Legislazione digitale nella meccanica

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Attraverso due nuovi strumenti legislativi, l’Unione europea affronta la questione relativa agli aspetti digitali della produzione, prevedendo una forte crescita per la competitività del mercato.

Con Industria 4.0 la produzione è cambiata, e anche il comparto meccanico ha assunto nuove forme, adeguandosi al progresso. L’integrazione di tecnologie per l’automazione ha migliorato la qualità e la produttività degli impianti, creando valore aggiunto attraverso l’introduzione della digitalizzazione. Con un’industria intelligente diventa tutto più semplice, e la connessione istantanea di persone, macchine e dispositivi facilita una produzione innovativa. Ma c’è poi un secondo tempo, in questo interessante spettacolo manifatturiero: l’immissione del prodotto sul mercato. Cosa cambia, in tal senso? Per rispondere a questa domanda dobbiamo procedere con una panoramica, seppur breve, sulla legislazione digitale che influenza le imprese del comparto meccanico, come produttrici ma anche come utilizzatrici di beni digital-o-riented. Partendo, quindi, dall’analisi del Data Act – che, secondo gli esperti, potrebbe rappresentare un punto di svolta per l’economia europea – arriveremo al Cyber Resilience Act, anche questo di importanza strategica.

Dal manufacturing tradizionale a quello digitale

Con l’acquisto di un prodotto “tradizionale”, solitamente il negozio giuridico si perfeziona, e tutte le parti sono trasferite dal venditore all’acquirente. Ma, in questa fase di transizione, anche produttiva, cosa ne è dei beni connessi che generano dati? E che utilità hanno, questi dati, per la comunità imprenditoriale? Ma, soprattutto, come vengono protetti? La meccanica di oggi, sempre più innovativa, richiede anche un adeguamento normativo, e non può essere lasciata a se stessa, con una regolamentazione improvvisata e prettamente nazionale, alla luce della globalizzazione in corso. Fortunatamente, siamo in una fase avanzata, anche con riferimento all’aspetto normativo. Mentre a Bruxelles c’è grande fermento perché si segua il sentiero dell’innovazione, si ragiona anche in ottica legislativa, prevedendo strumenti di tutela, che influiscano sull’operatività delle imprese. Nel febbraio del 2022, la Commissione europea ha dato il via alla proposta di Regolamento chiamato Data Act, provando così a disciplinare l’utilizzo e l’accesso dei dati, all’interno dell’Ue, in diversi comparti, tra cui la meccanica. Secondo l’Ue, infatti, i dati sono un “bene non rivale” e risultano quindi paragonabili a un lampione o a una veduta panoramica, in quanto fruibili da più persone contemporaneamente, senza un consumo che ne intacchi la qualità, in un’offerta costante. Con il Regolamento, allora, sarà possibile “sbloccare” una grande quantità di dati industriali in Europa, a vantaggio delle imprese, considerando che in passato è stata utilizzata solo una piccola parte di queste “informazioni” industriali, a fronte di una quantità estremamente superiore, che offre un enorme potenziale di crescita e innovazione. Analizzando i valori registrati – dai 33 zettabyte generati nel 2018 ai 175 zettabyte previsti per il 2025 – si evidenzia un galoppante aumento che, tuttavia, resta fine a se stesso, se si considera che l’80% delle informazioni non viene utilizzato. Per questo motivo è necessaria una regolamentazione delle questioni legali, economiche e tecniche, onde evitare il sottoutilizzo di un elemento fondamentale per la crescita della competitività e dell’industria, anche meccanica. Secondo le nuove regole normative, con una maggiore disponibilità di dati da utilizzare, entro il 2028 sarà possibile assistere a un incremento di Pil pari a 270 miliardi di euro.

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