Come ridurre la diffusione dei sacchetti di plastica monouso? Si tratta di un interrogativo che riempie le giornate di interi team di ricerca, aziende e rappresentanti istituzionali negli ultimi anni. E tutto questo riflettere fa emergere spesso qualche buona idea. Questa volta è toccato a un nuovo studio, condotto dalla Pennsylvania State University. Gli scienziati hanno testato con successo un procedimento per rendere i sacchetti di carta più resistenti, specialmente a contatto con l’acqua, così da farne un’alternativa più praticabile.
Un sacchetto di carta deve essere riutilizzato più volte per ridurre il suo impatto climatico ad un punto in cui diventa più ecologico di un tradizionale sacchetto in polietilene ad alta densità. I ricercatori suggeriscono quindi di produrre sacchetti di carta abbastanza resistenti da poter essere utilizzati più volte e poi scomposti chimicamente con un trattamento alcalino che li trasforma in materia prima per la produzione di biocarburanti.
L’utilizzo di costosi processi chimici per migliorare la resistenza all’umidità diminuisce le caratteristiche ecologiche ed economiche della carta per l’applicazione commerciale. Quindi è necessario esplorare tecniche non chimiche per aumentare la resistenza all’umidità dei sacchetti di carta e avere superfici più performanti.
Risultati entusiasmanti
La torrefazione potrebbe essere la risposta. Si tratta di una forma lieve di pirolisi a temperature comprese – di norma – tra 200 e 320 °C, che riduce il contenuto d’acqua della biomassa. Ma siccome questo processo ha ridotto anche la quantità di glucosio nella carta, il materiale è stato trattato nell’esperimento con soda caustica, così da dargli una prospettiva anche nella produzione di biocarburanti. L’esperimento ha visto aumentare la resistenza all’acqua tra il 557 e il 2.233%, a seconda della temperatura con cui veniva svolto il processo di torrefazione.