Commodities, non è tutto nichel ciò che luccica

Martino Barbon

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NICHEL

Il trading delle commodities può sembrare ordinario, quasi burocratico. in realtà nasconde risvolti torbidi che a volte hanno dell’incredibile.

Dicembre 2022: con l’avvicinarsi delle feste, al porto di Rotterdam l’attività è anche più frenetica del solito. Tra il via vai di camion e navi, un ispettore apre un container in attesa nell’enorme piazzale. I documenti parlano di un grosso carico di nichel destinato al gigante del trading Trafigura. Ma invece di un regalo di Natale, la società si vede consegnare 25.000 tonnellate di rottame di ferro. Un vero e proprio “pacco”, come capita a volte quando si acquista su internet. Il copione della truffa è da manuale, per non dire da barzelletta. Ordini un oggetto, e quando apri la scatola ci trovi dentro un mattone. Solo che, stavolta, il mattone è particolarmente costoso: 577 milioni di dollari.

Vittima della truffa è Trafigura, una delle 500 aziende più grandi al mondo: un giro d’affari di 231 miliardi di dollari, pari al PIL dell’intera Romania. Dall’altra parte dell’affare (se così si può chiamare), c’è Prateek Gupta. 43 anni, origini indiane ma con base operativa in Dubai, già assurto agli onori della cronaca in patria per una serie di truffe al sistema bancario.

Direttamente e indirettamente, Gupta controlla alcune società dedite al trading di materie prime, come la UIL Malaysia, UIL Singapore, TMT Metals e UD Trading Group. TMT Metals si presenta come commerciante di metalli non ferrosi, metalli minori e leghe ferrose. Il sito web di UD Trading Group dice che fa parte del gruppo UD, il quale opera nel commercio di metalli, nella generazione di energia eolica e nell’estrazione mineraria, con un fatturato di oltre 4,5 miliardi di dollari e una presenza in nove Paesi.

Prateek Gupta aveva preparato il terreno con largo anticipo: le relazioni commerciali con Trafigura sono iniziate già nel 2015. Negli anni i rapporti si sono consolidati, mentre Gupta preparava la trappola. Nel frattempo, Gupta vende ad altre società carichi di materiale, che si rivelano essere truffe in piena regola. Argentem (USA), Axiom (Hong Kong), Xiamen (Cina), Mind ID (Singapore). Il copione è ormai collaudato: sassi o rottame di ferro al posto del nichel.

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Il nichel è il più prezioso tra i metalli fondamentali per l’industria. Per questo le truffe che lo riguardano sono spesso dietro l’angolo. Eppure la logistica delle materie prime presenta ancora alcuni punti deboli a livello di tracciabilità

Alle richieste di spiegazioni, Gupta risponde scusandosi per il materiale “di qualità non soddisfacente” e offrendosi di riprendersi il carico contestato allo scopo di guadagnare tempo. Per questo, nel settore Gupta è ormai visto come il fumo negli occhi e solo in pochi fanno affari con lui, ignari del suo modus operandi. Nel frattempo, ultimava il suo capolavoro per Trafigura. Il non plus ultra del bidone, un affare da 11.000 container di minerale di nichel. Un colpo grosso per entrambe le società, visto che il prezzo del metallo viaggia attorno ai 24.000 USD la tonnellata: il triplo del rame. Solo che del nichel c’era solamente il colore.

Un brutto incidente di percorso per Trafigura, che però non impedisce alla società guadagni record. L’esplosione dei prezzi delle materie prime e dell’energia causata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina le garantisce utili pari a circa 7 miliardi di dollari nel 2022, con un 2023 che si preannuncia ancora più redditizio. Tanti soldi, non sempre guadagnati in modo lecito. Trafigura è coinvolta in vari scandali, come lo sversamento di rifiuti tossici in Costa d’Avorio nel 2006 costato la vita a 7 persone e problemi di salute almeno a 30.000 residenti.

