La metamorfosi del lavoro

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Il lavoro cambia: da posto di lavoro diventa un percorso. Inoltre, il disallineamento tra domanda e offerta mette in crisi l’industria italiana. Occorrono misure adeguate per mantenere viva la capacità del paese di fare manifattura.

L’occupazione è in cima alle preoccupazioni degli italiani, ma vi è un disallineamento tra domanda e offerta. La dichiarazione arriva in seguito a una recente indagine commissionata da Confindustria Brescia, il cui presidente Franco Gussalli Beretta ad aprile afferma: «Il mismatch tra domanda e offerta è la grande costante della nostra presidenza dal 2021».

L’ indagine – dal titolo “Di-Visioni. Le metamorfosi dei lavori” – è stata condotta su un campione di 1200 persone in tutta Italia ed è stata promossa per avere una fotografia nitida dell’immaginario collettivo sull’industria e sul lavoro. La ricerca è stata curata da Daniele Marini (docente Università di Padova) e Community Research & Analysis per Federmeccanica. Il quadro che emerge da questo studio indica chiaramente che domanda e offerta di lavoro si focalizzano, almeno in parte, su aree differenti: le imprese cercano in prevalenza in ambito produzione e IT mentre le persone guardano altrove. Dall’analisi di Confindustria risulta che le professioni più prestigiose tra i giovano under 34 risultano esse dirigente (77,2%), imprenditore-imprenditrice (71,5%) e l’influencer-blogger (47%) mentre chiudono la classifica operaio e contadino (entrambe 19,2%).

«All’interno del mercato del lavoro e della società si sono generate delle “forbici”, oltre che delle differenti visioni del mondo dell’occupazione», spiega Marini. Gli fa eco Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica: «Vi è una conoscenza parziale del mondo dell’industria e della qualità del lavoro. Sono molte le persone che “non sanno” cos’è l’industria. Dobbiamo far capire bene che il lavoro dell’operaio oggi non è più solo manuale e in molti casi non lo è affatto, essendo spesso richieste anche competenze digitali e tecniche avanzate. C’è quindi una percezione tra la popolazione non pienamente rispondente alla realtà, che va riallineata».

Una nuova idea di lavoro

Indubbiamente è cambiata anche la percezione del lavoro. Tra i risultati emersi dallo studio, per il 56,9% degli intervistati prevale a livello nazionale l’idea del lavoro come “percorso”, percentuale che sale al 60,8% in Lombardia. Al contrario, solo per il 43,1% prevale l’idea del lavoro come stabilità, dato che scende al 39% in Lombardia. Cosa si intende per “lavoro come percorso” e “lavoro come stabilità”. Lo spiega direttamente il Prof. Marini: «Per lavoro come “percorso” s’intende che le persone, soprattutto i giovani, percepiscono il loro lavoro più come uno sviluppo di carriera, fatto di diversi spostamenti occupazionali e meno come associato a un unico e solo “posto di lavoro”. È come se “navigassero” sul mercato del lavoro, seguendo di più i propri destini professionali. Viceversa, la “stabilità” indica un orientamento volto a ricercare la sicurezza del lavoro, la sua stabilità, anche a scapito della propria gratificazione personale».

Sempre in Lombardia, la media di persone che dichiara di voler cambiare lavoro (34,2%) è nettamente inferiore alla media nazionale (45,1%). Allo stesso tempo, il 67,9% degli intervistati consiglierebbe di fare lo stesso lavoro, mentre la medesima media, a livello italiano, si attesta al 64,4%. Chi il lavoro vorrebbe cambiarlo, lo farebbe soprattutto per aumentare la retribuzione e avere più opportunità di crescita. Ma attenzione: chi cambierebbe, lo farebbe anche per migliorare il proprio benessere fisico e/o mentale (il 50% di chi vorrebbe cambiare) o per avere maggiore flessibilità nell’organizzazione del lavoro. Un punto questo che le aziende non dovrebbero assolutamente sottovalutare e che va a braccetto con l’altro dato ricavabile dall’indagine: la possibilità di lavorare in smartworking è valutata molto positivamente, soprattutto dagli under 34 (punteggio 3,6 in una scala da 1 a 5 con 5 come valore maggiore). A questo proposito aggiunge Marini: «In generale, per le giovani generazioni oggi il lavoro è importante, ma lo è meno rispetto a quanto era per i loro genitori, poiché sono subentrati nuovi aspetti da tenere in considerazione, a partire dal benessere psicofisico e la salute: aspetti oggi essenziali nella scelta di un’azienda rispetto a un’altra».

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