Lo stagno, linea guida di antiche vicende del passato

Stefano Colletta, Antonio Portanova

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stagno

Nel mondo dell’industria attualmente restano numerosi i campi di applicazione dello stagno in molti ambiti produttivi. Innanzitutto, viene abbondantemente impiegato per formare leghe.

Cinquantesimo elemento della tavola periodica, lo stagno è un metallo di colore argenteo estremamente duttile, che può cioè essere ridotto in fili molto sottili e malleabile, ovvero in grado di essere plasmato con facilità senza che ciò ne precluda le caratteristiche meccaniche e strutturali.

Elemento prezioso sin dall’antichità

Lo stagno è un elemento noto senza dubbio sin dall’antichità, dal momento che termini riconducibili a questo metallo si trovano in numerose fonti scritte di diverse culture.

Con ogni probabilità l’utilizzo più ampio e sistematico dello stagno fu fatto in Cina, dove già a partire dal 1800 a.C. prosperò una vera e propria industria del bronzo, lega ottenuta mescolando lo stagno con il rame.

Lo stagno cinese proveniva quasi certamente dall’India e fu utilizzato per la realizzazione di molti oggetti e manufatti. Un’attività che ricevette impulso anche dal fatto che nell’area con ogni probabilità già ai tempi era nota la tecnica della stagnatura, che consisteva nel rivestire alcuni metalli di un sottile strato di stagno con la funzione di proteggere contro gli agenti atmosferici.

In Occidente, una delle prove della conoscenza dello stagno da parte dei popoli antichi va ricercata nei testi scritti: nella Torah esso viene indicato col termine “bedil”, mentre ai tempi di Omero era identificato dalla parola “kassiteros”, da cui deriva il termine moderno “cassiterite”, nome del più importante minerale utilizzato per l’estrazione dello stagno.

Proprio la cassiterite era ampiamente conosciuta oltre cinquemila anni fa, e il suo sfruttamento diede ampio impulso a quella che è nota come “età del bronzo”. Meno certa invece è la provenienza di questi minerali.

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La fabbricazione di oggetti in latta, iniziata in Germania sul finire del XV secolo, venne esportata in Inghilterra alla fine del XVII e nel secolo successivo in Francia. Con l’avvento dell’industria moderna, l’uso del metallo ha conosciuto una crescita esponenziale.

Secondo Erodoto l’origine era da ricercarsi nelle Isole Cassiteriti, la cui collocazione resta dubbia: studi recenti le farebbero coincidere con le attuali isole britanniche.

Sia come sia, proprio da questa parte dell’Europa i Fenici diffusero lo stagno nel bacino del Mediterraneo, utilizzando l’attuale città di Marsiglia come centro dei loro commerci. Furono poi i Romani a promuoverne e ampliare in tutto il mondo antico l’uso di quello che Plinio il Vecchio, nella “Naturalis Historia“, chiama plumbum candidum. Il primato delle isole britanniche rimase tale per molti secoli e solo nel Medioevo si affacceranno ai mercati le candidature di Boemia e Sassonia.

L’approvvigionamento di stagno uscirà dai confini del vecchio continente solo all’inizio del XIX secolo, quando cominceranno a essere sfruttati i giacimenti dell’isola di Bangka, in Indonesia e, successivamente, della vicina isola di Belitung.

Lo scenario muterà ulteriormente sul finire dell’800, quando si renderanno disponibili le risorse della penisola malese, che a tutt’oggi è uno dei più importanti produttori del metallo a livello mondiale. Più o meno nello stesso periodo comincerà anche lo sfruttamento delle miniere in Australia e in Bolivia, tutt’oggi tra i primi dieci paesi al mondo per produzione di stagno.

In Europa

La domanda di stagno in Europa ricevette notevole impulso già a partire dal XVII secolo, grazie all’applicazione dei suoi sali nei processi tintori, e poi successivamente grazie alla produzione della latta, costituita da una sottile lamiera di ferro dolce ricoperta da uno strato di stagno su entrambi i lati.

Pare che la fabbricazione di oggetti in latta sia iniziata in Germania sul finire del XV secolo e sia stata poi esportata sul finire del ‘600 in Inghilterra e nel secolo successivo in Francia. Con l’avvento dell’industria moderna, l’uso del metallo ha conosciuto una crescita esponenziale.

Applicazioni

Una delle applicazioni più significative è stata la saldatura a stagno, sviluppata già a partire dal XVIII secolo: una tecnica che ha rivoluzionato l’industria elettronica e delle comunicazioni, consentendo la creazione di circuiti elettrici affidabili e durevoli.

