Parlando di velocità e accelerazione

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“Oltre che impossibile, è anche indesiderabile viaggiare più veloci della luce, visto che, a quella velocità, il cappello continua a volare via”, Woody Allen.

Lo ha sottolineato Richard P. Feyman, fisco americano e premio Nobel nel 1995 per la fisica, durante le sue lezioni: come tutte le scienze, dipende dall’osservazione, l’osservazione “quantitativa”, l’unica che permette di costruire relazioni quantitative. Forse le prime osservazioni fatte riguardano le distanze e il tempo, il legame che sussiste fra loro e che, nel tempo, ha portato a definire “concetti” più complessi, ovvero la velocità e l’accelerazione.

Guardando alla storia dell’uomo, le migrazioni non sono una novità recente: la necessità di sopravvivere ha sempre spinto a percorrere distanze anche considerevoli alla ricerca di cibo, cacciagione, o comunque, situazioni di vita più favorevoli. E il tempo è sempre stato importante, non foss’altro che per il susseguirsi delle stagioni e la necessità di trovare ricoveri adeguati.

Oggi sappiamo che il legame tra la distanza e il tempo necessario a percorrerla si chiama velocità. E sappiamo anche che questa velocità non è costante, possono intervenire fattori diversi in grado di aumentarla o diminuirla: abbiamo individuato l’accelerazione.

L’osservazione che si fa quantitativa

Parlare di “fisica” spaventa, richiama alla mente concetti e formule, studi complessi: in realtà la fisica è la vita di tutti i giorni!

Fino all’epoca di Galileo, che visse a cavallo fra il 1500 e il 1600, la fisica era essenzialmente una questione filosofica, dove ogni argomento veniva trattato col ragionamento: in maniera “soggettiva”, diremmo oggi.

A Galileo si deve il primo passaggio da filosofia della natura alla scienza ed alla fisica in particolare, tanto che molti considerano Galileo stesso il primo fisico: come mai? Perché lo scetticismo di Galileo lo portò all’osservazione e alla quantificazione di quanto osservato.

Parlando del moto, gli esperimenti di Galileo lo portarono ad osservare, per esempio, il moto di una pallina su un piano inclinato: la pallina rotola, ma quanto lontano va in un certo tempo? All’epoca misurare la distanza era piuttosto semplice, un po’ meno il tempo, soprattutto quando erano brevi; inizialmente, per misurare il tempo, lo strumento di misura adottato da Galileo fu il polso, cioè i battiti del cuore, perché intervalli di tempo uguali.

Segando lo spazio percorso dopo ogni battito, il risultato quantitativo raggiunto dall’osservazione galileiana è stato il legame fra distanza e tempo che, in linguaggio moderno: dt2

Dagli studi galileiani molta strada è stata fatta, e la velocità, pur essendo un concetto fisico, è entrato a far parte della quotidianità. Ne è un esempio il futurismo, movimento d’avanguardia letteraria che si è sviluppato agli inizi del 1900, che, nel Manifesto del futurismo indicava come “i valori su cui intende fondarsi la visione del mondo futurista sono quelli della velocità, del dinamismo, dello sfrenato attivismo, considerati come distintivi della moderna realtà industriale che ha il suo emblema nella macchina” (da “La letteratura“, di Baldi, Giusso, Razetti e Zaccaria).

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