Europa e sostanze chimiche

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Per molte sostanze utilizzate nel settore trattamenti l’Europa chiede agli operatori informazioni per dare regole adeguate.  l’impegno del comitato europeo trattamento di superfici e di Assogalvanica non basta, serve la partecipazione diretta delle aziende.

di Lorenzo Dalla Torre

È a livello Europeo che si manifesta la necessità di intervenire nella rappresentanza dei settori industriali che impiegano risorse naturali e materie chimiche. Da un lato attraverso le organizzazioni non governative dei diversi comparti, nel nostro caso tramite il Comitato Europeo Trattamento di Superfici (CETS), dall’altro lato attraverso la partecipazione diretta sia dell’azienda che della sua associazione nazionale (nel nostro caso ASSOGALVANICA). In questo senso stiamo assistendo ad una stagione molto impegnativa di richieste di commenti, osservazioni, risposte a questionari  su molteplici argomenti, Queste richieste che provengono solitamente dall’agenzia chimica europea (ECHA) ma anche da altri organismi chiamati a partecipare ai processi regolatori, sono l’unico strumento trasparente per far sentire la voce del cittadino- imprenditore prima che vengano prese le decisioni definitive che possono arrivare a condizionare pesantemente l’attività dell’impresa galvanica nel futuro.

Agli inizi di dicembre 2023 si è tenuto il meeting del CETS dove si è cercato di fare il punto della situazione. Per la prima volta dopo la pandemia, i delegati delle associazioni europee del comparto si sono riuniti in presenza ad Amsterdam. Durante l’incontro c’è stato anche un lungo collegamento a distanza con il team leader della Socio Economic Analysis Risk Management Directorate di ECHA dr. Cristoph Rheinberger.

Revisione del Reach e della IED

In questo incontro si è deciso di aderire come CETS alla organizzazione non governativa ASMOR per quelle azioni di rappresentanza specialmente rivolte alla revisione dei regolamenti e delle direttive più impattanti. Così come ASSOGALVANICA si rivolge alla Cross Industry Initiative (CII) a livello ancor più generale, anche il CETS cerca con questa adesione di far parte di una massa critica più importante, data anche la mole di risorse necessaria per partecipare in qualche modo al livello di revisione del REACH e della IED (Industrial Emission Directive).

Sostanze

La sicurezza nell’utilizzo di materie naturali e prodotti chimici e l’evoluzione normativa che li riguarda è sempre il tema predominante. Sappiamo come i temi di più scottante attualità sono relativi agli impatti ambientali delle produzioni che impiegano materiali che per loro natura debbono essere resistenti e che proprio per questo manifestano poi problemi una volta dispersi nell’ambiente. Ad esempio è ben noto l’impressionante problema posto dalla produzione di materie plastiche, dalla loro dispersione massiva nell’ambiente terrestre e marino, dalla conseguente scomposizione in microplastiche e nanoplastiche…Fortunatamente il nostro settore non è coinvolto significativamente in questa problematica ma lo è, anche se marginalmente, per il problema dei PFAS, sostanza che è stato considerata per prima ad Amsterdam nel meeting del CETS.

I PFAS

Simile al problema della plastica è il problema dei PFAS che hanno un largo impiego in molteplici settori industriali, dal tessile alla produzione dei cosmetici, dall’industria della carta ai semiconduttori. I problemi causati da PFAS in primo luogo ai lavoratori, in seconda battuta all’ambiente ma soprattutto alle popolazioni esposte all’inquinamento in vaste aree, anche del nostro paese, hanno indotto la Commissione ad avviare un procedimento per la restrizione all’uso ed alla produzione di queste sostanze.

Tra le migliaia di formulazioni appartenenti a questa famiglia di sostanze vi è anche quella utilizzata ai fini della sicurezza sul lavoro sui prodotti utilizzati come “antifumo” in bagni galvanici. In realtà l’utilizzo dei PFAS per questa prioritaria necessità del nostro settore è infinitesimale, si stima un consumo che va dalle 7 alle 9 tonnellate in tutta Europa; questa quantità può dirsi una goccia rispetto alla produzione globale di PFAS, per esempio per impermeabilizzare tessuti, rivestire prodotti di carta, prodotti cosmetici, pesticidi, etc..

