Un gruppo di ricerca del Pacific Northwest National Laboratory del Dipartimento di Energia degli Stati Uniti ha sviluppato un metodo intelligente per recuperare i minerali preziosi dai rifiuti elettronici come telefoni cellulari, personal computer e qualsiasi altro device alimentato a batteria.
Che cosa accadrebbe se potessimo estrarre i rifiuti elettronici (e-waste) dai relativi dispositivi, recuperando i minerali utili contenuti al loro interno, invece di buttarli via? Un gruppo di ricerca presso il Pacific Northwest National Laboratory del Dipartimento di Energia degli Stati Uniti (PNNL) ha sviluppato un metodo per separare i minerali dai rifiuti elettronici, recuperando in modo selettivo manganese, magnesio, disprosio e neodimio; minerali fondamentali per l’elettronica moderna.
Proprio come un prisma divide la luce bianca in un abbagliante arcobaleno di colori basato su lunghezze d’onda distinte, così i metalli possono essere separati gli uni dagli altri mediante le loro proprietà individuali. Eppure gli attuali metodi di separazione sono lenti e richiedono un uso intensivo di sostanze chimiche ed energia che rende il processo troppo dispendioso. La tecnica individuata dal PNNL si basa sul comportamento di diversi metalli quando vengono posti in una camera di reazione chimica dove due liquidi diversi scorrono insieme continuamente. Per separarli e purificarli, il gruppo di ricerca ha sfruttato la tendenza dei metalli a formare solidi a velocità diverse nel tempo.
Un processo, più applicazioni
“Il nostro obiettivo è sviluppare un processo di separazione rispettoso dell’ambiente e scalabile per recuperare i minerali preziosi dai rifiuti elettronici – spiega il ricercatore Qingpu Wang –. Qui abbiamo dimostrato che possiamo separare spazialmente e recuperare elementi di terre rare quasi puri, senza reagenti complessi e costosi o processi molto lunghi“. Il recupero dei minerali dai rifiuti elettronici non è l’unico impiego di questa tecnica di separazione. Il gruppo di scienziati sta studiando il recupero del magnesio dall’acqua di mare, dai rifiuti minerari e dalle salamoie dei laghi salati. “Nel frattempo, stiamo modificando il design del nostro reattore per recuperare una maggiore quantità di prodotto in modo sempre più efficiente“, aggiunge Wang.
Il lavoro ha ricevuto il sostegno di un programma sviluppo diretto dal laboratorio e dell’iniziativa NETS presso il Pacific Northwest National Laboratory del Dipartimento di Energia degli Stati Uniti.