Operai e tecnici specializzati cercansi

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L’avanzata delle nuove tecnologie green e digitali impone anche alle aziende del settore meccanico la necessità di investire sulla formazione per cercare di colmare la carenza di personale con competenze specialistiche.

Con l’evoluzione dell’economia verso modelli di business che mettono al centro l’importanza della conoscenza, la raccolta, elaborazione e interpretazione dei dati, la digitalizzazione e la capacità delle organizzazioni di essere resilienti e veloci nel riprogrammare il proprio status operativo, è evidente come il legame tra istruzione, formazione, produttività e competitività sia sempre più stretto.

Nelle moderne società industrializzate il mercato della formazione rappresenta ormai un vero è proprio asset strategico, fondamentale per garantire lo sviluppo armonioso di una nazione. Nel corso degli anni numerosi studi hanno mostrato come il grado di cultura di una popolazione sia correlato alla qualità di vita delle persone, al loro benessere con ricadute positive per l’economia, le imprese e le finanze dello stato. La spesa destinata all’istruzione non può dunque essere vista solo come un costo, ma andrebbe considerata un investimento per il futuro e un fattore di crescita per l’economia di un paese. Questo discorso è ancora più importante per quelle mansioni che richiedono un profilo professionale altamente qualificato e caratterizzato da conoscenze e competenze tecniche adeguate alla profonda trasformazione che sta vivendo il mondo industriale.

Quello che però emerge dall’analisi delle statistiche sul mercato del lavoro è che esiste un gap significativo tra domanda e offerta in parte riconducibile alle carenze del sistema dell’istruzione che fatica a proporre un’offerta formativa congrua con i cambiamenti del sistema produttivo. Il continuo aggiornamento tecnologico e l’evoluzione del mercato richiederebbero flessibilità e rapidità nell’apprendimento, ma di fatto oggi quasi la metà delle aziende italiane non riesce a trovare personale con le giuste competenze e ciò provoca rallentamenti nella produttività e nella capacità di competere. In una fase storica in cui la concorrenza con i paesi in via di sviluppo sui costi della manodopera è un fattore centrale e la metamorfosi dei bisogni spinge le attività manuali verso una maggiore complessità intellettuale, è ancora più importante avere un’infrastruttura istruttiva capace di preparare tecnici competenti e specializzati su più fronti.

La “storica” carenza di personale tecnico

Sembra ormai diventata cronica nel nostro paese la mancanza di personale qualificato, con le conoscenze tecniche adeguate, soprattutto on the job, e una formazione coerente con le richieste del mondo del lavoro. A certificare questa situazione sono state più ricerche: secondo un’indagine realizzata da Federmeccanica relativa al primo trimestre 2021, con l’avvio della fase di ripresa post pandemica il 16% delle imprese aveva in previsione di aumentare il proprio personale. Un quadro però che si doveva confrontare con la persistente difficoltà nel trovare le figure con un know how corrispondente alle richieste delle imprese.

Entrando nel merito, le competenze più difficili da reperire sono quelle tecniche di base e tradizionali, come dice il 42% degli intervistati, seguite da quelle trasversali per il 31% e dalle conoscenze tecnologiche avanzate e digitali per il 24%.

Dalla ricerca emerge poi che nel nostro paese tra i settori in cui è sempre più difficile reperire i profili giusti spicca la meccanica, dove, più della metà, il 56%, delle aziende ha difficoltà nel trovare i profili professionali necessari per lo svolgimento dell’attività imprenditoriale.

Una situazione analoga è quella fotografata dal report realizzato dall’Ufficio studi di PwC Italia. Nello specifico a fine 2021 il problema del reperimento di personale con specifiche competenze riguardava più del 76% delle unità nel settore delle costruzioni, il 66,4% in quello dell’industria, il 55% delle imprese del commercio e il 66,3% di quelle degli altri servizi.

Infine, secondo le rilevazioni di Unioncamere, sulla base dei dati dell’indagine 2022 del sistema informativo Excelsior, realizzato in collaborazione con Anpal, i profili con più alta difficoltà di reperimento sono quelli dell’area elettronica, informatica e meccanica. Tra questi, gli “introvabili” sono i tecnici elettronici (difficoltà di reperimento al 74,6% delle entrate programmate nel 2022), i progettisti e amministratori di sistemi e gli analisti e progettisti di software (64,6%), gli elettricisti nelle costruzioni civili (63,5%), gli attrezzisti di macchine utensili (61,7%).

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