Una recente ricerca, condotta da SmartEn e DNV e co-sponsorizzata da Eaton, ha analizzato lo scenario attuale e le prospettive future in Europa e Italia in materia di ricarica bidirezionale dei veicoli elettrici
Un report co-sponsorizzato da Eaton, azienda specializzata nella gestione intelligente dell’energia, ha messo a confronto a lo scenario normativo di 11 Paesi europei in materia di ricarica bidirezionale dei veicoli elettrici (V2X, o Vehicle-to-Everything): dallo studio, condotto da smartEn – Smart Energy Europe e DNV, emerge l’importanza, spesso trascurata, che le soluzioni mobili di accumulo di energia su piccola scala possono avere nel contrasto ai vincoli di rete. Per rispondere al crescente fabbisogno di accumulo reso necessario dalla transizione verso un’energia più pulita, non sarà, infatti, possibile concentrarci solo sui grandi impianti pubblici. Per valutare lo scenario attuale e le possibili evoluzioni tecnologiche, anche in rapporto al complesso quadro normativo comunitario, abbiamo intervistato Alessio Nava, MD & Country Sales Leader Italy di Eaton.
Quali sono i maggiori ostacoli verso una maggiore diffusione dei veicoli elettrici?
Secondo i dati riportati dall’Energy Transition Readiness Index (ETRI 2023), co-sponsorizzato da Eaton, la diffusione dei veicoli elettrici, nel nostro Paese, resta inferiore all’1%, rappresentando approssimativamente il 4% di tutte le nuove immatricolazioni.
Ad ostacolare la maggiore diffusione della mobilità elettrica contribuiscono una serie di fattori che, più in generale, stanno frenando la transizione energetica. Sicuramente è necessario il supporto politico e delle istituzioni: ad oggi l’attuazione delle politiche e delle normative può essere complessa, non coordinata e lenta, con i costi della transizione che possono risultare poco chiari o non essere compresi pienamente.
Inoltre, i fattori abilitanti della tecnologia, come l’accesso alla rete, restano a livello europeo un ostacolo significativo: in alcune nazioni i permessi di pianificazione per le rinnovabili e il potenziamento della rete sono sempre più difficili da ottenere a causa dell’opposizione locale, mentre le politiche per incentivare la ricarica dei veicoli elettrici e il funzionamento bidirezionale rimangono frammentarie e poco sviluppate. Anche il mercato svolge un ruolo cruciale: l’obiettivo comune di maggiore apertura ed equità per le risorse energetiche distribuite è ampiamente condiviso, ma la maggior parte dei Paesi si trova ancora nelle fasi iniziali di sviluppo e l’evoluzione può procedere lentamente. Inoltre, le barriere commerciali e normative spesso impediscono o rallentano l’immissione nei mercati della flessibilità dell’energia distribuita a basse emissioni di carbonio.
Qual è la situazione della rete delle infrastrutture di ricarica?
La consapevolezza della necessità di disporre di una rete capillare di infrastrutture di ricarica è cresciuta negli ultimi anni ed il nostro Paese vi ha dedicato ingenti investimenti: in particolare, nel Pnrr sono destinati a questo scopo oltre 700 milioni di euro.
Nel dettaglio, un’analisi recentemente sviluppata da smartEn – Smart Energy Europe e DNV, co-sponsorizzata da Eaton, ha calcolato che, in Italia, sono presenti in totale 473 stazioni monofase a corrente alternata lenta, 27.416 stazioni trifase a corrente alternata a media velocità, 5.942 stazioni trifase a corrente alternata veloce, 222 stazioni a corrente continua lenta, 2.849 stazioni a corrente continua veloce, 1.992 stazioni a corrente continua ultraveloce di livello 1 e 261 stazioni a corrente continua ultraveloce di livello 2. Inoltre, il Paese si pone l’obiettivo di avere, entro il 2030, 3 milioni di punti di ricarica pubblici e privati, di cui 32.000 pubblici veloci e ultraveloci, che consentiranno di ricaricare 6 milioni di veicoli elettrici.