Una volta scoperta la truffa subìta, il direttore responsabile per il comparto cobalto e nichel, Socrates Oikonomou, si dimette. Trafigura ha ottenuto lo scorso 8 febbraio un “freezing order” da parte di un tribunale inglese. Una sorta di sequestro cautelativo che congela 625 milioni di dollari dal patrimonio di Gupta. Di quest’ultimo, ovviamente, nemmeno l’ombra. Per lui, al momento, parlano gli avvocati.

Negli ultimi anni, complice la scalata delle materie prime, i casi come quello di Trafigura si sono moltiplicati. Quasi sempre gli illeciti riguardano il nichel: pur essendo un metallo estremamente costoso non è sottoposto agli standard di controllo previsti per i metalli preziosi. Il fatto di essere scambiato in grandissime quantità lo rende il candidato ideale per truffe e raggiri a livello internazionale. Ma non è l’unico.

La banda del rame

Sorte simile è capitata a Mercuria Energy Group, uno dei maggiori trader mondiali di petrolio e materie prime. Nel giugno del 2020, Mercuria ha acquistato dal produttore turco Bietsan un carico di rame del valore di 36 milioni di dollari destinato a un cliente cinese. Si trattava di un ordine importante, composto da ben 6000 tonnellate di rame, e la relazione tra le due aziende durava ormai da anni. Bietsan ha provveduto a riempire 300 container con il prezioso metallo e gli ispettori doganali hanno controllato e apposto i sigilli per garantire l’integrità del carico. Tuttavia, all’arrivo del cargo al porto di Qingdao, gli operatori sono rimasti sbalorditi: invece dei lingotti di rame, hanno trovato mattoni verniciati con lo spray.

Questa truffa è solo uno degli episodi riconducibili all’organizzazione criminale che opera nel porto di Ambarli e che ha colpito numerose aziende nel settore delle materie prime. L’iter della banda è sempre lo stesso: prima della partenza dal terminal, con il favore dell’oscurità e la compiacenza del venditore, i container vengono aperti. Il contenuto viene rubato e i sigilli doganali vengono contraffatti. Anche se il danno economico della mancata consegna può essere coperto da un’assicurazione, in casi come questi, ciò non basta ad evitare le perdite finanziarie per l’azienda. Su sette contratti di assicurazione forniti da Bietsan a protezione del carico, solo uno è risultato autentico: gli altri erano contraffatti.

La pietra dello scandalo

Altro Paese, altro cliente: nel 2022 JPMorganChase, il gigante della finanza, ha acquistato 1,3 milioni di dollari di nichel tramite la London Metal Exchange. Come avrete immaginato, il materiale stoccato nei magazzini doganali del porto di Rotterdam non era nichel. Non aveva neppure il colore del nichel: si trattava di semplici sassi. La truffa ha causato grande imbarazzo per la London Metal Exchange, istituzione da sempre oggetto di grande considerazione. In questo settore, così in preda agli scandali, i contratti LME sono considerati alla stregua di denaro contante. Questa truffa, in particolare, ha scosso il mercato dei metalli e ha portato a una maggiore attenzione sui rischi di questo tipo di investimenti.

Largo ai giovani

Il principe della truffa, almeno in termini monetari, risulta essere Ng Yu Zhi, un imprenditore di Singapore di soli 36 anni. Zhi ha costruito la sua fortuna in settori come la ristorazione, l’arredamento e soprattutto il trading. Grazie alla sua esperienza in quest’ultimo campo, Ng Yu Zhi ha guadagnato la fiducia di centinaia di soggetti, tra cui banche e privati, convincendoli ad investire i loro soldi in quello che sembrava essere un affare sicuro e redditizio.

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Minerale di rame, altra materia prima spesso al centro di truffe milionarie, come quella capitata nel 2020 alla Mercuria Energy Group

Il sistema di investimento proposto da Ng Yu Zhi era apparentemente semplice ed efficace: affermava di essere in contatto con un’azienda chiamata Poseidon Nickel, tramite la quale aveva la possibilità di acquistare metallo a condizioni vantaggiose. Sfruttando i fondi degli investitori, Ng Yu Zhi proponeva di comprare il metallo e poi rivenderlo a prezzo di mercato, promettendo un guadagno del 15% in soli tre mesi.

