Investire nelle infrastrutture per accelerare l’adozione delle auto elettriche

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Sei paesi europei possiedono meno di 1 colonnina ogni 100 km e solo una di queste su 7 consente la ricarica veloce. Sono queste le evidenze dello studio di ACEA, Associazione Europea dei Costruttori di Automobili, che mette in risalto come questo duplice problema rischia di bloccare l’adozione delle auto elettriche. Inoltre, evidenzia un enorme divario tra i paesi con il maggior numero di caricatori per 100 km di strada e quelli con il minor numero. Ad esempio, i Paesi Bassi possiedono una stazione di ricarica ogni 1,5 km, mentre in Polonia – che è otto volte più grande – ce n’è solo una ogni 150 km. Anche la velocità di ricarica è un problema importante, poiché i caricabatterie veloci (con una capacità superiore a 22kW) rappresentano una frazione del totale.

Per raggiungere gli obiettivi di CO2, le vendite di auto elettriche dovranno aumentare in modo massiccio in tutti i paesi dell’Ue. Una scelta, però, vincolata proprio dal rendere la loro ricarica più prossima e semplice. In questo senso le istituzioni dovranno essere capaci di proporre un’azione decisiva sulle infrastrutture, fissando obiettivi ambiziosi per ogni stato membro.

Casa dolce casa

Secondo l’ultimo Smart Mobility Report 2022, il 70% dei guidatori elettrici italiani utilizza un punto di ricarica domestico, dimostrando, così, come il nostro paese sia interessato da un tasso di crescita tra i maggiori, a livello globale, proprio per l’installazione di colonnine di ricarica in contesto privato. Interessanti anche le potenzialità del mercato italiano: sono 11,5 milioni i posti auto che potrebbero già accogliere un dispositivo di ricarica domestico. A questo si somma l’entità degli investimenti previsti a livello europeo entro il 2030, come confermato da ACEA.

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