Potenziare l’innovazione con il passaporto UE delle batterie

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passaporto batterie

Dal 2027 scatta l’obbligo europeo di conservare in forma digitale l’intero ciclo di vita degli accumulatori di energia. Tutto ciò che sappiamo al momento sul nuovo regolamento, con vantaggi e svantaggi per le imprese

Un nuovo obbligo, ma anche un’opportunità. A partire dal 2027, le aziende europee dovranno fornire dati dettagliati sulle batterie che producono o vendono. È il cosiddetto passaporto delle batterie, approvato lo scorso luglio dal Consiglio dell’Ue all’interno dell’apposito regolamento. L’intero ciclo di vita delle grandi batterie, come quelle installate nelle auto elettriche, a breve dovrà dunque essere conservato in forma digitale. Un nuovo compito da assolvere, per chi produce o vende accumulatori di energia, ma in questo caso gli obblighi potrebbero portare in dote anche alcuni vantaggi rilevanti. Perché questa enorme mole di dati di cui le aziende disporranno potrà essere utilizzata, ad esempio, per risparmiare sulla bolletta.

Bruxelles prevede che la domanda di batterie aumenterà di oltre dieci volte da qui al 2030, soprattutto a causa del processo di elettrificazione della mobilità. Il problema, come abbiamo raccontato nel numero di luglio (ndr), è che il sottosuolo dell’Unione europea non è ricco dei materiali di cui sono composte le batterie. Dal litio al cobalto, dalla grafite al nichel, le materie prime necessarie per la rivoluzione elettrica non stanno (quasi mai) sotto il suolo del Vecchio Continente. Per questo l’Ue è corsa ai ripari con il Critical raw materials Act, la direttiva che punta a ridurre la dipendenza dall’estero aumentando la capacità interna di reperimento e raffinazione delle materie prime, ma soprattutto grazie all’economia circolare, cioè alla possibilità di riutilizzare i componenti della batteria arrivata a fine vita. È in questo contesto che s’inserisce il nuovo regolamento europeo.

Un regolamento per l’intero ciclo di vita delle batterie

Nell’annunciare la sua adozione, il Consiglio dell’Ue ha detto che “il regolamento disciplinerà l’intero ciclo di vita delle batterie, dalla produzione al riutilizzo e al riciclaggio, e garantirà che siano sicure, sostenibili e competitive”.  Si applicherà a tutte le batterie, compresi i rifiuti di quelle portatili, di batterie per veicoli elettrici, industriali, per l’avviamento, l’illuminazione e l’accensione (utilizzate principalmente per veicoli e macchinari, ma anche per le batterie dei mezzi di trasporto leggeri (come biciclette elettriche, ciclomotori elettrici, monopattini elettrici). Il regolamento prevede anche che le batterie portatili incorporate negli apparecchi siano rimovibili e sostituibili dall’utilizzatore finale. Ciò dovrà essere fatto a partire dal 2027: dunque gli operatori avranno tre anni abbondanti per adattare la progettazione dei loro prodotti a tale requisito.

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Luigi Salerno, Country Manager di Aras Italia

Recupero di litio oltre il 50%

“Le batterie giunte al termine del ciclo di vita contengono molte risorse preziose e dobbiamo essere in grado di riutilizzare tali materie prime critiche invece di dipendere da paesi terzi per l’approvvigionamento”, ha dichiarato Teresa Ribera, ministra della Transizione ecologica in Spagna. Il regolamento fissa obiettivi di raccolta dei rifiuti di batterie portatili per i produttori e introduce un obiettivo specifico per la raccolta dei rifiuti di batterie per mezzi di trasporto leggeri. Definiti anche gli obiettivi di alcune materie prime particolarmente strategiche. Il recupero di litio, dai rifiuti di batterie, dovrà ad esempio essere del 50% entro la fine del 2027 e dell’80% entro la fine del 2031. Il regolamento prevede inoltre dei livelli minimi obbligatori di contenuto riciclato per le batterie industriali, degli autoveicoli e dei veicoli elettrici. I livelli sono stati fissati al 16% per il cobalto, all’85% per il piombo, al 6% per il litio e al 6% per il nichel.

In arrivo il passaporto digitale delle batterie

Se questi aspetti toccheranno direttamente solo chi produce o vende batterie, c’è una novità che avrà un impatto potenziale su tutti i settori in cui sono impiegate batterie. Il regolamento introduce infatti obblighi in materia di etichettatura e informazione, tra cui un “passaporto digitale delle batterie”, elettronico, e un codice QR. Ci vorrà un po’ per organizzarsi, ma secondo Luigi Salerno, Country Manager di Aras Italia, le aziende possono ottenere un grande vantaggio da questa mole di dati in arrivo: «un vantaggio informativo, per accrescere i risparmi energetici o fare innovazione attraverso nuovi sviluppi di prodotto», spiega il manager di Aras Italia, divisione dell’omonima società americana fornitrice della piattaforma low-code per la progettazione, costruzione e gestione del ciclo di vita di prodotti complessi. Salerno vede grandi potenzialità nell’utilizzo del passaporto Ue nell’ottica del Product Lifecycle Management (PLM): «I settori impattati dalla normativa sono svariati. L’elettronica di consumo, il comparto dell’auto, la difesa e il medicale lo sono in modo molto importante, ma in generale è tutta l’industria ad esserne coinvolta. Nel settore della meccanica sarà particolarmente impattato chi produce robotica, ma non solo: chiunque utilizzi una batteria dovrà monitorare e gestire i suoi dati».

Un passaporto a garanzia della tracciabilità

Le aziende potranno affrontare il nuovo regolamento in vari modi. L’importante è che venga garantita la tracciabilità della batteria. Il ragionamento di Salerno è che i dati, visto che devono essere obbligatoriamente registrati, possono a questo punto essere messi a sistema, uniti alle tante altre informazioni raccolte dall’impresa sui propri prodotti. «Per chi sviluppa un sistema PLM, ci sono una serie vantaggi. La gestione tramite software di tutti questi dati sulle batterie e degli adattamenti alla normativa, che necessariamente si modificherà, permette all’azienda di integrarli con gli altri dati aziendali, così da avere più efficienza nella gestione. In questo sistema le aziende integrano dati dalle fasi di progettazione e produzione di un prodotto, nonché informazioni raccolte dalla catena di approvvigionamento e di riciclo. Ciò fornisce all’azienda una visione complessiva della batteria, compresa la possibilità di analisi di simulazione, ad esempio, per gestire digitalmente vari scenari di riciclo. Collegando questo “digital thread” (filo digitale, ndr) con i dati operativi e di performance lungo l’intero ciclo di vita, le aziende possono ottenere un vantaggio informativo».

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