Dalla parte dell’efficienza energetica

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Oggi la conservazione e l’uso razione dell’energia sono argomenti “caldi” e il ruolo dell’energy manager è sempre più necessario. Si tratta di una figura che ha il compito di aumentare la consapevolezza di come l’energia viene utilizzata e, di conseguenza, di individuare e valutare le possibili aree di miglioramento.

Il tema dell’energia, o, meglio, del suo consumo, è quantomai scottante e, in non pochi casi, riuscire ad avere un uso razionale dell’energia può essere la linea di demarcazione fra la chiusura di un’attività, o il suo proseguo.

Qualche anno fa l’efficienza energetica era vista solo in chiave di neutralità climatica, quella che la Ue chiede sia raggiunta entro il 2050, ma oggi la situazione è ben più complicata e difficile, motivo per cui si è passati da un auspicato comportamento virtuoso e consapevole, a una necessità pressante, in particolare per tutte le realtà energivore.

Il contesto attuale non sembra possa stabilizzarsi nel breve periodo, non sono previste importanti contrazioni dei costi, motivo per cui il tema dell’efficienza energetica è assolutamente centrale e richiede, oltre ad accurate riflessioni, anche la messa in campo di tutte le strategie possibili.

Se “efficienza” è un termine dal significato noto, lo è un po’ meno quando è affiancato a “energetica”. Certo, l’interpretazione più ovvia suggerisce che si tratti di utilizzare al meglio le risorse energetiche, ma come si fa? Una bella domanda. E anche una bella sfida. Ed è qui che entra il gioco l’energy manager.

Da oltre 50 anni…

L’energy manager è il responsabile dell’energia, con un ruolo a cavallo fra la meccanica e il settore energetico, quindi con una connotazione molto ampia e non circoscritta, con il compito di cercare di razionalizzare al massimo i consumi, senza perdere di vista le tecnologie note come green. Il manager dell’energia dovrebbe dunque occuparsi di tutto ciò che ha attinenza con l’utilizzo di energia, e ciò presuppone che la questione venga affrontata su due fronti, quello tecnico e quello gestionale.

Le sfide da affrontare affondano le radici in quasi mezzo secolo fa, e infatti la figura professionale dell’energy manager è nata in seguito alla crisi petrolifera degli anni ’70, e al periodo di austerity in cui piombò buona parte del mondo occidentale. In quegli anni la figura dell’energy manager venne “coniata” velocemente e per necessità, senza una chiara definizione dei ruoli e delle competenze, ma, nel tempo, sono state introdotte delle normative specifiche, fra cui la legge n. 10/1991, che rende obbligatoria la nomina di un energy manager per le aziende del comparto industriale con un consumo superiore a 10 mila TEP/anno, ricordando che TEP significa Tonnellate Equivalenti di Petrolio.

 

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