La manifattura fra Safety e Security sul lavoro

Roberto Carminati

Condividi

lavoro

Per quanto ancora in discussione al momento in cui scriviamo, la recente proposta europea di regolamento macchine – in sostituzione della direttiva del 2006 – porta con sé elementi di novità rispetto al quadro precedente tenendo conto dell’innovazione introdotta dalla robotica come dall’IT.

Lo scorso anno INAIL ha dato alle stampe il suo rapporto sull’Andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali basato sui dati emersi da ricerche conclusesi solo al 31 dicembre del 2021. L’analisi ha preso in considerazione chiaramente una vasta varietà di categorie e di settori della nostra industria evidenziando come sino a tutto il 2020 la fabbricazione di prodotti in metallo e la produzione di macchinari fossero tristemente ai primi posti per denunce di decessi in reparto.

Al primo segmento risultava attribuibile il 21,5% degli incidenti mortali rispetto al totale del manifatturiero; al secondo l’11,7%. Ciononostante, le complessive denunce di infortunio sono scese in misura significativa sia nell’uno sia nell’altro caso: rispettivamente da oltre 19 mila e 600 a meno di 15 mila, fra il 2016 e il 2020; e da 11 mila e 700 a 9.100.

L’Istituto ha inoltre osservato come gli attrezzisti di macchine utensili e i carpentieri e montatori di carpenteria metallica siano fra i professionisti più soggetti agli infortuni. Possono essere ricondotte loro, nell’ordine, il 5,6% e il 4,5% delle complessive segnalazioni; fra gli attrezzisti si sono registrate tre anni fa anche 11 morti.

Il lato nascosto dell’innovazione

Se tuttavia i dati lasciano intravedere una netta diminuzione dell’esposizione al rischio sul lavoro – frutto pure dell’intensa opera di formazione e informazione che INAIL ha ricordato nel documento – è altresì innegabile che oggi la manifattura stia attraversando una fase di radicale trasformazione. E che il cambiamento porti inevitabilmente con sé ulteriori e parzialmente inediti elementi di pericolo.

Basti pensare per esempio allo sviluppo del mercato della robotica: nel 2021 e soltanto nel nostro Paese risultavano in funzione 500 mila esemplari di robot e cobot (i modelli collaborativi) e la prospettiva è che essi possano superare il picco delle 700 mila unità entro il prossimo biennio. Su scala mondiale si prevede una crescita del 40% del parco installato di qui al 2028, per un volume d’affari pari a circa 10,8 miliardi di dollari. Secondo alcune stime l’Italia è terza al mondo per numero di robot utilizzati nell’asservimento di macchine utensili e corre veloce anche in altri campi.

lavoro

Quello dell’implementazione dei servizi e delle tecnologie per lo Internet of Things o IoT, fra gli altri: il Politecnico di Milano ha calcolato che nel 2022 essi abbiano generato un business da 8,3 miliardi di euro, in aumento del 13% rispetto all’anno precedente. La presenza di nuovi attori sui generis presso le linee di saldatura o nei magazzini e il ruolo sempre più importante dei software e delle reti telematiche pongono interrogativi e sfide che l’industria e i regolatori cercano di gestire. E anche in questa direzione viaggia la nuova proposta di Regolamento Macchine datata a fine maggio.

La tecnologia chiama, i regolatori rispondono

Si tratta di fatto di un aggiornamento migliorativo della Direttiva varata nel 2006 e l’intenzione del Consiglio dell’Ue, nel redigerla, è stata quella di «armonizzare i requisiti essenziali in termini di sicurezza e tutela della salute applicabili alle macchine». E al tempo stesso di promuovere e garantire «un livello elevato di sicurezza per lavoratori e cittadini».

Così come è stato osservato anche nel corso di alcuni eventi pubblici dedicati, sono di particolare interesse le modifiche apportate ai paragrafi (specie l’1.3.7) che trattano dei rischi dovuti alla presenza di elementi mobili. L’evoluzione della norma punta proprio a regolamentare con maggiore precisione la convivenza fra uomini e macchine e la loro attività di lavoro congiunto all’interno di un medesimo spazio.

