Green Deal Industrial Plan: il piano Ue per l’industria verde

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Ai quattro pilastri fondamentali del piano europeo, si aggiungono due recenti atti normativi che rafforzano l’industria delle tecnologie per la decarbonizzazione e individuano nuovi materiali critici.

Nel mese di gennaio 2023 l’Unione europea ha presentato il suo nuovo piano industriale, che, attraverso un percorso caratterizzato da investimenti, mira a raggiungere la neutralità climatica. Con il suo Green Deal Industrial Plan, l’Ue dovrebbe confermarsi la patria dell’innovazione industriale, mobilitando ingenti risorse destinate alle imprese regionali, affinché queste adottino tecnologie a ridotto impatto ambientale e restino competitive sul mercato comunitario, ma anche altrove. Sarà necessario puntare su linee produttive green, con l’utilizzo di un’efficace tecnologia pulita e, nel lungo periodo, l’Unione dovrà raggiungere una sorta di indipendenza produttiva, senza più dipendere da paesi terzi. Per realizzare questo lungimirante progetto – frutto di una quasi obbligata reazione alle politiche industriali di Cina e USA – Bruxelles ha strutturato un percorso ben preciso, basato su nuove normative, finanziamenti, competenze e scambi commerciali facilitati. Lo ha fatto delineando quattro pilastri fondamentali: il primo favorirà gli investimenti critici, attraverso due specifici atti, mentre il secondo provvederà all’offerta di incentivi, per evitare che le imprese si dirigano altrove, attratte da agevolazioni più interessanti. Con il terzo si punterà allo sviluppo delle necessarie competenze per realizzare la transizione, che dovrà avvenire attraverso scambi equi ed aperti – concetto su cui punta il quarto pilastro.

Il primo pilastro e il Net Zero Industry Act

Il primo pilastro del Green Deal Industrial Plan risulta particolarmente “portante”, puntando su progetti strategici lungo l’intera catena di approvvigionamento: prevede la semplificazione e la velocizzazione delle autorizzazioni per i nuovi siti produttivi, affinché sia più facile investire in settori critici, per raggiungere un’economia a basse emissioni, attraverso l’utilizzo di energia eolica, solare e per il tramite di tecnologie all’idrogeno, come già stabilito nel NextGeneratio- nEU e nel REPowerEU. Per fare ciò è necessario poter contare su uno strumento prescrittivo. Nel giro di pochi mesi è stato infatti presentato un nuovo Regolamento europeo che possa normare la materia: il Net Zero Industry Act. Similmente a quanto già accaduto con il Chips Act – il pacchetto legislativo europeo sui semiconduttori, approvato l’8 febbraio 2022 dalla Commissione europea, con una mobilitazione di 43 miliardi di euro – questo nuovo atto rappresenta il primo step di un percorso non semplice ma sicuramente valido. Rispetto al classico procedimento che caratterizza i Regolamenti, data l’urgente necessità di agire non è stata effettuata alcuna valutazione d’impatto e non è stata prevista alcuna consultazione pubblica online. Poiché è vitale perseguire una capacità produttiva di tecnologie net zero – anche come risposta a situazioni attualmente in atto, tra cui il conflitto bellico russo ucraino e l’Inflation Reduction Act degli USA – sarà necessario partire quanto prima per raggiungere il target previsto dalla normativa. Il Net Zero Industry Act stabilisce infatti che entro il 2030 almeno il 40% delle necessità europee, in materia di tecnologie green, dovrà essere made In Europe. Basta quindi dipendere da paesi terzi, con tutte le problematiche connesse e le possibili strozzature. L’Europa dovrà diventare leader nelle nuove tecnologie considerate strategiche per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità carbonica. Il nuovo contesto normativo farà sì che avvenga un’accelerazione della transizione verso l’energia pulita, grazie al miglioramento delle attuali condizioni in comparti fondamentali. Ma, per fare ciò, sono necessarie importanti risorse, e l’Ue si impegna a provvedere, in tal senso.

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