Export: i mercati più promettenti per il 2023

vergine stefano

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Le previsioni contenute nel rapporto di SACE. Le maggiori opportunità di export per la meccanica italiana sono in Medio Oriente e in America Latina.

Arabia Saudita, Colombia, Emirati Arabi Uniti, India, Messico, Spagna e Stati Uniti. Per le aziende italiane, sono questi i mercati esteri più promettenti per il 2023, soprattutto per chi esporta componenti meccanici.

Il dato è contenuto nell’ultimo rapporto sull’export di SACE – Servizi assicurativi e finanziari per le imprese, gruppo controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), che da ormai 40 anni si occupa di assicurare i crediti all’esportazione delle aziende italiane e ultimamente ha allargato il suo perimetro di azione, occupandosi tra le varie cose anche di fornire alle aziende garanzie sui finanziamenti bancari per investimenti nella green economy.

Il “Rapporto export 2022” come ogni anno fa il punto della situazione e prova a immaginare, sulla base dei dati macroeconomici e dei piani annunciati dai vari governi del mondo, come andranno le cose nel 2023 per le imprese italiane interessate a vendere i loro prodotti all’estero.

Fare previsioni è sempre rischioso ma, per il 2022, forse lo è ancora di più.

La guerra in Ucraina, lo scontro tra Oriente e Occidente, la crisi energetica, l’onda lunga del Covid, l’inflazione a tassi che non si vedevano da decenni e la stretta monetaria decisa dalle più importanti banche centrali hanno modificato radicalmente gli equilibri politici ed economici.

Tutti questi fattori, molti dei quali strettamente collegati tra loro, hanno mandato in subbuglio i mercati mondiali scatenando effetti a catena la cui fine per ora non si riesce nemmeno a intravedere.

Eppure, o forse proprio per questo, per chi è abituato ad esportare senza porsi particolari limiti geografici ci sono molte opportunità da sfruttare.

Prima di descriverle, vediamo però com’è andato il 2022 secondo gli analisti di Sace.

“Caro export”

Lo studio, pubblicato lo scorso settembre, dal titolo “Caro export – sfide globali e il valore di esserci”, prevede per il 2022 una crescita delle esportazioni di beni italiani del 10,3% (pari a 569 miliardi di euro) rispetto al 2021, e un aumento dell’export di servizi del 19,9%, equivalente a 109 miliardi di euro.

Le stime si basano su quanto già avvenuto nel corso del 2022, tenendo però in considerazione anche il rallentamento dell’economia mondiale a cui stiamo assistendo in questa fase finale dell’anno.

exportNei primi otto mesi del 2022 le esportazioni italiane sono aumentate in valore del 22,1% rispetto allo stesso periodo del 2021.

Il dato percentuale non deve trarre in inganno. A crescere così tanto non sono stati, infatti, i volumi dei beni esportati (solo +1%), ma i prezzi: il valore medio unitario della merce ha segnato infatti un rialzo del 20,9%, causato in larga parte dai rincari delle commodities, prime fra tutte quelle energetiche.

Dove va l’export italiano?

A livello geografico, in Europa l’export italiano è cresciuto del 24,5%, spinto soprattutto dalle vendite in Belgio (+43,3%), Spagna (+28,4%) e Paesi Bassi (+24,5%).

Anche fuori dall’Ue il valore della merce venduta è aumentato (+19,5%), ma con enormi differenze da Paese a Paese.

In Russia c’è stato un tonfo dopo l’invasione dell’Ucraina e l’inizio della guerra commerciale (-20,5%).

Sono invece cresciuti molto Turchia (+40,2%), Stati Uniti (+31%) e India (+27,4%), mentre hanno registrato tassi inferiori alla media Paesi come Regno Unito (+17,8%), Giappone (+4,8%) e Cina (+2,7%).

Capire come andranno le cose in futuro è opera da veggenti. Una pace, o perlomeno una tregua tra Mosca e Kiev sul conflitto in corso in Ucraina, potrebbe, ad esempio, rappresentare una fortissima spinta per tutta l’economia mondiale, ma pronosticarla, nel momento in cui stiamo scriviamo, è impossibile.

Si apre la forbice fra Occidente e Oriente

Secondo gli analisti di Sace, qualche punto fermo tuttavia si può tracciare.

«La tendenza verso una divergenza sempre più rilevante tra Occidente e Oriente, che si rifletterà in un’auspicata maggiore diversificazione dei mercati di approvvigionamento e di sbocco e in una riorganizzazione della produzione mondiale, tuttavia non implicherà un processo di integrale deglobalizzazione, che sarebbe quanto meno penalizzante per l’economia italiana» si legge nel rapporto.

