Nuove frontiere della lubrorefrigerazione

Marcello Carboni

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lubrorefrigerazione

La lubrorefrigerazione è il cuore di ogni lavorazione per asportazione di truciolo, in costante evoluzione e con nuovi punti di vista e considerazioni.

Se ci si sofferma a ragionare sul concetto di evoluzione, si può correre il rischio di trovarsi a vagare senza meta in un labirinto di saggistica, riflessioni, tesi e opinioni tra le più varie e discordanti. Tuttavia, una frase in particolare colpisce per capacità di sintesi e densità di significato: “L’evoluzione protende alla perfezione e alla complessità”. Pronunciata dallo scienziato francese Jean-Baptiste Lamarck. Un’espressione nata riflettendo sull’evoluzione della specie, ma è calzante anche per altri ambiti. Del resto l’evoluzione delle lavorazioni meccaniche può essere letto proprio come il raggiungimento della massima efficienza di processo.

Affinché un processo possa raggiungere il livello di efficienza desiderato, è necessaria una altrettanto efficiente lubrorefrigerazione, da cui dipendono le prestazioni e la vita di macchina e utensili.

Come è noto, in una lavorazione non può essere evitata la produzione di calore, ma il fluido da taglio ne permette la gestione, smorzando sia il calore prodotto sia, allo stesso tempo, gli effetti dell’attrito. Due funzioni in una: raffreddare e lubrificare. È qui che si riscontra la complessità, come dalla citazione di Lamarck, se a questa doppia funzione si aggiungono anche problematiche ambientali, legate allo smaltimento dei liquidi, e di sicurezza degli addetti ai lavori, il gioco diventa ancora più duro.

Sempre in termini di evoluzione, da diverso tempo non si parla più solo di macchina utensile, utensile e lubrorefrigerazione come elementi separati all’interno di un processo produttivo, ma sta prendendo piede l’idea di “sistema macchina utensile”, un concetto più ampio e inclusivo, dove la macchina utensile e tutti i suoi dispositivi, lavorando in modo sinergico, portano al risultato atteso.

All’interno di un tale sistema è comunque imprescindibile la lubrorefrigerazione, elemento chiave del processo produttivo e centro nevralgico di una serie di questioni ed elementi da considerare, tra i principali: device, smaltimento, sostenibilità.

Wet o dry? Questo è il dilemma

Tradizionalmente le lavorazioni per asportazione di truciolo hanno sempre previsto l’utilizzo di fluidi lubrorefrigeranti, ma questa non è l’unica strada percorribile. A lato della tradizionale lavorazione a umido si è affiancata, in tempi più recenti, la tecnologia delle lavorazioni a secco, con la prospettiva che, quest’ultima, potesse diventare la lavorazione prevalente. E questo per una serie di motivi, ad esempio, il fatto che comporta una riduzione dei costi: minori per l’acquisto dei fluidi da taglio e, da non sottovalutare, anche nella gestione e nello smaltimento, con costi che sono stimati intorno al 16% del costo medio di produzione.

Tuttavia, la tradizionale lavorazione wet non è mai stata soppiantata, anche se l’interesse per nuovi tipi di lavorazioni continua ad aprire nuovi scenari e possibilità. È dagli anni ’90 che uno degli obiettivi è la costante riduzione dell’utilizzo di lubrorefrigeranti, pensando a una possibile futura eliminazione, per venire incontro ai nuovi target di carattere economico, oltre che di ecosostenibilità. Studi e sviluppo tecnologico non si fermano e si continua a spingere verso soluzioni avanzate.

Novità che permettano di superare la tecnologia di lubrorefrigerazione tradizionale, al momento ritenuta quasi imprescindibile nelle operazioni di taglio continuo di materiali difficili da lavorare. Efficienza ed efficacia sono le parole chiavi di questa ricerca continua, tenendo ben presente gli imprescindibili target di sostenibilità. È proprio in questo contesto che la lubrorefrigerazione minimale sta giocando un ruolo chiave.

 

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