La partecipazione alla fase di commenti da inviare all’ECHA da parte degli operatori del nostro settore non è stata certo importante. Pochi giorni prima della chiusura della chiamata a commentare bastavano le dita delle mani per contare quelli pervenuti dal comparto, nonostante le sollecitazioni di ASSOGALVANICA. Fortunatamente l’associazione si è fatta carico di inviare un lungo ed articolato commento che condivide l’elevata qualità con quello di un importante fornitore di prodotti galvanici che ha completato il quadro.

Nella bozza di proposta di restrizione ECHA leggiamo:

“…The following potential derogations are marked for reconsideration after the Annex XV report consultation: u. [textiles for the use in engine bays for noise and vibration insulation used in the automotive industry until 13.5 years after EiF]; v. [hard chrome plating until 6.5 years after EiF”

Sorvolando sulla evidente disparità tra le deroghe proposte (durata doppia per il settore auto rispetto a quella destinata al settore cromatura dura) e sui criteri adottati per tali proposte, si tratterebbe di una deroga di sei anni e mezzo dalla futura entrata in vigore della restrizione per il settore di nostro interesse. Sarà utile cercar di capire se potranno in tale lasso di tempo essere disponibili alternative praticabili. Personalmente non mi illuderei più di tanto: se le caratteristiche richieste al prodotto restano quelle necessarie a farne di fatto un materiale indistruttibile, sarà ben arduo arrivare a dei materiali che possano essere biodegradabili. In questo senso ricordiamo quanto avvenuto in passato con la deroga già concessa sui PFOS al comparto.

CROMO VI

Durante il meeting di Amsterdam una intera sessione è stata dedicata alla situazione kafkiana creatasi per le cromature europee in seguito al rilascio di autorizzazioni poi sconfessate dalla sentenza della corte di giustizia europea. Tale sessione ha visto la partecipazione diretta per via telematica del citato funzionario di ECHA che ha presentato la nuova situazione creatasi. In estrema sintesi per cercare di uscire da questa situazione la Commissione ha incaricato l’ECHA di elaborare un dossier di restrizione ovvero di aprire un allegato XV per il cromo triossido e gli acidi cromici. Questa restrizione dovrebbe entrare in vigore nel momento in cui avverrà il de-listing dall’allegato XIV di tali sostanze, quindi senza periodi di vuoti normativi. Il mandato prevede di stabilire quali siano le adeguate misure di controllo dei rischi, incoraggiare la sostituzione di tali sostanze con possibili alternative e definire gli impatti socio-economici e le implicazioni sulla competitività delle aziende europee. Anche qui sorvoliamo su ogni tipo di polemica, riguardante in particolare le spese già sostenute dalle aziende virtuose per richieste di autorizzazione, spese che solo in parte saranno giustificate per dimostrare di rispettare le condizioni imposte dalla restrizione.

Il primo passo di ECHA è stato quello di prevedere una “Call for Evidence” (CfE) ovvero preparare un questionario cui tutti gli operatori sono chiamati a rispondere nel periodo che va dal 14 dicembre 2023 al 13 febbraio 2024. Probabile sarà l’emissione di una successiva seconda CfE per procedere alla raccolta di informazioni necessarie perché ECHA formuli una proposta di restrizione che sia realistica e fattibile. In questa fase di raccolta di informazioni è fondamentale ed imprescindibile la partecipazione delle singole aziende interessate. Le domande poste dal questionario sono specificatamente rivolte infatti agli operatori e sono relative a precisi valori di emissione raggiunti e raggiungibili nei cicli produttivi. Sarebbe profondamente sbagliato delegare le risposte ed i commenti alle Associazioni, queste faranno sicuramente la loro parte dialogando con l’ente. Il CETS ha fissato una riunione a distanza di coordinamento per il 22 gennaio 2024 interamente dedicata alla proposta di restrizione, Assogalvanica lavora alacremente sia sul fronte internazionale sia nazionale in materia. Sono però le aziende associate le prime attrici che debbono partecipare a questa trasparente richiesta di informazioni onde chiarire all’ente regolatore i termini del problema e quindi sperare in una “Better Regulation”.