Il vento di Spagna, opportunità per la meccanica italiana

Se quella della deglobalizzazione resta comunque una dinamica che, anche qualora dovesse svilupparsi, mostrerebbe i suoi effetti nel medio periodo, c’è qualcosa di più tangibile nell’immediato per le imprese italiane alla ricerca di nuovi mercati di sbocco.

Innanzitutto il Next Generation EU, il grande piano d’investimenti pubblici (oltre 800 miliardi di euro inseriti all’interno del bilancio europeo 2021-2027) varato dalle istituzioni europee per rilanciare l’economia comunitaria dopo il covid.

«I piani economici di rilancio, in chiave infrastrutturale, promossi dai diversi Paesi – scrive infatti Sace – saranno alla base della crescita delle vendite oltreconfine nel 2023 anche dei beni d’investimento, trainati in particolare dai mezzi di trasporto e dalla meccanica strumentale.»

export italiano 2023Proprio per via del Next Generation EU e dei conseguenti Piani nazionali di resistenza e resilienza (più noti con l’acronimo di PNNR), Sace prevede che la nazione europea più interessante per gli esportatori italiani sarà la Spagna.

Non in termini assoluti, dato che Germania e Francia restano i principali sbocchi europei del made in Italy, ma per via della crescita che il mercato iberico dovrebbe registrare.

Dopo Roma, Madrid è infatti il secondo Paese per ammontare richiesto alla Ue nell’ambito del Next Generation Eu: 69,5 miliardi di euro in sovvenzioni a fondo perduto per incentivare la transizione verde e la trasformazione digitale sia della pubblica amministrazione che delle pmi.

Forte dei suoi sei terminal di GNL (gas naturale liquefatto) che garantiscono al Paese il prezzo del metano più basso del Vecchio Continente, la Spagna sta puntando forte sull’eolico: il governo guidato da Pedro Sanchez vuole diventare il primo Paese europeo per capacità installata di energia eolica offshore, puntando soprattutto su un nuovo hub da realizzare intorno alle isole Canarie.

È da qui che, secondo Sace, arrivano le maggiori opportunità per le aziende italiane del settore della meccanica strumentale, le cui esportazioni verso la Spagna dovrebbero crescere del 9,9% nel 2022 e del 6,8% nel 2023.

L’economia verde degli Usa fa ben sperare

Sempre guardando ad ovest, il rapporto di Sace punta forte anche sugli Stati Uniti. Terzo partner commerciale dell’Italia, con un peso di quasi il 10% sul totale dell’export nostrano di beni in valore, gli Usa se la passano molto meglio dell’Europa in termini economici, anche perché dalla guerra in corso in Ucraina stanno ottenendo quasi esclusivamente vantaggi commerciali.

Anche in questo caso, a far ben sperare sono gli investimenti previsti da Washington nel settore dell’economia verde, in particolare l’Inflation Reduction Act, legge approvata lo scorso agosto che prevede, tra le altre misure, agevolazioni per la transizione energetica e il contrasto ai cambiamenti climatici.

«I piani di sostegno e sviluppo dell’amministrazione americana spingeranno il nostro export di beni di investimento – che costituiscono quasi la metà delle nostre vendite a stelle e strisce – soprattutto nella componente della meccanica strumentale che nel 2022 è attesa crescere del 7,9%, per poi assestarsi al + 4,3% nel 2023» scrive Sace nel suo rapporto annuale.

Più meccanica strumentale negli Emirati Arabi Uniti

Per i produttori di trasmissioni di potenza interessati a tassi di crescita a doppia cifra, però, c’è soprattutto un mercato da monitorare con attenzione. Quello degli Emirati Arabi Uniti.

Sace lo mette in cima alla classifica dei Paesi più attraenti per l’Italia. La ripresa dell’export di greggio dopo il covid e i prezzi alle stelle del barile hanno determinato una crescita rilevante dell’export italiano in quella che è la seconda meta del made in Italy nell’area, dopo la Turchia.

A tirare è soprattutto la meccanica strumentale italiana, le cui esportazioni verso gli Emirati dovrebbero aumentare del 18,6% (2022) e del 23,3% (2023), stima Sace.