Insomma, nonostante i forti squilibri a livello territoriale, che vedono il centro-nord molto più attrezzato rispetto al mezzogiorno, è evidente che l’Italia sta facendo grossi passi avanti da questo punto di vista. È importante però che anche la diffusione dei veicoli elettrici vada di pari passo.
Quali sono le principali evidenze dalla ricerca che avete co-sponsorizzato sullo scenario normativo di 11 Paesi europei in materia di ricarica bidirezionale dei veicoli elettrici (V2X, o Vehicle-to-Everything)?
Una delle principali evidenze emerse dallo studio è l’importanza, spesso trascurata, che le soluzioni mobili di accumulo di energia su piccola scala possono avere nel contrasto ai vincoli di rete.
Partendo da una recente stima secondo cui le attivazioni V2X all’interno dell’UE27 potrebbero generare guadagni per 9,9 miliardi di euro entro il 2030, il report conferma che lo sblocco del potenziale della ricarica V2X, abilitando la disponibilità di risorse decentralizzate, può giocare un ruolo chiave nella transizione energetica. Ad oggi, rimangono però importanti barriere di accesso, come la presenza di requisiti tecnici complessi e non allineati tra i diversi Paesi: il risultato è che, in assenza di una politica condivisa in materia, i veicoli elettrici rischiano di rimanere inattivi per il 90% del tempo, cioè quando sono parcheggiati (con un grave spreco per la flessibilità energetica, che rappresenta una risorsa preziosa per bilanciare l’immissione nella rete di energie rinnovabili con portata variabile).
Guardando nel dettaglio i dati relativi all’Italia, nonostante ci sia ancora molto da fare, il Bel Paese sotto diversi aspetti si sta muovendo nella giusta direzione. Ad esempio, è già stata eliminata la doppia tassazione per il V2G (Vehicle-to-Grid) e, anche se manca una politica chiara in materia di V2X, sono attualmente in corso progetti pilota relativamente importanti
Stando al report, nel 2022 l’Italia ha registrato una media volatilità dei prezzi dell’elettricità. Inoltre, il basso costo della remunerazione per la produzione dagli impianti fotovoltaici su tetto (0,06 euro/kWh) rappresenta un incentivo per il V2G: implementandolo, gli utenti possono infatti consumare internamente la maggior parte dell’energia generata, con un risparmio significativo, dato che nel periodo analizzato il prezzo di acquisto dell’energia oscilla tra 0,15 e 30 euro/kWh.
L’analisi evidenzia inoltre come l’Italia, insieme a Spagna, Norvegia e Svezia, si distingua per il livello di diffusione dei contatori intelligenti: il tasso di penetrazione, già nel 2022, era infatti del 98%. Tra questi, vi sono dispositivi in grado di fornire direttamente dati e insight ai sistemi di gestione dell’energia. Secondo il report, in termini di capacità, le misure proattive portate avanti dall’Italia su questo fronte “dimostrano un approccio lungimirante”.
A che punto è la ricerca nell’ambito delle soluzioni mobili di accumulo di energia?
Gli strumenti per sfruttare a pieno i veicoli elettrici come soluzioni mobili per l’accumulo di energia sono ad oggi già disponibili. Per questo è cruciale, quando si lavora sulle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici, affidarsi alle giuste tecnologie, guardando ai possibili sviluppi di un mercato in continua evoluzione.
I proprietari degli edifici, in particolare se offrono parcheggi pensati per soste medio-lunghe, come accade ad esempio per uffici, palestre, aeroporti, stazioni ferroviarie, ospedali e hotel, dovrebbero già oggi prestare attenzione ai caricabatterie per i veicoli elettrici che scelgono di adottare, privilegiando i dispositivi che saranno anche in grado di immettere elettricità nella rete. Investire in caricabatterie V2X o V2X Ready sarà infatti cruciale per lo sviluppo di infrastrutture di ricarica pronte per il futuro, favorendo lo sviluppo di un sistema energetico sostenibile.
(di Simonetta Stella)