La rapida impennata dei costi delle materie prime ha reso l’affare ancora più allettante per gli investitori, che hanno riversato nelle mani di Ng Yu Zhi ben 1.100 milioni di dollari. Il problema è che, in realtà, il nichel che Ng Yu Zhi sosteneva di acquistare e rivendere non esisteva. Circa 400 milioni di dollari sono finiti direttamente nei conti bancari intestati all’imprenditore singaporiano, che è stato successivamente accusato di truffa e ha dovuto dichiarare bancarotta.

La moltiplicazione dei pani di rame

Nel settore delle commodities, non esistono garanzie contro le truffe, nemmeno per quanto riguarda il rame. Nonostante gli sforzi per digitalizzare il settore, la maggior parte delle transazioni avviene ancora su documenti cartacei, aumentando il rischio di contraffazione. In un settore in cui i margini sono bassi, le aziende spesso cercano di massimizzare i profitti speculando sull’aumento del valore del materiale nel breve periodo. Tuttavia, ciò può portare a comportamenti fraudolenti, come nel caso della Huludao Risun Trading Co., una società di trading cinese, che nel 2022 ha messo in vendita 300.000 tonnellate di minerale di rame semilavorato. La disponibilità reale della Huludao era però di sole 100.000 tonnellate: una differenza che costa agli acquirenti quasi mezzo miliardo di dollari.

Acciaio amaro

Ovviamente, nelle truffe del trading dei metalli non poteva mancare il buon vecchio acciaio. Qui dobbiamo tornare indietro al 2013 e spostarci nel centro di Londra. Protagonista è la Balli Steel Plc, società inglese che da tempo navigava in pessime acque. Il titolare e due dipendenti, nel disperato tentativo di mantenere a galla l’azienda, escogitano una truffa che ha dell’inverosimile. Sfruttando ancora una volta documentazione cartacea contraffatta, i tre ottengono una serie di prestiti bancari sulla base di consegne di alcuni carichi di acciaio.

A garanzia presentano i contratti stipulati con uno spedizioniere con sede alle isole Cayman. Solo che l’acciaio non esisteva. Ugualmente inesistente è il vettore, che si rivelò essere semplicemente un fax nell’ufficio londinese della Balli Steel. Una truffa condotta a costo zero, ma che riesce a colpire venti diverse banche internazionali in due anni. I 500 milioni di sterline raccolti, però, non bastano a risollevare le sorti della Balli Steel, che alla fine fallisce. I responsabili sono stati condannati a più di 13 anni di carcere.

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Il ferro, metallo meno costoso ma non esente da rischi. Lo sa bene il gigante del trading Trafigura, vittima di una truffa da 577 milioni di dollari

Questi sono solo alcuni dei casi di truffa ai danni delle aziende di trading emersi negli ultimi anni. Si sospetta che molti siano fatti passare sotto silenzio dalle stesse vittime, per evitare ripercussioni sulle quotazioni di borsa. Molto spesso, le compagnie preferiscono nascondere sotto il tappeto le perdite, allo scopo di non generare sfiducia tra gli investitori.

I lettori più assidui e attenti di questa rivista ricorderanno l’articolo uscito a gennaio 2022, intitolato La più antica contestazione del mondo. Come raccontavamo, la prima testimonianza di un reclamo per materiale scadente ha una storia molto antica e ha un nome: la lettera di reclamo a Ea-Nasir. Risale all’epoca della civiltà babilonese, intorno al 1750 a.C., ed è scritta in caratteri cuneiformi su una tavoletta di argilla che misura 11,6 cm di altezza, 5 cm di larghezza e 2,6 cm di spessore.

Nanni, un commerciante, inviò questa lettera ad Ea-Nasir per lamentarsi della qualità scadente di alcuni lingotti di rame che gli erano stati consegnati. Dai tempi di Nanni ed Ea-Nasir sono passati quasi 4 millenni. Gli anni passano, ma i “pacchi” sono sempre dietro l’angolo.

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