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Fig. 1 – I mercati esteri più promettenti per il 2023, sopratutto per chi esporta beni strumentali

La spiegazione sta nelle scelte del governo locale che ha deciso di diversificare la propria economia, finora quasi interamente basata su idrocarburi (per Abu Dhabi) e immobiliare (per Dubai), con iniziative come la cosiddetta “Operazione 300 miliardi”, promossa dal Ministero dell’Industria e della Tecnologia con lo scopo di raddoppiare entro il 2031 il contributo del settore industriale e manifatturiero al prodotto interno lordo nazionale.

Sempre in Medio Oriente, Sace prevede prospettive interessanti anche per l’Arabia Saudita.

In questo caso l’aumento dell’export non deriva dagli investimenti pubblici messi in campo da Ryad, che anzi sta puntando al consolidamento fiscale, ma dalla crescita del settore petrolifero.

Risultato? Le esportazioni italiane di meccanica strumentale in Arabia Saudita sono previste a + 13,7% nel 2022, con applicazioni soprattutto sui macchinari funzionali all’industria dell’Oil&Gas.

In crescita le esportazioni italiane verso l’India

Resta molto attraente, come capita ormai da diversi anni, il mercato dell’India, nazione da 1,4 miliardi di abitanti, il cui PIL nel 2022 dovrebbe essere cresciuto del 6,8% secondo la Banca Mondiale, il tasso maggiore tra le grandi economie mondiali, più del doppio rispetto alla Cina.

Non è ancora chiaro se e con chi si schiererà Nuova Delhi nella nuova sfida tra il blocco occidentale e quello orientale, ma di certo le esportazioni italiane verso l’India continuano a crescere. Sace nel suo report stima + 13,1% (2022) e + 4,4% nel 2023.

Le opportunità, si legge nello studio, «sono legate alle politiche di sviluppo infrastrutturale da parte del governo indiano, perseguito attraverso un incremento diretto della spesa pubblica e incentivato attraverso il ruolo preminente stabilito per gli schemi di Partenariato Pubblico Privato (PPP)».

Per la meccanica strumentale italiana, nel 2022 Sace ha previsto un aumento dell’export dell’11,1%, senza per questo dimenticare un segnale altrettanto positivo sul fronte delle importazioni: «Alla luce del protrarsi del conflitto in Ucraina, infatti, le imprese italiane del settore potranno approvvigionarsi di argilla, ghisa, ferro e acciaio in India sostituendo o compensando gli acquisti provenienti da Ucraina e Russia», si legge nel rapporto.

Ottime performance in America Latina

Ma le vere sorprese arrivano dall’America Latina. La lontananza dal conflitto russo-ucraino, il relativo isolamento di molte economie rispetto alle catene globali del valore e l’autosufficienza energetica e alimentare che caratterizza l’area sono citati dagli analisti di Sace tra i motivi che hanno permesso a molti Paesi di cavarsela meglio di altri.

Non è un caso che, nella classifica delle nazioni più attraenti per l’export italiano di beni, al secondo e al terzo posto ci siano infatti Messico e Colombia.

Il motivo è condensato nei numeri registrati nei primi otto mesi dello scorso anno, secondo i quali dovrebbe essere confermata una crescita del valore delle vendite di made in Italy rispettivamente del 14% e del 15,7% per il 2022 e del 4,5 e del 7,1% per il 2023.

Sono tra i tassi più alti al mondo, ma va fatta una precisazione. Il Messico è già un partner commerciale relativamente importante per l’Italia (merci esportate per 3,9 miliardi di euro nel 2021), mentre la Colombia in valori assoluti conta ancora poco (700 milioni nel 2021).

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Fig. 2 – I principali mercati di sbocco per l’export italiano.

Sebbene Bogotà non abbia mai attirato grandi quantitativi di merce italiana, le cose potrebbero presto cambiare, soprattutto per chi realizza componenti meccanici.

Come spiega Sace nel suo report: «il nuovo governo di Gustavo Petro, il primo di sinistra nella storia colombiana, ha l’obiettivo di industrializzare maggiormente il Paese, ridurre il peso dei combustibili fossili nella matrice energetica puntando con grande impegno politico e finanziario sulle rinnovabili».

Conseguenze? «Nei prossimi anni sono attesi risultati brillanti per quanto riguarda l’export di meccanica strumentale.»

Molto dipenderà ovviamente da quanto resisterà il governo in carica, ma non c’è dubbio che se davvero nei prossimi anni la Colombia – con i suoi 51 milioni di abitanti – riuscirà a trasformare la propria economia in chiave industriale, a beneficiarne maggiormente saranno i produttori di trasmissioni di potenza. Almeno quelli che avranno investito sulla crescita del Paese.

di Stefano Vergine

 

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