BORO

Nell’ambito del complesso processo di consultazione attuato dalla nostra Europa l’associazione di settore assume invece importanza fondamentale quando i commenti richiesti debbano essere relativi a documenti complessi già elaborati che vengono sottoposti alla disamina pubblica. È il caso ad esempio della Relazione Scientifica elaborata da ECHA per la definizione di un limite di esposizione professionale per il Boro, report sottoposto a commenti pubblici tra fine ottobre 2023 ed il 12 gennaio 2024, prima di essere discussa nel RAC Committee perché esprima il suo parere in proposito.

In questo caso si è trattato di esaminare una bozza di relazione scientifica di oltre 80 pagine, coglierne gli aspetti critici ed effettuare commenti di elevato livello scientifico ed a questo ha provveduto opportunamente ASSOGALVANICA risparmiando al singolo operatore tali operazioni. Egli volendo poteva comunque inviare i suoi commenti liberamente.

CONCLUSIONI

Da un lato osserviamo come a livello di autorità ed agenzie europee si stia finalmente applicando un approccio meno improntato al Command & Control e più favorevole alla partecipazione. Credo che questa riedizione di approccio partecipativo allo “Spirito di Siviglia” che era stato introdotto dalla direttiva 96/61 CE “IPPC” sia in buona parte derivato dalla consapevolezza della impossibilità per chi decide di conoscere appieno gli effetti delle decisioni intraprese in comparti specialistici. Il pasticcio sul triossido di cromo penso abbia giocato un ruolo rilevante a questo proposito. La recente richiesta di ECHA di interloquire direttamente con una apposita riunione a distanza con il Comitato Europeo Trattamento di Superfici per la revisione delle BREFS on STM si inquadra in questa logica. Così a metà febbraio 2024 il comitato direttivo del CETS aprirà un canale preferenziale di dialogo con i funzionari europei per la definizione del nuovo manuale delle migliori tecniche disponibili (BAT) nel settore trattamento di superfici.

L’impegno richiesto alle Aziende per ottemperare alla regolamentazione europea sull’uso delle sostanze chimiche non potrà che crescere in futuro. Le risorse delle associazioni necessitano sicuramente di un potenziamento per poter ridurre gli ulteriori costi che le aziende associate dovranno affrontare con regole errate.  Come conseguenza anche il Comitato Europeo Trattamento di Superfici si trova ad affrontare il tema della scarsità di risorse disponibili per una adeguata opera di rappresentanza. Si pensi solo ai costi di viaggio per mandare dei delegati ad Helsinki, sede dell’ECHA, per interloquire con i funzionari che decidono il destino delle nostre aziende.  

Il ricorso alle consultazioni partecipative, che possono fortunatamente essere effettuate anche a distanza on-line, aiuta sicuramente, questo a patto che l’azienda consideri come strategica la partecipazione ad ASSOGALVANICA e quindi al CETS e provveda se possibile ad incrementare le risorse destinate a questi strumenti di difesa.

Associarsi quindi diventa un must per l’operatore che guardi al futuro, assicurare un aumento di risorse alla associazione un mezzo per poter operare con più incisività nelle sedi nazionali ed europee che contano di più.

Tutto ciò non è sufficiente. L’operatore lungimirante è bene che partecipi anche direttamente alle consultazioni, ai questionari ed alle fasi di commento preventive. Prima che diventino atti normativi che si ritorcono contro la sua attività. 

L’azienda associata quindi è bene che consideri con attenzione gli inviti che le vengono inviati da Assogalvanica per rispondere a quelle consultazioni che la riguardano direttamente.

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