La nuova direttiva per il reporting di sostenibilità: obblighi e opportunità

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La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) è la nuova direttiva dell’Unione europea che impone a tutte le grandi aziende e alle Pmi quotate in borsa di rendicontare regolarmente sulle proprie attività di sostenibilità in termini di gestione dell’impatto ambientale, sociale e di governance (ESG). Con la CSRD la Commissione europea definisce per la prima volta un quadro comune di rendicontazione per i dati non finanziari.

Il 28 novembre 2022 il Consiglio dell’Unione europea ha approvato in via definitiva la CSRD e, in seguito all’approvazione da parte del Consiglio della posizione del Parlamento europeo, è stato adottato l’atto legislativo. La direttiva aiuta gli investitori, i consumatori, i politici e gli altri stakeholder a valutare le prestazioni delle imprese e incoraggia le aziende a sviluppare approcci più responsabili al business.

Adottata come parte del Sustainable Finance Package il 21 aprile 2021, la CSRD è entrata in vigore il 5 gennaio 2023. La direttiva amplia l’ambito di applicazione della rendicontazione di sostenibilità, interessando circa 50.000 aziende in tutta Europa, contro le attuali 11.000 che hanno l’obbligo di redigere la Dichiarazione Non Finanziaria (DNF). In Italia passeremo dalle 200 aziende in obbligo di DNF sono italiane a circa 4-5mila. L’adempimento è imminente: le prime aziende dovranno presentare il loro report in linea con la CSRD il 1° gennaio 2025, per l’esercizio finanziario 2024. Si tratta delle aziende attualmente investite dell’obbligo della dichiarazione non finanziaria.

Cos’è la direttiva sulla Corporate Sustainability Reporting (CSRD)?

Per contribuire a migliorare il flusso di denaro verso le attività sostenibili in tutta l’Unione europea, il 21 aprile 2021 la Commissione europea ha adottato l’ambizioso e completo pacchetto sulla finanza sostenibile. Una delle misure proposte all’interno del pacchetto è la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), in italiano “direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità delle imprese”.

La direttiva estende l’ambito di applicazione e i requisiti di rendicontazione della già esistente direttiva sulla rendicontazione non finanziaria, un quadro normativo che dal 2016 obbliga gli enti di interesse pubblico di grandi dimensioni a rendicontare le proprie prestazioni di sostenibilità. Questa nuova normativa entra in gioco nel momento in cui la definizione e l’implementazione di una strategia di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG) sta diventando sempre più rilevante per le aziende di ogni dimensione. A questo si collega chiaramente la necessità di rendicontare e comunicare a tutti i portatori di interesse delle organizzazioni l’impegno per il miglioramento continuo in ambito sostenibilità, attraverso la rendicontazione e la comunicazione aderente agli standard internazionali che ne garantiscono l’affidabilità.

È dimostrato che le informazioni fornite fino ad ora dalle aziende non sono sufficienti; secondo la Commissione europea, infatti le relazioni spesso omettono informazioni che gli investitori e gli altri stakeholder ritengono importanti. Le informazioni riportate possono essere difficili da confrontare tra un’azienda e l’altra e gli utenti spesso non sono sicuri di potersi fidare di quanto riportato. Ad esempio, gli investitori hanno bisogno di valutare queste informazioni per poter redigere i bilanci ai sensi della SFRD e orientare gli investimenti verso tecnologie e aziende sostenibili. Con i nuovi requisiti dettati dalla direttiva del Corporate Sustainability Reporting, l’Ue affronta il problema della rendicontazione di qualità stabilendo un quadro comune di rendicontazione. Inoltre, la CSRD mira a garantire che le imprese riportino informazioni di sostenibilità affidabili e comparabili, il che renderà più facile per gli investitori e gli altri stakeholder valutare i rischi e le opportunità associate agli investimenti in queste aziende.

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