Un team di ricercatori del Politecnico di Torino ha dimostrato per la prima volta come rendere dissimmetrici i film di sapone, le sottili pareti delle comuni bolle. Il procedimento rappresenta un passo deciso verso l’ingegnerizzazione di queste strutture, aprendo la strada a nuove tecnologie sostenibili e a basso costo.
Lo studio, da poco pubblicato su Physical Review Letters, dimostra come sia possibile rompere la simmetria della conformazione a “sandwich” delle pareti delle bolle in cui la parte centrale – formata da uno strato d’acqua – è racchiusa tra due sottili pellicole di tensioattivi aventi uno spessore molecolare. Il processo messo a punto dagli scienziati è un drogaggio (doping in inglese) delle due interfacce del film di sapone che sfrutta la deposizione asimmetrica di agenti chimici tramite un aerosol (uno spray di goccioline fini di sostanza dopante) sulle superfici del film.
Risvolti pratici
Nell’immediato, questo risultato apre la strada alla possibilità di utilizzare i film di sapone come membrane reattive, a basso costo e autoriparanti per diverse applicazioni energetiche tra cui, ad esempio, processi fotocatalitici per la produzione di combustibili solari come il monossido di carbonio a partire dalla CO2 o l’idrogeno.
Oltre ai possibili impieghi nel campo dell’energia, la capacità di realizzare film di sapone dissimmetrici potrebbe ispirare un’intera serie di utilizzi innovativi nel campo della sensoristica molecolare e della farmacologia, nonché contribuire a migliorare la comprensione di alcuni sistemi in natura che basano le loro caratteristiche funzionali proprio sulla dissimmetria, come avviene nella fotosintesi naturale.