La manifattura italiana traina l’economia europea

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E’ un’istantanea che ci riempie di orgoglio quella scattata da Confindustria nel “Rapporto sulla manifattura italiana 2021“. Numeri e dati alla mano, infatti, la manifattura italiana ha recuperato stabilmente i livelli di attività precedenti lo scoppio della pandemia, diventando uno dei principali motori della crescita industriale nell’Eurozona. Molto meglio, per intenderci, anche di Germania e Francia, dove il riassorbimento dello shock appare ancora lontano.

Il sistema regge

La performance industriale italiana è spiegata innanzitutto da una dinamica della componente interna della domanda che, grazie alle misure governative di sostegno ai redditi da lavoro prima e di stimolo alla spesa dopo, ha dato un contributo decisivo alla ripresa della produzione nazionale. A fronte di un fatturato estero che ad agosto del 2021 ha segnato un +2,8% in valore rispetto al picco di febbraio 2020, il fatturato interno ha registrato nello stesso arco temporale un +7%. Un ruolo fondamentale è poi rappresentato dal basso grado di esposizione delle imprese manifatturiere italiane alle strozzature che stanno affliggendo le catene globali del valore in questo frangente. Con riferimento all’inizio del terzo e quarto trimestre del 2021, “solo” il 15,4% di esse ha lamentato vincoli di offerta alla produzione per mancanza di materiali o insufficienza di impianti, contro una media Ue del 44,3% e a fronte addirittura del 78,1% dei rispondenti in Germania.

La dinamica complessiva della demografia di impresa nel manifatturiero non ha quindi subito variazioni di rilievo per effetto della crisi pandemica, anche se il saldo tra iscrizioni e cessazioni continua ad essere negativo: la perdita cumulata tra il 2017 e il 2021 è stimata in oltre 37 mila unità.

Molto eterogenea a livello settoriale la dinamica della produzione italiana nell’ultimo biennio. Bene, sotto la forte spinta alla digitalizzazione, il comparto dell’elettronica e, con il traino del boom degli investimenti pubblici e privati in costruzioni, tutti i comparti legati alla filiera dell’edilizia. Ancora male, per problemi di domanda e strozzature di offerta, i settori della moda e dei mezzi di trasporto. Segno negativo – in controtendenza rispetto alla dinamica osservata a livello medio globale – anche per la farmaceutica.

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