scendere ai 17,51 c€/m3 del 2019 fino al minimo di 10,82 c€/m3 registrato nel 2020.

È solo nel 2021, anno appena concluso, che la situazione cambia radicalmente. Gli unici dati statistici al momento disponibili sono quelli dei prezzi relativi al gas naturale per uso domestico (riscaldamento, acqua calda e cucina) del mercato tutelato.

La tabella 1 riporta la spesa media trimestrale in c€/m3 della fornitura di gas naturale a uso domestico, nella classe di consumo inferiore a 1400 m3/anno, nel mercato tutelato dal 2020 al gennaio 2022 (prima colonna).

La seconda colonna riporta il costo della materia prima gas naturale. La terza riporta la spesa per il trasporto, la distribuzione agli utenti, lo stoccaggio, la gestione del contatore.

La quarta gli oneri di sistema, cioè la spesa che serve per coprire gli incentivi per i progetti di risparmio energetico. La quinta colonna riporta le imposte e l’ultima la spesa complessiva.

I dati riportati in tabella e, meglio ancora, la loro rappresentazione grafica mostrano chiaramente che da gennaio 2020 a gennaio 2022 il prezzo del gas naturale è aumentato del 241% (più di 3 volte).

Più in dettaglio si osserva che negli ultimi 18 mesi, dal luglio 2020 a gennaio 2022, il prezzo del gas è aumentato di 5 volte e i maggiori aumenti (da 36,85 a 96,64 c€/m3) sono intervenuti negli ultimi 6 mesi.

spesa media trimestrale

Il prezzo delle materie prime

La tabella 2 e la figura 4 riportano i prezzi medi espressi in €/t nel mese e nell’anno indicati per alcune delle materie prime maggiormente utilizzate dalle aziende galvaniche (Nichel, Zinco, Rame, Stagno).

Nel corso del 2020 il loro prezzo aveva subito incrementi relativamente modesti mentre nel corso del 2021 i rincari sono stati drammatici con lo Stagno che si è visto quasi raddoppiare di prezzo [5].

È risaputo che incrementi di prezzo considerevoli hanno subito nello stesso intervallo di tempo anche altre materie prime (acciaio, acciai speciali, alluminio, etc.) indispensabili all’attività manifatturiera e non solo.

Il rialzo dei prezzi è stato talora accompagnato da carenze di offerta e conseguente difficoltà di approvvigionamento.

Triossido di cromo

Un capitolo a parte merita il triossido di cromo necessario alle numerose aziende galvaniche che effettuano trattamenti di cromatura tanto funzionale quanto decorativa.

Alcuni consorziati hanno segnalato delle difficoltà di approvvigionamento e un sensibile rincaro del prezzo, tra il 10 e il 20%, a seconda del contratto di fornitura.

La difficoltà di approvvigionamento sembrerebbe legata alla particolare situazione in cui si trova il triossido di cromo dopo l’Autorizzazione rilasciata alle aziende del CTACSub il 18 dicembre 2020 per solo 5 dei 6 usi per i quali era stata richiesta (si veda l’articolo di dicembre 2021 su questa stessa rivista).

prezzi medi espressi in €/tL’Autorizzazione ha comportato una complicazione dell’attività ispettiva e una intensificazione dei controlli che può aver rallentato e ancora rallentare il normale processo di fornitura.

Dall’Autorizzazione per i 5 usi rilasciata fino al 21 settembre 2024 e da quella ancora in attesa della decisione della Commissione Europea, dipende la possibilità di lavorare della stragrande maggioranza delle aziende di cromatura.

Visto il tempo impiegato dalla Commissione Europea per prendere la sua decisione e l’esito incerto fino all’ultimo della richiesta del CTACSub e l’incertezza che ancora si deve registrare sul futuro è probabile che saranno numerose le aziende che decideranno di procedere con una propria richiesta di autorizzazione e questo comporterà nuovi costi non trascurabili.

Il prezzo dei trasporti

Che il prezzo del carburante per autotrazione sia aumentato lo si può verificare ogni giorno al distributore (1 litro di benzina in autostrada lo si può pagare più di 2 €).

