Investimenti sostenibili 4.0 | Finanziamenti per il Sud

Marianna Capasso

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Con 400 milioni di euro, il MIMIT sostiene il processo di transizione delle piccole e medie imprese, finanziando investimenti imprenditoriali innovativi e sostenibili, allineati al Piano Transizione 4.0

Con il New Green Deal, varato dall’Unione europea, sono stati posti una serie di obiettivi sfidanti, che andranno realizzati nel medio e breve periodo.

All’interno dei singoli Piani Nazionali, la Commissione europea ha chiesto agli Stati la destinazione di una spesa minima, per attuare la transizione verde e quella digitale, in comparti considerati di rilevanza strategica.

In Italia sono stati aperti diversi Bandi per le imprese, attraverso contributi e finanziamenti agevolati, a valere su fondi di specifici programmi, tra cui il PN RIC 2021 – 2027.

Dopo l’edizione di febbraio 2022, con la chiusura degli sportelli a maggio 2022 e a febbraio 2023, rispettivamente per le Regioni del Sud e per quelle del Nord, nel mese di maggio 2023 è stato emanato un nuovo Decreto del MIMIT, per supportare gli investimenti sostenibili 4.0, effettuati dalle imprenditorie del Mezzogiorno.

Con le risorse saranno finanziati i progetti imprenditoriali innovativi e green-oriented, in modo da favorire una più stretta connessione tra le imprese e il paradigma del Piano Transizione 4.0 – sostenendo le micro, piccole e medie imprese nella trasformazione tecnologica e digitale.

A fine agosto 2023 è stato poi pubblicato il Decreto direttoriale, definendo termini e modalità di presentazione delle domande, e dal successivo 20 settembre le imprese hanno potuto precompilare la domanda. L’invio ufficiale è partito il 18 ottobre 2023. Vediamo allora com’è strutturato il Bando e come procedere.

I programmi di investimento

L’incentivo, promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è gestito da Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa.

Con le risorse – pari a 400 milioni di euro, di cui 100 destinati ai progetti delle micro e piccole imprese – verranno agevolati i programmi di investimento nell’ambito della tutela ambientale, che facciano ampio uso di tecnologia, secondo i principi del Piano Transizione 4.0.

In particolare, il sostegno economico è diretto ai progetti che contribuiranno, in maniera diretta, al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, secondo la politica europea.

Allo stesso tempo, saranno finanziati quelli in grado di favorire una transizione verso l’economia circolare, e di migliorare l’efficienza energetica dell’impresa, grazie a un “risparmio”. In questo senso, si andrà a valutare la differenza fra il consumo di “baseline” (situazione di riferimento) e il consumo energetico conseguente alla realizzazione della misura di efficientamento energetico.

La difformità non potrà essere inferiore al 5% rispetto ai valori dell’anno precedente la data di presentazione della domanda.

I programmi di investimento dovranno avere caratteristiche precise, valutate in sede giudicante. In primis, dovranno prevedere l’utilizzo delle 11 tecnologie abilitanti ricomprese nel Piano Transizione 4.0 (si veda tabella).

È poi fondamentale che l’investimento favorisca una produzione innovativa, con riferimenti a nuovi prodotti, grazie a un cambiamento rilevante del processo produttivo, sia in unità locali già esistenti che in quelle istituite ex novo.

È richiesto il requisito della localizzazione nel Mezzogiorno, ovvero in Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna – con esclusione dell’Abruzzo.

L’avviamento dovrà avvenire solo successivamente alla presentazione della domanda agevolativa, e il percorso dovrà concludersi entro 18 mesi dall’adozione del provvedimento di concessione economica: l’impresa ha quindi un anno e mezzo (più ulteriori possibili proroghe ad hoc) per realizzare il progetto.

Destinatari e attività ammesse

Possono beneficiare della misura agevolativa micro, piccole e medie imprese con specifici requisiti. In primis, dovranno risultare regolarmente costituiti, e iscritti nel Registro delle imprese, con all’attivo almeno due bilanci.

Dovranno trovarsi nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, e non presentare condizioni societarie particolari (essere in liquidazione volontaria e sottoposti a procedure concorsuali). Non dovranno risultare imprese in difficoltà, da almeno 4 anni (rectius, dal 31 dicembre 2019), secondo la definizione normativa del Regolamento GBER (651/2014).

Non sono ammesse le imprese considerate “morose” nei confronti della Commissione europea o del MIMIT, ovvero quelle che non hanno restituito finanziamenti e prestiti.

È poi richiesta la regolarità contributiva, prima facie, e quella in materia di normativa edilizia e urbanistica, del lavoro, della prevenzione, degli infortuni e della salvaguardia dell’ambiente.

Sostenibilità e trasformazione digitale nel PN RIC 2021 – 2027
Anche noto, per brevità, come PN RIC 2021 – 2027, il Programma Nazionale “Ricerca, Innovazione e Competitività per la transizione verde e digitale 2021-2027” è stato adottato dalla Commissione europea con decisione di esecuzione C (2022) 8821 finale del 29 novembre 2022.

