Misurare la sostenibilità

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Recentemente l’interesse verso l’ESG da parte di portatori di interessi delle aziende ha avuto una crescita esponenziale. In questo articolo si evidenzia l’importanza dell’approccio quantitativo al tema della sostenibilità e di come la visione olistica dell’ESG, che include gli aspetti ambientali, sociali e di governance, possa essere integrata e supportata da strumenti di valutazione degli impatti e di strumenti di supporto alla decisione.

La sostenibilità di impresa si declina nelle tre aree indicate dall’acronimo ESG – Environment, Social e Governance –, evidenziando la necessità di un approccio integrato e trasversale al tema.

Accogliere e integrare la sostenibilità in tutte le aree di un’organizzazione garantisce la buona performance e la continuità del business nel tempo, il controllo e la riduzione dei rischi in tutte gli aspetti aziendali, il miglioramento della reputazione nei confronti di clienti, fornitori, collaboratori e, più in generale, di tutti gli stakeholder interni ed esterni.

La sostenibilità si può definire come un percorso aziendale senza fine, dove gli obiettivi di business sono allineati con quelli di miglioramento continuo nelle tre aree ESG, la roadmap specifica viene pertanto definita per il medio periodo con azioni e obiettivi concreti e misurabili e implementata attraverso il coinvolgimento di tutte le aree e le funzioni aziendali.

Quando si parla di performance, controllo, riduzione e miglioramento si deve necessariamente richiamare l’identificazione di indicatori che possano misurare e monitore nel tempo i risultati e gli obiettivi aziendali.

I Key Performace Indicator (KPI), o indicatori di performance, sono indici misurabili necessari per definire la strategia di Sostenibilità- ESG aziendale e per controllarne l’andamento e il raggiungimento di risultati specifici nel tempo.

Perché i KPI siano funzionali agli obiettivi aziendali e utilizzati nel modo corretto, occorre che essi di riferiscano a obiettivi chiari e misurabili, definendo le metriche, i tempi e le soglie in modo specifico e coerente con le strategie aziendali. L’approccio alla sostenibilità diventa, in questo modo, un approccio concreto e quantitativo in cui, oltre a definire adeguati fattori prestazionali e la metrica per poterli misurare, occorre disporre di un metodo di misura condiviso e riconosciuto.

Strumenti e metodi per la quantificazione degli impatti ambientali e sociali

La valutazione di sostenibilità nell’ambito della dimensione ambientale è ampiamente supportata da metodologie e strumenti per la misura degli impatti. Il Life Cycle Assessment (LCA) è la base del quadro metodologico e strumentale per la quantificazione degli impatti ambientali a cui si riferiscono anche altri sistemi di valutazione del carico ambientale, quali la Carbon Footprint (CFP), che restituisce l’impronta ambientale in termini di emissioni responsabili del riscaldamento globale.

Alcuni tra gli standard e i protocolli di riferimento più importanti riconosciuti a livello internazionale sono: ISO14040-44, ISO 14064 e ISO 14067 (GHG protocol).

L’approccio quantitativo alla sostenibilità ambientale di un sistema è misurabile attraverso le categorie di impatto ambientale, grandezze per cui è definita un’unità di misura, che indicano l’entità delle diverse componenti di impatto sull’ambiente causato dalle attività antropiche (ad esempio attività produttive, di trasformazione, trasporti…), quali il riscaldamento globale, l’acidificazione e l’eutrofizzazione delle acque, il contributo al fenomeno del buco di ozono, l’inquinamento delle acque marine, delle acque dolci e del suolo con composti tossici e cancerogeni… Un quadro analogo è stato sviluppato nell’ambito del Social Life Cycle Assesment (SLCA), in qui allo stesso modo è possibile riferirsi a categorie di impatto sociale, che sono a loro volta riferite a specifiche subcategorie associate ai portatori di interesse identificati, quali il lavoro minorile declinato nelle categorie di genere, l’accesso all’acqua, l’impronta ambientale delle aree agricole, delle foreste, la biodiversità, il rischio di incidenti fatali, i salari equi, il divario di genere relativo agli emolumenti, il valore aggiunto prodotto per il territorio… Anche l’analisi SLCA, benché più articolata nella struttura, può essere effettuata con criteri quantitativi descritti da questi indicatori espressi in termini di rischio sociale.

L’approccio quantitativo attraverso l’analisi LCA e CFP e SLCA permettono di identificare le principali fonti di impatto dell’organizzazione e di effettuare dei casi studio valutando opzioni e scenari alternativi. Infatti, la natura intrinsecamente comparativa della metodologia LCA, CFP e SCLA permette di identificare le variazioni degli impatti in relazione al cambiamento di alcuni parametri del sistema, che nel quadro organico dell’ESG definiamo variabili decisionali. Sulla base di questi criteri è possibile definire una roadmap della sostenibilità ambientale, caratterizzata da obiettivi SMART.

Gli obiettivi SMART devono essere raggiungibili: A di “achievable”. Per questo dopo aver analizzato il sistema funzionale che rappresenta l’organizzazione è necessario effettuare a priori una valutazione dei benefici derivanti dalla scelta di specifiche azioni in relazione al loro impatto ambientale e sociale e, allo stesso tempo, valutarne la sostenibilità economica nel breve e medio periodo per l’azienda, la fattibilità tecnica e organizzativa in un contesto di governance aziendale esteso, che interconnette le varie dimensioni dell’ESG. Una roadmap della sostenibilità che permetta impatti positivi e genuini sull’organizzazione si deve basare su questi principi metodologici.

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