Un’intelligenza nuova nel mondo dei trattamenti

Condividi

Alcuni nostri lettori hanno mostrato un grande interesse e anche una punta di scetticismo in riferimento alla possibilità di utilizzare l’intelligenza artificiale (AI) per lo studio e l’ottimizzazione delle proprietà delle superfici, come descritto in alcuni nostri recenti articoli. Le loro domande evidenziano però come talvolta siano presenti piccoli e grandi fraintendimenti su cosa sia realmente l’AI. Libri, film e fantascienza hanno infatti creato aspettative, almeno fino a questo momento. La prospettiva diversa che qui proponiamo potrebbe esserci utile.

Un punto di vista meno ortodosso potrebbe descrivere la AI come un algoritmo ingarbugliato in grado di tirar fuori risposte che non sempre appaiono scontate rispetto alla situazione e alle informazioni introdotte. Questo è un concetto un po’ strano quando si tratta di algoritmi perché, almeno fino a poco tempo fa, di loro ci piaceva soprattutto la nostra capacità di controllarli fino in fondo: eravamo sempre in grado, almeno in linea teorica, di ricostruire in modo logico le decisioni prese e le risposte fornite. Però è ormai chiaro che il mondo, umano e fisico è troppo complesso per essere razionalizzato. Non è strano infatti osservare sistemi simili che evolvono in modo dissimile e imprevedibile. Possiamo considerare questa imprevedibilità come il semplice fatto che, nonostante i nostri più ampi sforzi, non siamo ancora in grado di comprendere fino in fondo le complesse leggi. Oppure possiamo pensarla che esiste una imprescindibile variabilità intrinseca ai fenomeni, che corrisponde sostanzialmente allo stesso in termini pratici. Insomma, contraddicendo Einstein, sembra che “Dio ami davvero giocare a dadi”. Così, da almeno 40 anni si è cercato di “porre rimedio” alla ragionevolezza degli algoritmi, in grado in quanto tali di aiutarci solo fino ad un certo punto, per proporne di nuovi: molto più strani e, in definitiva, più interessanti, proprio in quanto irragionevoli.

Il rapporto uomo-macchina

Le vie seguite allo scopo sono state tante (ad esempio, logiche fuzzy, algoritmi genetici), ma l’aspetto davvero affascinante è che, proprio quando li abbiamo visti nascere, qualcosa è cambiato nei rapporti uomo-macchina: abbiamo finalmente accettato che un algoritmo “sputasse fuori” dati e decisioni in grado davvero di sorprenderci per la loro imprevedibilità, come anche, talvolta, per la loro pertinenza. E, proprio per tali ragioni che abbiamo iniziato a fantasticare di una qualche forma di intelligenza dietro a questi algoritmi. Concretamente parlando, però, anche i sistemi più “intelligenti” non sono altro che istruzioni e calcoli. Alla AI, per come la conosciamo finora, manca sempre la “reale coscienza” di quanto stia dicendo e facendo. E come tale deve essere vista e considerata. Cosa c’entra tutto ciò nel nostro caso? La AI sta invadendo in nostri spazi e non possiamo impedirlo. Ma non andrebbe mai dimenticato che non sono altro che strumenti posti a nostra disposizione: ossia tecniche di calcolo nuove e avanzate che proprio per questo diventano più complesse da utilizzare. Allo stesso tempo i vantaggi del loro impiego diventano sempre più evidenti. Nel caso di fattispecie, i precedenti articoli hanno presentato alcuni strumenti che sembrano più utili di altri per l’impiego nel mondo dei trattamenti delle superfici. E per questo motivo meritano un po’ di discussione.

Articoli correlati