Come e perché superare l’Industria 4.0

Martino Barbon

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industria 5.0

La manifattura è il motore dell’Europa, e come tutti i motori avrà presto bisogno di una revisione. Industria 4.0 non è un traguardo ma una tappa intermedia, che andrà superata per rendere la fabbrica una realtà (nuovamente) competitiva, sostenibile e a misura d’uomo.

Il concetto di “Industria 4.0” è nato in Germania nel 2011, come parte di una strategia tecnologica destinata alle aziende, alla ricerca, e ai legislatori. Il suo scopo prefissato era non solo aiutare l’economia a superare la crisi degli anni precedenti, ma anche di traghettare il comparto manifatturiero verso l’efficienza energetica e l’azzeramento delle emissioni di CO₂.

Secondo i proclami iniziali, Industria 4.0 sarebbe stata una promessa di rivoluzione ed evoluzione non solamente produttiva, ma anche e soprattutto ecologica, lavorativa, informativa, e organizzativa. Dopo 10 anni queste aspettative si sono drasticamente ridotte, limitandosi a cambiamenti di carattere tecnologico.

Quasi tutte le applicazioni sono incentrate sulla sensorizzazione dei macchinari e sul trattamento digitale dei dati (spesso al solo scopo di accedere agli incentivi) senza grandi ripercussioni reali sul modo di produrre, lavorare, e consumare. Mettendo da parte la mole di convegni, linee guida, normative e cataloghi stilati in questo decennio, il paradigma produttivo che va sotto il nome di Industria 4.0 è ancora di là da venire per la maggior parte delle aziende italiane ed europee.

L’adozione delle tecnologie digitali, nonostante le previsioni di crescita esponenziale, sta procedendo in Europa in forma più graduale. I principali imputati, lo sappiamo, sono la mancanza di investimenti in infrastrutture, la frammentazione del mercato, e la carenza di competenze. Perché allora parlare già di Industria 5.0? Per due motivi principali: il primo è che Industria 4.0 è un concetto limitato, che non abbraccia a sufficienza gli aspetti sociali ed ambientali del lavoro.

Il secondo è che, spesso, porsi degli obiettivi più sfidanti e a lungo termine aiuta a tenere saldo il timone e tracciare la rotta.

Le radici dell’Industria 5.0

Come sappiamo, la prima Rivoluzione Industriale è stata quella del carbone, del vapore, e della ferrovia. La seconda quella del motore a scoppio, dell’elettricità, e della catena di montaggio. La terza è quella dell’automazione, dei CNC, e dell’informatica. Come per le precedenti 3 Ere dell’Industria, il cambiamento non avviene istantaneamente. Ogni fase nasce e si sviluppa basandosi sul modo precedente di produrre, affiancandolo e migliorandolo dall’interno.

È interessante notare che tra la prima e la seconda sono passati 200 anni; tra la seconda e la terza circa 75; e tra la terza e la quarta solamente 40: segno evidente che Industria 5.0 non si farà certo attendere. Il suo scopo è introdurre un differente punto di vista, evidenziando l’importanza della Ricerca e dell’Innovazione per supportare le aziende nel loro impegno a lungo termine a servizio del genere umano, nel rispetto delle capacità del nostro pianeta.

I tre pilastri di I5.0

Sostenibilità, centralità dell’uomo e resilienza sono le caratteristiche distintive di Industria 5.0. Non si tratta solamente di caratteristiche desiderabili, ma delle vere e proprie peculiarità indispensabili affinché l’industria europea rimanga rilevante, competitiva e pronta per il futuro. Quindi, quando ci chiediamo come possiamo far accadere l’Industria 5.0, ci chiediamo come la politica europea possa fornire le condizioni necessarie all’industria per prepararsi e innovare per il futuro.

 

 

 

 

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