Ripresa e resilienza, facciamo il punto

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Torniamo a parlare di PNRR – Piano Nazionale Ripresa e Resilienza per fare chiarezza sulle iniziative ancora sfruttabili dalle piccole e medie imprese. Rifacciamoci ai compiti del Ministero dello Sviluppo Economico, a cui è stata assegnata la conduzione di dieci progetti di investimento per un totale che supera i 18 miliardi nell’arco di 5 anni.

Le iniziative per un sistema industriale più competitivo

Tra i progetti attivi iniziamo dalla Formazione 4.0, che mira a sostenere gli investimenti delle imprese nella formazione del personale finalizzata al loro processo di trasformazione tecnologica e digitale. L’agevolazione consiste in un credito d’imposta, fruibile in dichiarazione dei redditi, esclusivamente in compensazione, presentando il modello F24 attraverso i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Il credito è pari al 70% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di 300 mila euro per le piccole imprese e al 50% nel limite di 250 mila euro per le medie. Tra le spese ammissibili, quelle relative ai formatori e i costi di esercizio e dei servizi di consulenza connessi, oltre alle spese per i partecipanti e indirette. Le attività formative dovranno riguardare vendite e marketing, informatica, tecniche e tecnologia di produzione nell’ottica del 4.0 (digitalizzazione, Big Data, cloud computing, sicurezza informatica, simulazioni, prototipazione, realtà virtuale e aumentata, robotica, stampa 3D, internet delle cose…).

Non dimentichiamo poi gli “Investimenti in beni strumentali” per la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese. Anche in questo caso si parla di un credito d’imposta, che dal 2023 al 2025 è pari al: 20% del costo per la quota di investimenti fino a 2.5 milioni di euro; 10% del costo per la quota di investimenti oltre i 2.5 milioni di euro e fino al limite di costi complessivamente ammissibili pari a 10 milioni di euro: 5% del costo per la quota di investimenti tra i 10 milioni di euro e fino al limite di costi complessivamente ammissibili pari a 20 milioni di euro. Mentre per i beni immateriali tecnologicamente avanzati: 2023: 20% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di euro; 2024: 15% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di euro; 2025: 10% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 1 milione di euro. Il credito è estensibile fino al 30 giugno 2026.

Per produrre, però, bisogna innanzitutto ricercare e innovare. E qui entra in scena l’agevolazione “R&S e innovazione”. Per le attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale, dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2022 e fino al 31 dicembre 2031, viene riconosciuto un credito del 10%, nel limite di 5 milioni di euro all’anno. Per l’innovazione tecnologica su prodotti o processi di produzione nuovi o migliorati, il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 10% nel limite massimo annuale di 2 milioni di euro. Dopo il 2023 e fino al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2025 si scende al 5%. Per le attività di innovazione tecnologica 4.0 e green, il credito d’imposta è riconosciuto nel periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2022 in misura pari al 10%, nel limite massimo annuale di 4 milioni di euro. Poi fino al 31 dicembre 2025 si scende al 5%, con lo stesso limite annuale.

Last but not least, c’è poi l’investimento 2.1 Ipcei – di cui abbiamo parlato anche su queste pagine – che si pone nell’ambito della Missione 4 – Componente 2 “Dalla ricerca all’impresa” del PNRR, con la finalità di integrare l’attuale fondo per gli Important Project of Common European Interest con un miliardo e mezzo di risorse aggiuntive.

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