Ha una dotazione finanziaria complessiva pari a oltre 5 miliardi di euro, provenienti dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) e da sovvenzioni nazionali, per finanziare esclusivamente gli investimenti di sette Regioni del Sud, nell’arco temporale 01 gennaio 2021 – 31 dicembre 2027.

È strutturato con due OP, Obbiettivi di Policy, che corrispondono alle priorità dell’UE, in tema di innovazione, competitività ed energia. In particolare, l’OP1 prevede una “Europa più competitiva e Intelligente”, mentre l’OP2 una “Europa più resiliente e più verde”.

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Nell’ambito dell’OP1.3, l’azione 1.3.2 si focalizza sugli investimenti sostenibili 4.0, per “rafforzare la crescita sostenibile e la competitività delle PMI e la creazione di posti di lavoro, anche grazie agli investimenti produttivi”.

Non saranno ammesse al beneficio le imprese che, nei due anni precedenti la presentazione della domanda, abbiano delocalizzato l’unità produttiva oggetto degli investimenti; non saranno altresì concessi benefici alle compagini destinatarie di sanzioni interdittive, o i cui rappresentanti risultino condannati per reati specifici; allo stesso modo, saranno escluse le imprese nei cui confronti esista una causa ostativa – secondo la disciplina antimafia – o incapaci di beneficiare di agevolazioni finanziarie pubbliche.

Oltre alle suddette caratteristiche, il bando stabilisce che i richiedenti siano operativi solo in specifiche attività economiche, ovvero nei servizi alle imprese – secondo i Codice ATECO 2007 riportati nella tabella dell’Allegato 4 del DM 15 maggio 2023 – e nelle attività manifatturiere. In questo secondo caso, sono previste eccezioni.

Ad esempio, sono escluse quelle attività vietate dall’articolo 13 del Regolamento GBER, quindi siderurgia, estrazione del carbone, costruzione navale, fabbricazione delle fibre sintetiche, trasporti, produzione e distribuzione di energia (e relative infrastrutture). Allo stesso modo, verranno esclusi gli investimenti che non garantiscano il rispetto del principio DNSH (Do No Significant Harm).

L’agevolazione: domanda, istruttoria e premialità

L’agevolazione assume la forma di contributo in conto impianti e di finanziamento agevolato, con una copertura percentuale cumulativa massima pari al 75, che varia a seconda della dimensione aziendale: per le micro e piccole imprese, si potrà ricevere fino al 50% in forma di contributo in conto impianti e fino al 25 in finanziamento agevolato; per le medie imprese, invece, il contributo in conto impianti scende al 40%, e aumenta il finanziamento agevolato, al 35.

L’invio della domanda segue il canale telematico, attraverso l’apposita pagina di Invitalia, e ogni impresa potrà presentare una sola istanza, a meno che non sia stata rigettata quella precedente, dopo l’istruttoria.

La prima fase del bando è iniziata il 20 settembre 2023, con la pre-compilazione, a cui ha fatto seguito l’apertura vera e propria dello sportello, il 18 ottobre 2023 (con operatività dalle 10 alle 17, dal lunedì al venerdì).

Le domande saranno ammesse all’istruttoria dopo una verifica preliminare sulla capacità, in capo all’impresa richiedente, di restituire il finanziamento agevolato. Successivamente l’Agenzia procede alla valutazione, in base all’ordine cronologico di presentazione ed entro 60 giorni dal ricevimento della domanda: in questo passaggio si terrà conto della completezza della documentazione presentata e del programma di investimento, secondo specifici criteri.

Le micro e PMI in possesso di certificazione ambientale di prodotto, e quelle che adottano un sistema di gestione ambientale o di efficienza energetica, potranno ricevere un punteggio aggiuntivo. Medesima premialità anche ai programmi di investimento caratterizzati da un particolare contenuto di sostenibilità, o che contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici (ex art. 9 Reg. UE 2020/852).

Le spese agevolabili
Le spese agevolabili dovranno essere comprese tra i 750mila euro e i 5 milioni e, in ogni caso, non risultare mai inferiori al 70% del fatturato riportato nell’ultimo bilancio (o nell’ultima dichiarazione dei redditi, per imprese individuali e società di persone).

Le spese saranno agevolate qualora risultino “strettamente funzionali alla realizzazione dei programmi di investimento”, con acquisti specifici, quali macchinari, impianti e attrezzature, programmi informatici e licenze, certificazioni ambientali.

Sono ammessi anche i costi per le opere murarie (non oltre il 40% del totale) e per i servizi di consulenza, in ambito tecnologico ed energetico. In tutti i casi, ai fini dell’ammissibilità, le spese dovranno essere relative a immobilizzazioni, materiali e immateriali, nuove di fabbrica. Non dovranno esserci relazioni tra fornitore e impresa, con una vendita a condizioni di mercato.

I beni acquisiti andranno utilizzati esclusivamente nell’unità produttiva oggetto del programma di investimento e il pagamento dovrà risultare tracciabile. È infine fondamentale che le spese per la realizzazione dei programmi Transizione 4.0 risultino “preponderanti” rispetto al totale dei costi ammissibili.

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