Se già oggi l’automazione si accompagna necessariamente all’installazione di opportune barriere e misure protettive, il Regolamento vuole guardare oltre. Ovvero alle circostanze in cui la presenza dei sistemi collaborativi di nuova generazione fa sì che le tradizionali metodologie di separazione dal personale umano sul lavoro non risultino più idonee o sufficienti ad assicurare la salvaguardia dei lavoratori.

Il lato nascosto della digitalizzazione

Adottato dal Consiglio dell’Unione europea alla metà di quest’anno e destinato a entrare in vigore a livello continentale senza la necessità di un recepimento da parte dei singoli Stati, il Regolamento è a tutt’oggi suscettibile di ulteriori variazioni. Non c’è dubbio però che esso rappresenti un valido tentativo d’interpretare un panorama in costante, inarrestabile mutamento.

Prende in considerazione l’immissione sui mercati di «macchine più avanzate e meno dipendenti dagli operatori» che curano «compiti definiti in ambienti strutturati» e «possono imparare a svolgere azioni nuove». Ovvero, ad acquisire un sempre maggiore margine di autonomia. E mette sul tavolo altri temi d’attualità. «Tra gli ulteriori perfezionamenti alle macchine, già realizzati o attesi, figurano», vi si legge, l’elaborazione in tempo reale di informazioni, la risoluzione di problemi, la mobilità, i sistemi di sensori, l’apprendimento, l’adattabilità e la capacità di funzionare in ambienti non strutturati (cantieri).

lavoro

La relazione della Commissione sulle implicazioni dell’intelligenza artificiale, dell’Internet delle cose e della robotica del 19 febbraio 2020 in materia di sicurezza e di responsabilità afferma che l’emergere di nuove tecnologie digitali, quali l’intelligenza artificiale, l’Internet delle cose e la robotica, pone nuove sfide in termini di sicurezza dei prodotti. La relazione conclude che la vigente normativa in materia di sicurezza dei prodotti, compresa la direttiva 2006/42/CE, presenta una serie di lacune in merito che devono essere colmate. Di conseguenza il Regolamento dovrebbe disciplinare i rischi di sicurezza derivanti dalle nuove tecnologie digitali».

Focus sui comportamenti auto-evolutivi

Non a caso, si è intervenuto sui commi che disciplinano l’uso di soluzioni informatiche per la sicurezza sulle macchine ritenute «ad alto rischio» sul lavoro. E per quanto l’intelligenza artificiale sia stata scorporata dal Regolamento, esso pone l’obbligo di una certificazione da enti esterni per i sistemi caratterizzati da un comportamento in toto o solo in parte auto-evolutivo (self-evolving behavior).

L’interconnessione dei macchinari alle reti aziendali introduce ulteriori problematiche: ne ha argomentato (anche) su YouTube il direttore tecnico e co-fondatore di Quadra SRL ingegner Ernesto Cappelletti. Sua opinione è che i fabbricanti siano oggi chiamati a coniugare gli aspetti della safety, cioè della sicurezza fisica della forza-lavoro, con quelli in precedenza meno sentiti della security e quindi della difesa dagli attacchi cyber. Contrastare gli utilizzi «malevoli ed esplicitamente illegali» degli applicativi e delle macchine «a scopi criminali come il ransomware» non era una priorità. Lo è oggi, alla luce dell’incremento del 5% delle violazioni registrato nel 2022 dal comparto tricolore della manifattura; e della presa di coscienza del fatto che dispositivi e piattaforme di Operational technology (OT) sono un bersaglio quanto mai attraente per il crimine.

Articoli correlati

disegno

Disegno tecnico: ripartiamo dalle basi  

Imparare il disegno tecnico è, per certi versi, un’esperienza simile a quella di cimentarsi nell’apprendimento di una lingua straniera, con