L’andamento del prezzo del gasolio per autotrazione negli ultimi due anni mostra che, effettivamente, ha incominciato a crescere da novembre 2020 e raggiunto il massimo esattamente un anno dopo. Da gennaio 2020 a gennaio 2022 l’aumento è stato del 7% circa.

Conclusioni

I dati fin qui presentati documentano in modo inequivocabile un generale aumento dei prezzi medi delle materie prime nel corso degli ultimi due anni [6].

L’energia elettrica è aumentata del 463%. Il gas naturale è aumentato del 241%.

Materie prime come Zinco, Rame, Nichel e Stagno sono aumentate rispettivamente del 36%, 29%, 21% e 94%.

Il gasolio per autotrazione è aumentato del 7%.

Ciascuna di queste componenti ha una diversa incidenza sul costo complessivo delle lavorazioni galvaniche e ciascun imprenditore farà i propri calcoli, certo è che il mercato è molto instabile e le previsioni sulla sua evoluzione contrastanti. Sarebbe interessante tornare a chiedere alle 557 aziende dell’indagine di ASSINDUSTRIA VENETOCENTRO cosa abbiano realmente fatto nei tre mesi trascorsi da ottobre a oggi di fronte al perdurare dell’aumento dei prezzi delle materie prime.

Chi aveva già deciso di aumentare i prezzi (il 26,2% degli intervistati) non avrà di certo cambiato opinione e lo avrà fatto.

Improbabile che chi (l’11,1%) aveva dichiarato che avrebbe sostenuto l’aumento dei prezzi solo con una riduzione dei margini sia riuscito davvero a farcela.

Ecco che la domanda davvero interessante da fare al rimanente 62,7% delle aziende che pensavano di aumentare un po’ i prezzi di vendita e un po’ ridurre i margini come abbiano ripartito l’aumento dei costi delle materie prime tra queste due voci.

Nota: questo articolo è stato chiuso il 10 gennaio 2022. L’articolo si basa su dati e informazioni reperite in rete alla stessa data nelle fonti indicate nelle note di chiusura.

Bibliografia

  1. I dati qui presentati e discussi sono tratti dal sito del Gestore deiMercati Energetici S.p.A. https://www.mercatoelettrico.org/It/default.aspx
  2. https://www.huffingtonpost.it/entry/la-variante-gas-su-bollette-imprese-e-pnrr_it_61a792bae4b044a1cc1d2104?utm_hp_ref=it-homepage
  3. Il gruppo Terna è proprietario della Rete di Trasmissione Nazionale italiana (RTN) dell’elettricità in alta e altissima tensione. Svolge un ruolo di servizio pubblico, indispensabile per assicurare l’energia elettrica al Paese e permettere il funzionamento dell’intero sistema elettrico nazionale. Terna è responsabile delle attività di pianificazione, sviluppo e manutenzione della RTN nonché della gestione dei flussi di energia elettrica che vi transitano. Assicura che l’offerta di energia immessa nella rete sia costantemente uguale alla domanda, ossia ai consumi di elettricità (dispacciamento). https://download.terna.it/terna/Dati_provvisori_esercizio_2020_8d921d6104c3b55.pdf
  4. L’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) svolge attività di regolazione e controllo nei settori dell’energia elettrica, del gas naturale, dei servizi idrici, del ciclo dei rifiuti e del telecalore. ARERA è un’autorità amministrativa indipendente che opera per garantire la promozione della concorrenza e dell’efficienza nei servizi di pubblica utilità e tutelare gli interessi di utenti e consumatori (https://www.arera.it/it/index.htm).
  5. Elaborazione di dati tratti dal sito: https://www.kme.com/it/services/prezzi-metalli/historical/dati-storici-nichel
  6. Fonte: Ministero della Transizione Ecologica – Direzione Generale Infrastrutturee Sicurezza ( https://dgsaie.mise.gov.it/prezzi_carburanti_mensili.php).

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