La saldatura a stagno ha nei fatti reso possibile la produzione di dispositivi elettronici come radio, televisori e computer, che hanno cambiato il modo in cui viviamo e lavoriamo.

Un altro settore in cui lo stagno ha giocato un ruolo cruciale è quello dell’industria alimentare. Le lattine di stagno, introdotte nel XIX secolo, hanno permesso di conservare e distribuire cibi e bevande in modo sicuro ed efficiente.

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Lo stagno ha giocato un ruolo cruciale nell’industria alimentare. Le lattine di stagno, introdotte nel XIX secolo, hanno permesso di conservare e distribuire cibi e bevande in modo sicuro ed efficiente.

Questo ha contribuito all’espansione del commercio alimentare su scala globale e alla disponibilità di prodotti alimentari freschi in tutto il mondo.

Proprio grazie alla sua sostanziale atossicità, lo stagno per lungo tempo è stato impiegato diffusamente per la conservazione dei cibi: la scoperta di questa caratteristica, a metà ‘800, determinò una crescita esponenziale nella domanda mondiale del metallo, anche se successivamente è stato soppiantato dai fogli di alluminio.

A testimoniare, tuttavia, l’associazione che per lungo tempo si fece tra stagno e conservazione dei cibi, viene ancora oggi utilizzata la definizione “carta stagnola” per indicare qualsiasi foglio sottile di metallo argenteo usato per scopi alimentari.

E oggi?

Anche nel mondo dell’industria, attualmente restano numerosi i campi di applicazione dello stagno in molti ambiti produttivi.

Innanzitutto, lo stagno viene abbondantemente impiegato per formare leghe: oltre al già citato e ben noto bronzo, tra le altre si annoverano il peltro (composto per almeno il 90% da stagno cui vengono aggiunti altri metalli quali il rame, il bismuto e l’antimonio), le leghe di zinco per la pressofusione a camera calda (in cui lo stagno è utilizzato in percentuali molto basse), il metallo di Babbitt (termine in cui rientrano diverse leghe metalliche in alcune delle quali è prevista un’elevata percentuale di stagno), le leghe saldanti (normalmente in piombo e stagno), il princisbecco (una lega costituita da ottone, a sua volta formato da rame e zinco, con inclusioni di stagno), ampiamente impiegata in passato per realizzare bigiotteria.

Lo stagno, inoltre, viene impiegato nella saldatura di tubi di rame e piombo, nella produzione del vetro e in molti processi chimici.

Composti contenenti stagno sono utilizzati per la realizzazione di vernici antivegetative, ovvero vernici in grado di impedire la proliferazione di alghe, molluschi e altri organismi marini, con le quali viene rivestita l’opera viva (o carena) delle imbarcazioni, ovvero la parte immersa dello scafo.

Nella realizzazione delle finestre, spesso la produzione avviene facendo galleggiare il vetro fuso sopra allo stagno fuso.

Questo metodo, che prende il nome di processo Pilkington, consente di ottenere una superficie perfettamente piatta e senza irregolarità. Il metallo trova applicazione, inoltre, nella produzione di specchi, di leghe per uso odontoiatrico e perfino per realizzare le canne d’organo.

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Composti contenenti stagno sono utilizzati per la realizzazione di vernici antivegetative con cui rivestire l’opera viva (o carena) delle imbarcazioni.

Per quanto riguarda i composti dello stagno, il cloruro stannico, impiegato come fumogeno nel corso del primo conflitto mondiale, viene oggi usato come agente polimerizzante per alcuni idrocarburi e per la produzione di gomme sintetiche.

L’ossido di stagno (IV) o ossido stannico, infine, viene utilizzato come semiconduttore, per la realizzazione di pigmenti, come catalizzatore, come polvere per lucidare acciaio e vetro ed è una delle materie prime più importanti per la produzione di diversi smalti e pigmenti ceramici.

Inoltre, per le sue proprietà chimiche, trova applicazione in cosmesi in quanto agente abrasivo, opacizzante e volumizzante.

In conclusione, una piccola curiosità: mentre, come ricordato a inizio articolo, dagli antichi romani lo stagno vero e proprio veniva chiamato “plumbum candidum”, il termine latino “stannum”, da cui il nostro “stagno”, nell’antichità indicava in realtà una lega di argento e piombo (quest’ultimo chiamato “plumbum nigrum” dai Romani). Il “piombo bianco”, era chiamato in questo modo in quanto considerato una varietà chiara del piombo vero e proprio.

Un errore di interpretazione sopravvissuto fino ai giorni nostri, al punto che il coraggioso soldatino della celebre favola di Andersen ancora oggi, a volte, viene erroneamente definito “di piombo”, anziché di stagno!

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