E se dai fondi di caffè si potessero ricavare imballaggi sostenibili, capaci di sostituire la plastica? La domanda ha una risposta positiva, almeno dopo la pubblicazione di un nuovo studio della Dakota State University. Qui un professore del dipartimento di Scienze Alimentari, Srinivas Janaswamy, ha trovato il modo di produrre pellicole biodegradabili.
Prima di arrivare ai fondi di caffè, lo scienziato aveva lavorato con bucce di avocado e stocchi di mais. Ultimamente è passato ai residui della celebre bevanda, che per le pellicole biodegradabili rappresentano una soluzione sostenibile ed economica. Contengono infatti fibre lignocellulosiche, il materiale necessario per realizzare questo film sottile. Dopo aver estratto le fibre, il team coinvolto nell’esperimento ha messo a punto un metodo ecologico per modificare chimicamente il materiale e rendere la pellicola più adatta all’utilizzo negli imballaggi. I film risultanti sono stati in grado di biodegradarsi nel terreno entro 45 giorni, pur avendo un’elevata resistenza alla trazione. Si tratta di una prima fase, che tuttavia vede i ricercatori molto ottimisti sulle potenzialità commerciali della loro trovata.
Il fattore abbondanza
In effetti, dopo l’acqua, il caffè è la bevanda più popolare sulla Terra ed è il secondo bene più scambiato al mondo dopo il petrolio. Si stima che gli esseri umani bevano più di 2 miliardi di tazze di caffè al giorno. Di conseguenza, ogni anno vengono smaltite oltre 8 milioni di tonnellate di fondi di caffè esausti. C’è quindi un’abbondante fonte di materia prima per sostenere un’industria come quella delle plastiche biodegradabili per gli imballaggi. Senza contare che i film cellulosici prodotti dalla Dakota State University hanno anche altre caratteristiche: ad esempio, sono in grado di bloccare quantità significative di radiazioni UV e mostrare proprietà antiossidanti.